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Atelofobia.
Paura di non essere abbastanza capaci o di essere imperfetti.

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Al suono della campanella Yoongi raccolse i suoi libri nella borsa e si alzò velocemente per uscire dalla classe. Psicologia era sempre stata una materia che lo incuriosiva, al liceo avrebbe voluto approfondire, ma non era mai stato uno studente modello e si limitava a presentarsi alle lezioni generali. Si diresse in mensa e, cercando di attirare il meno possibile l'attenzione dell'intero istituto, uscì dalla porta sul retro che dava ad un cortile con i muri scorticati e sterpaglie ovunque. Si andò a sedere dietro la struttura dedicata all'energia elettrica della scuola, dove il muretto era meno rovinato. Aprì il computer e si mise a scrivere mettendo un po' di musica, non troppo alta.

La canzone finì prima che Yoongi si rese conto che fosse iniziata. Era una canzone importante per lui, gli regalava ispirazione, così la rimise da capo per continuare a scrivere.

Scrivere era come una sorta di sfogo per lui, e se la cavava anche bene. Riusciva ad incanalare perfettamente la tensione e la rabbia che provava, così da non uscirne matto.

«Hai altre canzoni sul tuo computer o devo sentire questa depressione ancora un'altra volta?»

Yoongi alzò lo sguardo e vide il ragazzo che aveva visto in corridoio poco prima, ed era davanti a lui, a coprirgli il viso dal sole. Lo guardò un attimo per poi bloccare la traccia.

«Non devi per forza rimanere qui ad ascoltare.»

Rispose mormorando.

«Bhe, dato che questo è il mio posto, sì, rimango ad ascoltare.»

Il ragazzo alto fece una breve pausa.

«Oppure te ne vai te»

Disse facendo un ghigno.

Yoongi alzò gli occhi al cielo e si mise a gambe incrociate posizionando il computer su di esse. Non vedeva motivo per cui dover andarsene, il cortile era grande abbastanza per tutti e due.

Il ragazzo capendo il segno di permanenza lo guardò ridacchiando mettendogli poi un braccio accanto al viso e bloccandolo con la schiena addosso al muro.

«Ragazzino, non sei qui da molto, anzi, quindi fammi il piacere, fai spazio ai veterani.»

Yoongi guardò meglio, per la prima volta, il viso del ragazzo. Aveva la pelle mulatta, gli occhi grandi e ben scavati. Il naso piccolo stava poco più sopra della bocca, che al contrario era composta da labbra grandi e carnose, non troppo scure.

«Non chiamarmi ragazzino.»

Fu l'unica cosa che riuscì a contrabbattere. Il ragazzo riuscì a metterlo in soggezione e farlo sentire piccolo e Yoongi questa cosa la odiava: era sempre abituato ad avere la buona sulle cose, quindi essere schiacciato come una formica da uno sconosciuto gli dava alla testa. Strinse i pugni e sospirò serrando le labbra, spostandosi dalla trappola del ragazzo davanti a lui, abbassandosi per non sbattere contro il lungo braccio.

«Okay, ragazzino.»

Disse il ragazzo allontanandosi di qualche centimetro per vederlo in faccia,mettendosi le mani in tasca e inclinando leggermente il viso.

Yoongi si alzò chiudendo il computer e guardando un'ultima volta il ragazzo, per poi andarsene.

Girò per la scuola cercando i bagni, e una volta trovati, ci si infilò dentro, sbattendo la porta e pensando.

«Se tutti gli alunni sono così qui, meglio che inizi a prendere lezioni a casa.»

Gettò lo zaino nero sul pavimento davanti a lui e si lasciò scivolare addosso alla porta blu del bagno.

Spring Day || NamgiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora