𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟔

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Canzone del capitolo: Stitches (Shawn Mendes)

Poggio le chiavi sulla mensola ad angolo mentre urlo il nome di Luke a gran voce. La voce di Avril Lavigne squilla in tutto l'appartamento. Prendo il telecomando dal divano, riducendo Girlfriend a un volume accettabile.

Tolgo la giacca, inumidita dalla sottile pioggerellina che ho incontrato a metà strada tra la metro e casa mia, e anche le scarpe. Salgo le scale a piedi nudi e le Spice Girls mi accolgono in bagno. Pensavo di sorprendere Luke a sistemarsi i capelli con lacca e phon, ma c'è solo il suo telefono sul bordo della vasca. Pigio sul pulsante di pausa e la musica si ferma.

«Luke?» lo chiamo, e un mugolio arriva dalla stanza a fianco.

«Perché hai abbandonato il tuo telefono in bagno? E se arrivasse un messaggio da Simone?», sguscio in camera sua e mi blocco sulla soglia, stringendo le labbra in una linea sottile per non scoppiare in una risata fragorosa.

«Che stai facendo a terra?» gli chiedo. È sdraiato supino, le braccia dietro la schiena e la stanza che sembra essere stata presa d'assalto da un ladro.

Non risponde.

Sospiro e mi avvicino a lui, evitando di calpestare vestiti e borselli accatastati sul pavimento.

Mi guarda abbattuto. «Ti prego Haily, lasciami crogiolare in solitudine nella mia valle di disperazione», usa un tono melodrammatico per chiedermi di lasciarlo solo.

Non gli do retta e mi sdraio supina anche io, affiancandolo. «Non è mai bello crogiolarsi da soli» commento guardandolo. Ha gli occhi puntati al soffitto e l'aria di chi gli è arrivata una brutta notizia.

«Luke, cosa è capitato?» gli domando seria.

«Non esco più stasera.»

Aggrotto le sopracciglia dalla sorpresa. «E perché mai?»

Per un po' il silenzio si impadronisce del moro.

«Dopo pranzo Simone mi ha chiamato dicendomi che non poteva più venire» spiega in tono mesto. «Mi ha detto che aveva delle pratiche da sbrigare e non sarebbe riuscito a terminarle prima di cena. Ma una trentina di minuti fa mi manda questi messaggi», estrae il telefono dalla tasca del pigiama e pigia sulla conversazione con Simone, passandomelo per farmi leggere.

Simone:

"Mi dispiace per la chiamata di prima"

"Mi manchi e voglio davvero vederti"

"Al diavolo le pratiche e chiunque altro. Ti aspetto al Brendan alla stessa ora. Scusa."

«Chi sarebbe "chiunque altro"?» lo interrogo alzando gli occhi dallo schermo, scoprendo Luke che mi osserva in silenzio e in attesa di una mia illuminazione a riguardo.

Non sa neppure lui a cosa Simone si riferisca.

«Non ne ho idea. Gli avrei chiesto spiegazioni questa sera, se solo non mi avesse fatto arrabbiare.»

«Preparati» esclamo mettendomi in ginocchio, tirandolo su da un braccio. Fallisco miseramente.

«Sono scocciato per la chiamata. Ho poco tempo per prepararmi e non trovo nulla che mi piaccia. Inoltre sta piovendo.»

«Sta piovigginando. C'è differenza. Prima che tu possa mettere piede fuori, avrà smesso.»

Mi guarda con circospezione e si mette sui gomiti.

Gli lancio il telefono che lui prende al volo e mi metto alla ricerca di una camicia e un paio di pantaloni adatti alla serata. «Era necessario svuotare l'armadio e gettare tutto per terra?»

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