𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟖

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Canzone del capitolo: Young and Beautiful (Lana Del Rey)

«Che fai?»

«Secondo te cosa sto facendo?» chiedo a Luke.

«Stai guardando disinteressata un film che avrai visto centinaia, anzi, migliaia di volte. Inoltre stai mangiando quel gelato senza di me, come fosse l'unica cosa della giornata ad averti dato un pizzico di sollievo» ipotizza lui.

Mi ha descritta meglio di come potessi fare io. Faccio spallucce e gli faccio un po' di posto sul divano, accanto a me.

«Tra poche ore dovrai prepararti, lo sai?» domanda poi con una nota di incertezza a intaccargli la voce profonda.

Pensa che lo abbia dimenticato? Magari.

«Non ci voglio andare» replico come una bimba che vogliono portare a tutti i costi dal dottore. Mando giù altro gelato alla vaniglia per rincuorarmi.

«Non ci andare, allora» concorda con me, togliendomi il barattolo dalle mani per continuare quello che avevo iniziato io. Glielo lascio solo perché ho perso l'appetito a ripensare a quella maledetta cena.

«Non posso. Kara ci rimarrà malissimo e sono sicura che abbia avvertito pure la madre del mio arrivo. Si saranno allargati a tavola solo per fare posto a me. Passerei per una maleducata oltre che codarda» controbatto, sprofondando ancora di più nel divano. Il mio orgoglio impugna la spada contro la paura.

"Non capisco che differenza faccia. Lo rivedresti comunque in azienda!"

Questo è vero.

«Allora vai.»

«Certo che sei veramente di grande aiuto» lo rimbecco riprendendomi il barattolo e il cucchiaio.

***

Esco riluttante dalla vasca. Mi avvolgo l'asciugamano intorno al corpo e mi accingo ad asciugare la massa castana che ho al posto dei capelli.

Mezz'ora dopo sto sistemando il trucco, applicando un ombretto marroncino sulla palpebra e finendo con una linea di eyeliner e un doppio strato di mascara. Finiti gli occhi, passo alle labbra che esalto con un rossetto color prugna.

Infilo le décolleté nere in vernice e mi accosto allo specchio con sguardo critico. Indosso un semplice ed elegante tubino nero che evidenzia i punti giusti. Si ferma poco più su delle ginocchia. Il pizzo sporca il mio giro vita e l'orlo. I capelli danzano morbidi sulla schiena e le spalle.

Spruzzo il profumo vicino la nuca e sui polsi. Sono pronta.

Esco dall'armadio una pochette argentata e ci metto dentro chiavi di casa e telefono. Scendo al piano di sotto, facendo attenzione a non ruzzolare giù malamente.

Due ragazzi con gli occhi sbarrati mi attendono in cucina.

«Merda...sei...wow!» sospira il mio coinquilino, avvicinandosi con un sorriso sghembo, dandomi insieme alle chiavi dell'auto anche un bacio sulla guancia.

Lo ringrazio, facendogli presente di non esagerare.

Simone mi saluta e io ricambio, apprezzando anche i suoi di complimenti.

«Ti salterei addosso, ma mi frena il fatto che sono gay», continua a lodarmi e io scuoto la testa e gli schiaffeggio un braccio.

«Divertitevi», li saluto.

«Anche tu», mi fa l'occhiolino Luke.

Divertirmi? Non penso sia l'emozione che mi attenderà dinanzi i cancelli di casa Miller. Tutto fuorché quella.

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