Dove Sei?

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Tikki non riusciva di nuovo a dormire, i suoi occhi ormai li vedeva ogni volta che chiudeva i suoi. Non riusciva a pensare ad altro che a lui, non riusciva più a sopportare tutta quella distanza fra loro. Lo percepiva ogni giorno e il suo dolore cresceva, perché purtroppo non l'aveva mai rivisto.
Si alzò dal suo cuscino, controllando se la sua portatrice stesse ancora dormendo e, dopo essersi accertata di questo, volò attraverso il soffitto della stanza, raggiungendo il piccolo balcone. Svolazzò fino alla ringhiera, sedendocisi sopra, e puntando con lo sguardo la luna.

«Dove sei Plagg?» sussurrò forse per l'ennesima volta.

Era ormai da due anni che usciva durante la notte per osservare la luna. Forse l'unica cosa che le ricordava lui.
Non poteva mostrare a Marinette tutta la sua sofferenza, dopotutto a lei Chat Noir non andava tanto a genio, però doveva ammettere che tutto peggiorava ogni giorno di più. Lei soffriva, ma non come Marinette perché non riusciva a parlare con il ragazzo che le piaceva, ma perché a lei mancava da morire la persona che amava.
Seppur tra loro ci fosse sempre molta tensione, non riusciva a non crollare in lacrime quando pensava al suo musetto nero a quegli occhi verdi, sempre accesi. Era tutto una tortura per lei, il non poterlo rivedere e il solo ricordarsi di lui. Non riusciva più a soffrire e a dover nascondere tutto quello per tutto il giorno.

«Dove sei?!» lo ripeté urlando, crollando in lacrime.

Non aveva mai versato lacrime, seppur la mancanza fosse davvero una cosa pesante da buttare giù. Quella era la prima volta che piangeva, facendo rubare al vento le sue lacrime, non riuscendo più a vedere nient'altro che lui.

«Dove sei...» ripeté ancora, stavolta sussurrando, mentre le lacrime che versava venivano portate via dal vento.

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Plagg si era di nuovo svegliato durante la notte. Ma stavolta non per il russare continuo del suo portatore, ma per un dolore improvviso, che sentiva proprio al centro del suo piccolo petto.

"Si è riaperta quella ferita..." Pensò scaraventando il camambert a terra, mentre nella sua mente passava il viso della sua compagna, la kwami rossa della coccinella.
Volò verso la finestra, per la prima volta chiusa, poggiando la fronte sul vetro di essa, come le zampette.

«Dove sei Tikki? Mi manchi...» disse contro il vetro, come se davvero lei potesse rispondergli.

Non riuscì a dire altro che le lacrime cominciarono ad uscire copiose dai suoi occhi. Lui era crollato già altre notti, però quella sera era diverso, sentiva in lui che anche Tikki stesse piangendo. Erano troppo legati, sia come compagni che coppia. Riuscivano a percepirsi e questo faceva male ad entrambi, soprattutto perché non potersi vedere provocava fin troppo dolore nei loro piccoli cuoricini.

«TIKKI!» urlò di nuovo contro il vetro, battendoci contro la testa, fregandosi del dolore che provava.

Il dolore fisico per lui non aveva importanza, lui voleva solo trovare e riabbracciare Tikki. Era l'unica cosa che voleva.

- - - - - - - -

«Poveri piccoli kwami... È proprio vero che in amore non si conosce altro che la sofferenza...» mormorò Papillon allungando una mano, permettendo a due farfalline bianche di volarci sopra.

Aveva sempre utilizzato quelle grandi, ovvero quelle più potenti. Ma per due kwami sofferenti come loro potevano bastare anche quelle piccole, che oltretutto sprecavano meno suo potere. Le coprì con l'altra mano, infondendo in entrambe il suo potere malvagio.

La Lontananza Provoca Dolore... - Miraculous Ladybug AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora