Non posso, mia madre non vuole.

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Due sono stati gli anni in cui io e la mia mamma abbiamo vissuto in una casa famiglia lontani dai miei fratelli.
Non sapevamo se stavano bene, se avevano continuato la scuola, se erano nei guai, non potevamo vederli.
Eravamo soltanto io e la mia mamma.
Lei aveva trovato un lavoro in un impresa di pulizia, e io avevo continuato la scuola elementare in un altra città, ciò significava avere nuovi amici ma la mia situazione non aiutava, si vedeva che ero triste, vuota, strana... chi vuole essere amica di una cosi?

La vita nella casa famiglia non era  facile, non potevi fare una telefonata, né uscire da sola, avevi degli orari da rispettare e delle punizioni in caso contrario, si pregava sempre, a colazione, a pranzo, a cena, si andava a messa.
Mi hanno insegnato ad ubbidire, ad avere rispetto della vita e delle persone a me intorno, a non rispondere alle persone più grandi di me, ad accumulare i rimproveri.

Ricordo una frase che disse un mio professore alle superiori: "Abbiate coraggio di ribellarvi prima che i vostri genitori si impadroniscano di voi, abbiate il coraggio di dire «No. La vita è mia», non ubbidite se non volete avere rimpianti".
Quel coraggio non l'ho trovato mai, e per questo adesso sono piena di rimpianti, rimpiango di avere avuto l'adolescenza piena di "Non posso, mia madre non vuole", ho perso serate con gli amici davanti a un falò, ho perso pomeriggi al mare, o una pizza con gli amici. Mi sono dovuta limitare a stare a casa a studiare per non deluderla e per essere migliore.

Per tre anni sono rimasta rinchiusa là dentro con gente sconosciuta con la quale ero costretta a convivere finché mia madre non ha messo da parte dei soldi per andare via e tornare dai miei fratelli.
Finalmente la nostra vita stava prendendo una giusta piega, ma non sarebbe mai stata facile.
Lei ha dovuto tutto ad un tratto farci anche da padre, è stata una donna forte e ha fatto ciò che ha potuto.

Usciti da lì siamo andati a prenderci il resto della famiglia ma niente è rimasto com'era, eravamo tre fratelli uniti e adesso siamo solo degli sconosciuti.
In due anni nessuno pensa che si possa cambiare così tanto ma a noi è successo, Davide e Paolo sono cresciuti, adesso hanno 14 e 15 anni quasi e la separazione li ha costretti a diventare subito grandi, hanno dovuto imparare a mantenersi da soli ma con strade pienamente diverse.

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