Capitolo III

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Ruby aprì debolmente gli occhi, feriti dal sole nascente. Li chiuse rapidamente: la testa le doleva come se qualcuno ci avesse giocato a basket. Si portò le mani alle tempie e se le massaggiò lentamente, cercando di alleviare il dolore; altrettanto lentamente, alzò il busto. D’un tratto si ricordò di quel che aveva visto in quei rapidi attimi in cui aveva aperto gli occhi: un paesaggio completamente ignoto. Li riaprì di nuovo, e ciò che vide confermò la sua teoria: non era nella sua stanza. Cos’era successo la sera prima? Dunque…era andata alla festa assieme a Daniel, ed era rimasta, ovviamente, quasi subito da sola. Poi aveva incontrato quel ragazzo dal cognome stranamente francesizzante, aveva bevuto qualcosa, e…

Trasalì e si maledisse, rendendosi conto di essere completamente nuda e immaginando quello che era successo dopo. Si guardò attorno, alla ricerca di una spiegazione, ma in quella stanza non c’era nessuno, se non lei. Indossata la biancheria intima, che trovò a terra, poco distante dal letto e quella che ricordò essere la sua giacca di pelle preferita, poi si avvicinò alla porta della stanza e la aprì lentamente, sperando di trovare una risposta o, almeno, l’uscita. Dopo aver percorso un breve corridoio, trovò delle scale e le scese, cercando di non fare rumore. Una volta arrivata al piano inferiore, vide Aiden, il ragazzo che aveva incontrato la sera precedente, steso su un divano, con addosso solo un paio di boxer e una strana collana d’argento. Rossa fino alla punta delle orecchie, ma non per questo meno curiosa, gli si inginocchiò accanto per studiare meglio il ciondolo: tondeggiante e spesso, ricco di decorazioni floreali, non le sembrava affatto di gusto prettamente maschile. Lentamente, mosse la mano per toccarlo, ma Aiden, che fino ad allora le era parso profondamente addormentato, le strinse il polso con una forza tale da farla trasalire.

- Scusa, io… - mormorò Ruby.

Il ragazzo sbuffò, in tutta risposta, poi guardò l’orologio che portava al polso. - Sei impazzita?! Sono le cinque del mattino! -.

- Mi sono svegliata, è entrato il sole… - si scusò Ruby.

Lui ridacchiò tra sé e sé. - Dopo tutti questi anni che vivo da solo, mi dimentico ancora di chiudere le finestre - mormorò, rivolto più a se stesso che a lei.

- Ascolta, io…non so cos’è successo, non lo ricordo e non lo voglio ricordare, e non m’interessa ricordarlo. Dovrei decisamente tornare a casa, non è che potresti dirmi dove siamo? -.

- A casa mia, credo che sia abbastanza ovvio -.

- Questo l’avevo capito, intendevo…l’indirizzo. Così posso chiedere a qualcuno di venirmi a prendere -.

- Alle cinque del mattino? -.

Ruby alzò le spalle, imbarazzata. - Chiamerò un taxi. Mia madre si preoccuperà tantissimo -.

- Tua madre si preoccuperà se torni a casa adesso; ti prenderà per un ladro, come minimo -.

- Non se entro dalla finestra, senza farmi vedere e sentire -.

- Caspita, non sei la santerellina che tutti credono - fece lui, ridacchiando.

- Per favore, io…non so che idea ti sei fatto. Non voglio restare qui, voglio tornare a casa -.

Lui annuì appena. - Sì, lo capisco. Tuttavia, non posso permetterti di prendere un taxi; non è il caso che tu sappia dove vivo, potresti venire a cercarmi in momenti in cui non sarà necessario. È meglio che sia io a cercarti, fidati -.

Ruby corrugò la fronte. - Tu sei tutto matto -.

Aiden rise, scoprendo due fila di denti bianchissimi. - Sto solo cercando di fare quello che è meglio per te -.

- Sei impazzito, per caso?! A malapena sai il mio nome, come fai a sapere cos’è meglio per me?! -.

Aiden rise ancora, questa volta più forte. - Non sai proprio niente, vero? Caspita, sono decenni che non ho a che fare con qualcuno così…nuovo! -.

Il nome della FeniceWhere stories live. Discover now