Poche ore più tardi, allungata sul lettino del pronto soccorso dopo aver eseguito tutti gli esami che si erano ritenuti necessari, Ruby poté finalmente pensare ad una versione ragionevole dei fatti da dare a se stessa, più che agli altri. Non aveva detto una parola, dall’incidente. Aveva lasciato che il signor Donut, il conducente del camion, parlasse col medico e con la polizia; lei si era limitata ad annuire, per la maggior parte del tempo, parlando solo quand’era stato strettamente necessario come se si fosse trovata in uno strano sogno, un sogno che non bisognava violare con la parola. Era morta poco dopo lo schianto, di questo era più che certa: quel liquido caldo che aveva sentito poco dopo lo schianto era sangue, ne erano conferma le grosse macchie rosse che aveva sui vestiti e su gran parte dei lunghi capelli; aveva visto il mondo diventare nero piano piano; aveva sentito la sensibilità e la forza abbandonarla. Eppure, da quel che aveva detto il dottor Colton era in ottima salute; dello squarcio sul collo, inoltre ( che anche il signor Donut aveva sostenuto di aver visto, subito dopo l’incidente), non rimaneva la minima traccia. La ferita non poteva essere sparita sotto le sue mani, come Ruby credeva di aver sentito. Era troppo grande per credere che si potesse guarire con la facilità e la rapidità di un tocco, come accadeva in film e cartoni. Per di più, suo padre era un medico, non avrebbe mai creduto alle sue parole. Nessuno le avrebbe mai creduto; nemmeno lei lo faceva, a dirla tutta.
Mentre si ripeteva tutto questo, notò che il dottor Colton le si stava avvicinando. - Suo padre sta arrivando, signorina Aliéne, non si preoccupi -.
Ruby sorrise debolmente, in risposta. Era proprio l’arrivo di suo padre a preoccuparla.
- Si…si sente bene, vero? Dagli esami risulta…sana come un pesce -.
Ruby sorrise di nuovo e annuì vigorosamente.
- Il che non è normale, dopo un incidente del genere…ma sono certo che il signor Donut avrà esagerato, lei non crede? -.
Con leggero timore, la ragazza si rese conto che il dottore si aspettava una risposta verbale, quella volta. Deglutì e si fece coraggio. - Non ho visto molto, tra la pioggia e i fari - mormorò debolmente, sorpresa nel sentire di nuovo la sua voce.
- Io credo di sì…da quello che ha descritto il signor Donut, lei dovrebbe essere morta -.
Ruby sussultò lievemente, nell’udire quella parola.
- E invece è qui, e sta benissimo…nemmeno una contusione agli arti, un minimo segno di emorragia cerebrale o da qualsiasi altra parte. Nessun deficit neurologico. Qualche giorno di riposo e potrà… -.
Il giovane medico non riuscì a terminare la frase, in quanto fu spinto via con rapidità da un medico più anziano: il padre di Ruby.
- Sto bene, sto bene! - continuava a ripetere la ragazza, mentre il dottor Aliéne le puntava contro luci e la ispezionava velocemente, ma con accuratezza.
- Cos’è quello? - chiese l’uomo indicando le macchie su capelli e vestiti.
- Io credo… - fece Ruby imbarazzata, mentre l’uomo esaminava il referto.
- Qui non sono riportate ferite - disse, rivolgendo uno sguardo truce al giovane medico.
- E’ perché non ci sono, dottor Aliéne… - fece il dottor Colton.
- Ma quello è sangue - osservò, freddo, il medico.
- E’ solo tè, papà - disse Ruby, sperando che il padre le credesse.
- Vivo in Inghilterra da oltre vent’anni, e bevo tè da molto più tempo. Conosco bene quel colore, posso assicurarti che non è quello che dici tu -.
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Il nome della Fenice
De TodoRuby Aliéne ha 19 anni, un fidanzato litigioso, un fratello scapestrato e due genitori spesso troppo impegnati per darle attenzioni. Durante un burrascoso ritorno a casa, sotto la pioggia, in motorino, Ruby si scontra con un camion e, ne è certa, pe...