32. La collina delle confessioni

4 0 0
                                    

Stavamo salendo sulla collina da ormai qualche minuto. Avevo implorato Judith di tenere gli occhi chiusi per prepararsi alla sorpresa, e anche se la domanda poteva sembrare un po' ambigua lei aveva accettato senza farsi problemi. La tenevo delicatamente per la mano e la aiutavo a camminare, dato che teneva l'altra mano davanti agli occhi per impedire di vedere. Sotto il mio aiuto, finalmente raggiungemmo il termine della collina.

«Okay, ci siamo quasi.» Dissi sorridendo, osservando come Judith tentava di schivare ostacoli invisibili.

«Mi stai portando nel luogo in cui mi farai fuori, per poi liberarti del mio cadavere?» domandò la ragazza.

Ridacchiai. «Può darsi.»

Giunti sopra la collina, aiutai Judith a sedersi, dopodiché mi sedetti accanto a lei. Quel posto non era per niente cambiato. Cambiate erano le cose dall'ultima volta in cui ci ero andato...

«Ci sei? Hai gli occhi chiusi?» domandai per sicurezza alla biondina.

«Sigillati.»

«Bene, ora apri la mente e cerca di immaginare quello che ti dico. Sei davanti ad una collina; accanto a te c'è un albero, le sue foglie stanno lentamente cadendo sull'erba. Davanti a te si estende un meraviglioso paesaggio. Il sole sta tramontando, le nuvole hanno un colorito rosaceo ed il cielo ha sfumature di azzurro, di lilla e di arancione. A riempire il paesaggio sono una lunga serie di edifici. Il vento è calmo, e tutto attorno a te è tranquillo. Immagina di essere davanti a tutta la città, di avere il mondo in una mano. Non la senti la sensazione di libertà?»

Judith annuì, sorridendo.

«Bene, ora immagina di fare quello che più desideri al mondo. L'atmosfera è magica, i dubbi e le preoccupazioni sono andate via, tutto è... semplicemente perfetto.»

Rimasi in silenzio e guardai Judith. I suoi occhi erano ancora chiusi, le sue labbra avevano formato un leggero sorriso, e sembrava del tutto presa dalla sua immaginazione. Era come se più la guardassi più diventasse bella. Non feci caso che la pausa era durata più del dovuto e che se non avessi detto qualcosa Judith avrebbe potuto pensare che me ne fossi andato via. Accidenti a suoi bellissimi capelli.

«Ora apri gli occhi.» Mormorai, incantato, quasi folgorato, dalla sua bellezza.

Quando Judith aprì gli occhi, ne rimase sorpresa e incantata: le avevo descritto parola per parola il paesaggio che aveva davanti.

«Wow» disse, spalancando la bocca dalla meraviglia. «È... è bellissimo.»

Sorrisi; fui contento che le piacesse. La ragazza si prese qualche momento per guardare il panorama. Dalla sua espressione piena di gioia, dedussi che non aveva mai visto una cosa simile.

«Chris...» disse poi, voltando la testa verso di me. «Perché mi hai portata qui?»

Io sospirai, ricordandomi di tutti i bei ricordi che avevo di questo posto. «Beh, qui è dove vado per pensare. Quando mi capita una cosa brutta, sono arrabbiato con qualcuno o voglio semplicemente stare da solo, io vengo qui e cerco di rilassarmi.»

«E funziona?» domandò Judith.

«Eccome» risposi io. «Ma ad essere sinceri, in quest'ultimo periodo mi sono dimenticato di andarci.»

Mi avvicinai leggermente a lei, che mi sorrise timidamente.

«Il momento migliore per venirci è prima che il sole tramonti» spiegai, invitandola a guardare l'orizzonte. «Il cielo prende sfumature di mille colori, ed è una cosa meravigliosa.»

Se Non Ci Fosse Un DomaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora