Queenie

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Pensavi che dopo tutto quello che avevi visto, niente e nessuno oramai avrebbe potuto scioccarti; eppure quel clown sembrava sempre avere qualche asso nella manica, oltretutto che sapeva usare sempre nel momento più opportuno. Come adesso.

Rimanesti interdetto per alcuni secondi quando si inginocchiò davanti a quel tavolo, per poi intrufolarsi sotto di esso con una facilità tale che bastò per sorprenderti dato il suo fisico non certo da Miss Italia: a dirla tutta, sembrava che il suo corpo avesse la morfologia di un gatto, che riuscisse ad entrare anche negli spazi più ristretti.
«Adesso c'è il premio speciale! Vieni a vedere, c'è una sorpresa per te!»
Lo sentisti canticchiare, come se non avesse minimamente ascoltato la tua precedente richiesta; no, questo era abbastanza: stavi impazzendo già da... quanto, un quaranta minuti? O forse anche meno. Ma che importanza aveva? Eri stufo dei suoi giochetti appositamente creati per farti irritare, confondere, rattristire; soprattutto quando accennò la tua famiglia.
Ma chi aveva bisogno di una famiglia?
A malapena li ricordavi. Anzi, non li ricordavi affatto: le loro facce erano così sfocate, frammenti di ricordi sparsi come un puzzle nella tua mente che a fatica si sarebbero ricomposti. Ma il passato fa male, perché soffrire per niente quando si può dimenticare?

Rimanesti immobile al tuo posto senza fiatare.
Non perché non volessi, più che altro per ciò che avrebbe detto (o anche fatto il clown) se avessi divulgato qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.

«Reggie, Reggie? Dove sei?»
Un brivido ti percorse la schiena nel momento in cui sentisti la sua voce; quella che desideravi udire da tanto tempo, finalmente, eccola, che ti chiamava.
Così il tuo incubo si sarebbe concluso?
«Queenie? Sei... sei tu?»
Nessuna risposta.
Nessuna risposta in un primo momento, almeno: «Reggie, dove sei? Io non ti vedo, io...»
Proveniva... da sotto il tavolo?
Potevi ancora intravedere di poco la manica a righe del tuo """"caro"""" amico sgusciare fuori da quello spiraglio così piccolo, siccome il tavolo aveva delle facciate laterali di legno e lasciava poco spazio; era abbastanza strano così come il resto del posto e del suo proprietario.
«Vuoi stare lì tutto il tempo, mh? Beh, io no! Fare il "gioco del palo" è uno dei giochi più noiosi del mondo. Oh, forse è per questo che sei noioso! Fai giochi noiosi e quindi sei noioso anche tu.»
«Oh, ma finiscila. Tu sai dov'è lei, scommetto che stai usando un altro dei tuoi trucchi per ingannarmi.»
«Trucchi? Ingannarm-... ingannarti? Mi stai forse accusando di... barare?»
«Sì.»
«Oh, ma dovresti fidarti di un tavolo parlante... e che ti dice di muovere il fondoschiena se non vuoi fare tardi!»
«Fare... tardi?»
«Ma certo! La mia ospite sarà impaziente di vederti, no?»
Spalancando gli occhi, ti sei avvicinato velocemente al tavolo e ti sei abbassato per afferrare il braccio del clown, che risultò essere morbidissimo, come se non avesse né ossa né muscoli.
«Stai parlando di Queenie, non è vero?! Dimmi dov'è, allora! Sono stanco di "giocare"!»
Senza aggiungere altro, il pagliaccio strinse con una mano il tuo braccio e ti spinse bruscamente verso di lui; serrasti gli occhi per prepararti a dare una testata alla superficie di legno, ma niente. Non sentisti niente.

Solo quando apristi gli occhi, ti rendesti conto che si era teletrasportato... un'altra volta.
Perché, perché doveva essere tutto così senza senso e ripetitivo?

Allora, so che non importerà a nessuno questo avviso, ma è il pensiero che conta.
Come ben sanno tutti, è iniziata la scuo-... la squola. Ecco.
E il mio tempo libero è ridotto un bel po'.
Sarò un po' mezzasega ma qualcosa dovrò pur fare lì dentro durante la mia inutile esistenza, quindi non so quando potrò aggiornare la storia, però non credo sia una grande perdita, dai.
E niente, buon anno scolastico a tutti col cuoreh.

Puzzle| Laughing JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora