53. La festa di Halloween (parte uno)

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Sospirai, guardandomi un'ultima volta
allo specchio che dava all'ingresso di casa mia. Il mio costume da Michael Jackson non era così male... con i miei capelli castani ricoperti di gel e la mia giacchetta rossa e nera sembravo appena uscito dal video di Thriller.

«Ti manca solo lo stile, il fascino... il talento.»

«Grazie mille per la tua sincerità, Ed.» Ironizzai seccato.

Mi diedi un'ultima sistemata per verificare che tutto fosse perfetto. Purtroppo avevo un capello fuori posto che era riuscito a sfuggire alle grinfie del barattolo di gel, e cadeva arcuato sulla fronte. Cercai di risistemarlo, ma non voleva stare fermo. Ma perché nelle pubblicità mostravano i capelli dei modelli perfetti e lucenti come l'oro? Alla fine sospirai e mi arresi al mio capello ribelle.

«Bene... direi che è il momento di andare.»

«Vai a piedi, tesoro?» era la voce squillante di mia madre, che irruppe nel salotto.

La guardai ed emisi un altro sospiro. «Sì, mamma.» Risposi facendo due occhi frustrati.

«Sicuro?» insistette lei. «Potrei accompagnarti in macchina mentre porto Clary dalla sua amica.»

«Mamma. No.»

Se c'era una cosa che avrebbe sicuramente fatto partire la serata con il piede sbagliato sarebbe stata arrivare a casa di Bethany in una macchina con mia madre e un gruppo di bambine. Conoscevo la strada e non era tanto lontana, perciò ci sarei andato a piedi. Fine della storia.

«E tu chi dovresti essere?» domandò la vocina di Clary, che spuntò d'un tratto dalle scale.

L'ingresso era diventato una riunione di famiglia? Squadrai mia sorella e osservai i suoi capelli castani legati in due trecce e il suo vestitino bianco e azzurro. Abbassai lo sguardo e vidi che stava indossando due scarpette rosse. Se era un costume da Dorothy del Mago di Oz, era un costume ben elaborato.

«Sono Micheal Jackson.» Le risposi.

Clary si avvicinò e aggrottò le sopracciglia. «Micheal chi?»

«Jackson, piccolo genio...» sospirai inginocchiandomi all'altezza della bambina.

In mano aveva una borsetta a forma di zucca, probabilmente le serviva per farsela riempire di dolcetti e poi mangiarli fino a farsi venire il diabete. Ah, lo spirito di Halloween...

«Avanti Clary, o farai tardi.» nostra madre prese la giacca dall'attaccapanni e se la mise addosso, poi procurò un giubbotto per la bambina. «Perciò vai a piedi? Sicuro?» domandò rivolta a me.

«Sicuro.» Risposi alzandomi in piedi.

Salutai entrambe e aspettai che uscissero dalla casa, non prima che avessero verificato di non essersi dimenticate nulla. Una volta chiuso il portone guardai l'ora sul mio cellulare e decisi avrei dovuto iniziare ad incamminarmi per festa.

«Mi raccomando» disse Ed non appena feci per poggiare la mano sulla maniglia. «Una volta lì, non bere.»

Ridacchiai. «Oh, povera piccola coscienza...» feci con un sospiro. «Io? Bere?» sbuffai divertito.

«Ti ricordo che è grazie all'alcol che sei morto.»

La mia faccia divenne subito spiazzata. «Sono solo dettagli.»

Se Non Ci Fosse Un DomaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora