𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟒

9.1K 278 6
                                    

Canzone del capitolo: Impossible (Shontelle)

Eseguo le ultime analisi quantitative e qualitative di mercato sul prodotto, studiando meticolosamente le preferenze dei consumatori.

Mr. Miller vuole che impieghi le mie "ancora non sviluppate potenzialità sull'implementazione e il rinnovamento della strategia marketing adottata dall'impresa". Parole sue queste.

Digito sulle note del cellulare gli appuntamenti a cui deve partecipare il mio capo. Aggiungo data e ora e mi alzo dalla sedia. Dovrebbe arrivarmi una notifica, ogni tre ore, per rammentarmeli.

"Credo che diventare la mia segretaria faccia decisamente incrementare le tue abilità lavorative. Guardarmi da vicino ti servirà a osservare meglio come mi muovo ed emularlo. Inoltre arricchiresti il tuo percorso di studi. Quello che devi fare è molto semplice: appuntarti tutti i miei incontri e portarmi il caffè quando ti è richiesto. Un'ultima cosa. Sarebbe opportuno che mi chiamassi Mr. Miller o Capo."

Queste parole girano nella mia mente come un vecchio giradischi inceppato. Che uomo odioso. Il suo sorriso sprezzante è odioso. La sua persona è odiosa.

Mi rilasso un poco quando vedo che è ora di pranzo. Mando un breve messaggio a Luke per avvisarlo.

Esco dall'ufficio e scendo le scale. Non voglio rischiare di rimanere chiusa con lui una terza volta.

Mentre aspetto il mio migliore amico, converso con Katie, anche lei in pausa.

«Si sta trovando bene qui insieme a noi, signorina?»

«Abbastanza» replico con aria vaga, cercando di apparire più convincente possibile. «Ma ti prego, chiamami pure Haily.»

Scuote la testa, rifiutandosi di darmi del tu. «Non posso, signorina» ribatte in assoluta tranquillità.

«Perché mai dovresti farlo? Sono una tirocinante.»

«Mr. Miller vuole così» dice pacatamente, concentrandosi sulla mia espressione.

Sono sconcertata. La guardo senza capire. Cosa c'entra Ian?

Non appena apro bocca per approfondire l'argomento, anche se credo che lei non sappia la risposta almeno quanto me, il suono della sua inconfondibile voce mi penetra le ossa.

Katie rivolge lo sguardo su un blocchetto pieno di firme che si trova al di sotto delle mani incrociate, messa in soggezione da una figura autorevole alle mie spalle.

Mi avvicino con passo sicuro a lui, fermandomi a una distanza adeguata.

«Spero tu abbia fatto tutto ciò che ti ho chiesto.»

Faccio cenno di sì con il capo.

«Dopo pranzo voglio il lavoro sulla mia scrivania.»

Altro cenno del capo. Sono incapace di fare uscire alcuna sillaba dalla mia bocca.

«Sai, vorrei che la mia segretaria non fosse affetta da mutismo» replica canzonatorio.

L'impertinenza nella sua voce mi fa capire quanto questo mio comportamento lo infastidisca. La cosa non mi dispiace affatto. Tutt'altro, semmai.

«E io non ti vorrei come capo. Purtroppo non possiamo avere tutto» borbotto arrossendo dall'irritazione.

"Fatti valere!" mi applaude la mia coscienza.

Mi incatena con lo sguardo mentre si avvicina. «Non ti ricordavo così sfrontata, tralasciando qualche eccezione.»

Piccoli e raccapriccianti flashback mi passano impazziti davanti agli occhi.

Colleghi Per CasoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora