𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟏𝟏

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Canzone del capitolo: They Don't Know About Us (One direction)

Stringo forte a me il cuscino osservando con occhi sonnacchiosi le lancette della sveglia che segnano le 07:05. Allungo il braccio verso il comò e prendo con estrema fiacchezza il telefono in parte all'abat-jour.

Porto la causa del mio brusco risveglio all'orecchio, interrompendo In the Night di The Weeknd e bofonchio parole poco comprensibili contro il display.

"Buongiorno, Hal", la voce di mia madre mi convince a sistemare il telefono a debita distanza. Mi inumidisco le labbra secche e le restituisco il buongiorno con meno buonumore.

"Puoi ripetere, tesoro? Non ho sentito nulla."

Avvicino la bocca al microfono. "Ho detto buongiorno".

"Stavi ancora dormendo?", la sento sgranocchiare qualcosa. L'immagine di lei che se ne sta di domenica mattina sul divano a mangiare biscotti e cerchiare mobili su Elle Decoration – in assoluto la sua rivista preferita d'interni – mi riporta ai tempi passati, quelli in cui ero solo una bambina. Vengo invasa da un calore che non ha niente a che fare con le coperte.

La mia confessione è uno sbadiglio lungo e rumoroso. Riporto gli occhi sulla sveglia che stavolta punta alle 07:10.

Sospiro. "Mamma, ti adoro e lo sai, ma perché ti ostini a chiamarmi così presto la domenica mattina?" tento di dire, intralciata da un secondo sbadiglio.

"A quest'ora posso parlare con mia figlia senza che nessuno chiami di sotto per discutere con me di mobili o case da rifare." mi spiega con calma per poi proseguire con le classiche domande di sempre. "Piuttosto, non dovresti essere già sveglia? Non sei di turno in caffetteria questa mattina?"

"Proprio così. Devo prendere la metro tra un paio d'ore" biascico stropicciandomi gli occhi con le dita.

Avrei potuto dormire un'altra ora buona.

"E sei ancora a letto? Alzati e vai a fare colazione, pigrona!"

Sbuffo sonoramente così che riesca a sentire pure lei quanto mi stia facendo innervosire. Mi libero controvoglia delle coperte e mi accorgo di aver perso un calzino durante la notte, poiché mi ritrovo con un piede nudo. Lo trovo nell'angolo in fondo al letto e dopo averlo rimesso mi occupo dei capelli. Appoggio il telefono sul letto e pigio sul vivavoce intanto che arreco il disordine di questo ammasso che ho in testo dietro ad una coda.

"Come stai?", mi faccio seria.

Dopo la scomparsa di mio padre, mamma ha lasciato la casa dove abitavamo un tempo, decidendo di allontanarsi da Boston. Fu spinta anche dal fatto che io vivessi altrove e fossi dunque indipendente.

"Mamma...?"

"Mi manca, tesoro, ogni istante. Sono fin troppo consapevole del fatto che sarà arduo vivere il resto della vita senza di lui." mormora affranta.

Condivido a pieno il suo pensiero e mi limito a un "sì" strozzato dalle mie stesse corde vocali.

"Come sta procedendo il tuo tirocinio?" mi domanda riacquistando il controllo sulle sue emozioni.

Samantha Brown è sempre stata una donna estremamente riservata, contenuta e tenace.

"Abbastanza bene", caccio fuori una mezza verità.

Mentirei a me stessa se affermassi che lavorare alla Miller Enterprise non mi piacesse; per mia sfortuna quel posto elettrizzava ogni singola cellula del mio corpo. È sempre stato il mio sogno fare carriera in un'impresa di così alto livello e l'idea di mettermi alla prova con incarichi ingestibili mi caricava al massimo. La presenza di Ian mi ha però indotta a trasferirmi altrove.

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