27. Il valore dell'amicizia

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Ero in giro per i corridoi della scuola a cercare Peter; dato che avevamo il corso di storia avevo pensato che sarebbe stato carino andare in classe insieme, così avrei potuto parlargli di quello che era successo la sera prima con mia madre. Svoltai angoli, cercai nei bagni e perfino dentro il mio armadietto (chissà, magari voleva farmi un'inquietante sorpresa), ma niente: il rosso non si trovava, oppure non si voleva far trovare. Cominciai a pensare che non fosse venuto a scuola, anche se la cosa mi sembrava strana dato che la sera precedente avevamo parlato al telefono.

«Ma dove diavolo si è cacciato quel pel di carota?» domandai a me stesso, guardandomi intorno tra gli studenti.

Magari aveva avuto un infarto dopo aver visto quanti soldi aveva speso per comprare quelle cose stupide al centro commerciale, e i dottori lo stavano ancora rianimando. Sospirai, pensando che forse era meglio entrare in classe in anticipo, e mi incamminai a passo lento verso la mia aula, con le mani nelle tasche dei miei jeans. Quando davanti a me scorsi Miles e Bethany che stavano camminando verso la mia direzione, mi voltai immediatamente ignorando la mia lezione di storia e cominciai a cercare un posto sicuro per nascondermi. Non avevo voglia di litigare... o di vedere ancora la loro faccia. Il nascondiglio più vicino era un cestino della spazzatura, e decisi di inginocchiarmi e di nascondermici dietro.

«Fa che non mi vedano... fa che non mi vedano...» Sussurrai, tenendo gli occhi chiusi.

«Ciao, Chris!»

Quella voce alle mie spalle mi fece sobbalzare dallo spavento. Mi girai e vidi Vanessa che mi stava osservando incuriosita. Dovevo sembrarle uno stupido, ma in quel momento la mia reputazione era l'ultimo dei miei problemi. Non risposi; mi limitai a guardarla con fare preoccupato, sperando che Miles e Bethany non l'avessero sentita.

«Che ci fai dietro al cestino?» domandò la ragazza, stranita dal mio comportamento.

«Shhh!»

Ma era troppo tardi, ormai avevamo attirato l'attenzione di quei due falsi amanti, che si indirizzarono subito verso di noi.

«Chris, sei tu?» domandò Bethany, affacciandosi di fianco a Vanessa.

Quando mi vide scoppiò a ridere, e a lei si unì anche Miles. Non sapevo cosa fare, se stare lì impalato a subirmi quell'umiliazione oppure se alzarmi e reagire a quelle due persone che mi stavano facendo soffrire da giorni.

«Io sceglierei la seconda scelta.» Suggerì Ed.

Per una volta decisi di ascoltare la mia coscienza. Aveva ragione, dovevo ricordarmi che loro due conoscevano tutti i miei punti deboli, ma di conseguenza io conoscevo i loro. Non potevo farmi trattare così e piangermi addosso per delle persone idiote, perciò il mio sguardo divenne serio e mi alzai in piedi senza ripensamenti.

«Stavo pulendo il pavimento.» Dissi d'istinto, posando le mani sui miei fianchi.

Capii di aver usato una scusa un po' troppo affrettata, perciò tossii un paio di volte con la speranza che non mi avessero sentito. La faccia di Vanessa era confusa; probabilmente non sapeva quello che stava succedendo.

«Ah, se ti diverti...» Disse Miles, facendo una piccola smorfia di disgusto.

Ci guardammo entrambi con odio; sapevamo benissimo che la guerra era aperta. Vanessa si mise in mezzo a noi rovinando il momento in stile "vecchio selvaggio West", anche se i nostri sguardi provocatori non si erano ancora staccati.

Se Non Ci Fosse Un DomaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora