Sorriso

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«Bene.»
Jack ti afferrò un'altra volta con più insistenza, tanto da graffiarti lievemente il braccio a causa dei suoi stupidi artigli; in un primo momento non dicesti niente - ti limitasti solo a gemere di dolore e a fulminarlo con lo sguardo - ma quando improvvisamente ti ritrovasti il suo naso a pochi centimetri dal tuo occhio, pregasti solo che fosse clemente e non facesse cazzate, che a quanto pare erano il suo piatto forte; a meno che il suo "meraviglioso" gioco non consistesse nell'infilzare il tuo occhio con quella sottospecie di cornetto a strisce... oh, sì, un gioco che farebbero tutti. Che genio del male.

Ti chiedesti, per un attimo, se nessuno avesse mai provato a infilargli due dita negli occhi quando era una distanza così ravvicinata... avrebbe sclerato anche per quello? Probabile.
E poi saresti stato il prossimo a stare seduto in quegli spalti insieme ai bambini-zombie... bella fine.

I tuoi occhi incontrarono per un istante i suoi, così vitrei e privi di lucentezza, come se fossero gli occhi di un morto.
E nonostante tutta quell'ansia che ti mettevano addosso, avesti quasi la sensazione di averli già visti.
Come durarono poco i tuoi pensieri d'umorismo da quattro soldi su di lui, così durò poco quell'istante in cui vi guardaste negli occhi, perché Jack posò entrambe le mani su i tuoi occhi: sussultasti al contatto con i suoi arti gelidi e apristi la bocca per obiettare: «Ma che stai-...?»

Levò le mani dai tuoi occhi, redendoti conto che ti ritrovasti in un tendone diverso rispetto a quello di prima, che oramai sembrava un budino: era un tendone più piccolo, c'erano vari strumenti di tortura e ganci più o meno arrugginiti che pendevano dall'impalcatura che reggeva il tendone: molto probabilmente servivano per appenderti a testa in giù come un salame.

«Cosa... cosa ci facciamo qui?»
Avevi un brutto presentimento. Un altro.
Non ti chiedesti nemmeno come avesse fatto il clown a cambiare tendone, ti chiedevi semplicemente perché tu eri proprio in quel tendone.
Quindi... saresti finito veramente fra gli spalti a fare compagnia a quei "bambini"?
Che bella fin-... no, l'ho già detto.

Le tue paure stavano raffiorando: non era possibile... non poteva averla torturata, vero...? Non lei...
No, no, no...

«Dov'è... lei? È qui...?»

Lui sorrise.
Oh, quanto odiavi quel sorriso, eri certo che non lo avresti mai dimenticato.

Ehi! Mi scuso se magari questo capitolo era più corto degli altri, ma ultimamente ho avuto delle... questioni da risolvere e non ho avuto molto tempo a disposizione.
Già già.
Cosa starà architettando zio Laughing dentro quella testa farcita di dolciumi scaduti?
Perché il protagonista di questa storia è così scemo?
Perché sto ancora scrivendo?
La prima opzione forse la scopriremo, la seconda probabilmente perché ha preso da me e la terza... beh, non lo scopriremo mai.

ヾ(@゜∇゜@)ノ



Puzzle| Laughing JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora