Capitolo VI.

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- Quindi studi arti visive all’università di Nottingham? - chiese James a Ruby, versando una quantità esorbitante di zucchero nel caffè che aveva davanti.

- Sì, esatto - rispose Ruby, giocando col cucchiaino - Ho iniziato da poco, per ora mi piace -.

James annuì sorridendo. - Ho studiato anch’io a Nottingham, tempo fa, sai? Giurisprudenza. Non ho mai finito, in realtà; ho dovuto smettere -.

- Perché? -.

- Ci sono state complicazioni, diciamo -.

Ruby annuì, sorseggiando un po’ di caffè. - Non sei di queste parti, vero? -.

- Non esattamente…la mia famiglia è originaria di York, ma ho viaggiato davvero molto, in questi anni. Sono a Beeston solo da qualche giorno, al momento alloggio in uno squallido motel, ma spero di poter condividere l’appartamento con un vecchio amico -.

- Pensi di trattenerti molto, quindi? -.

- Ah, spero di sì, dipende da…come vanno alcune cose - disse guardandola intensamente.

Ruby sorrise e abbassò lo sguardo, imbarazzata.

- Sono davvero contento di averti incontrata, sai? - continuò lui.

- Non puoi dirlo, ci siamo appena conosciuti -.

James sorrise, poi prese un fazzoletto ed iniziò a scriverci qualcosa con una penna. - Dovremmo rivederci - disse, mentre glielo porgeva - Magari stasera -.

- Mi piacerebbe, ma domani vorrei tornare all’università, e… - mormorò lei mentre apriva il biglietto. Trasalì e sgranò gli occhi alla vista di quelle parole: So cosa sei.

- Sei uno di loro! - mormorò con terrore Ruby alzando lo sguardo, mentre lui sorrideva ampiamente - Non sono matta, allora io…io ti ho visto in quel quadro! -.

- Non devi preoccuparti di nulla, davvero - disse lui, posando delicatamente una mano su quella di lei.

Ruby si ritirò, spaventata. - Ascolta, l’ultima volta che ho incontrato uno di voi, mi ha fatto venire un infarto e mi ha pugnalata, quindi non dirmi che non devo preoccuparmi, ok?! -.

James ridacchiò appena. - Non preoccuparti, non siamo tutti francesi - disse - Per di più, anche tra i francesi, Montclaire è più unico che raro -.

Ruby incrociò le braccia. - Come faccio a sapere che non ti comporterai allo stesso modo? -.

- Ti ho portato in un luogo pubblico, come potrei, pur volendo? -.

- Anche con Aiden eravamo in un luogo pubblico, all’inzio -.

James ridacchiò ancora, inumidendosi appena le labbra. - Chiedimi quello che vuoi e ti risponderò -.

Ruby inspirò profondamente: non le sarebbe dispiaciuto sapere qualcosa di più sulla sua situazione.

- Perché eri nel quadro? - gli chiese.

- Perché ero lì quando il pittore l’ha dipinto, mi sembrava una cosa ovvia -.

- Quindi sei anche tu uno di quei…cosi? -.

- Se intendi dire una Fenice, sì - rispose lui, ridacchiando ancora.

- Hai anche tu un…ciondolo? -.

James annuì, facendo uscire dal pullover un filo di bronzo al quale era appesa una sorta di moneta.

- Quindi è quello che controlla tutto… - farfugliò Ruby - Perché io quando me lo tolgo…e anche Aiden -.

Il nome della FeniceWhere stories live. Discover now