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"Stella sei proprio tu?" definisce quella frase come se non mi conoscesse affato.
Sono talmente cambiata, da non ricordarsi piú la sua amata sorellina?
Probabile che chiunque avesse assistito a tale scena l'avrebbe presa come una domanda innocente,  mentre io la vedo non so neanche spiegarmi come la vedo.
Che potevo aspettarmi che mi avrebbe accolta abbraccia aperte, come faceva da piccolo che per prendermi mi facesse volare come una leggiadra farfalla.
Mentre le lacrime scendono incessanti sul mio viso lui è fermo, davanti a quella porta che ancora ci divide.

"Si, sono io in carne ed ossa"

Non si smuove più di tanto sembro una scema ad aver fatto tale stronzata, era meglio che restassi in quella valle desolata chiamata Argentina tanto prima o poi mi sarei abituata alla doppia vita di Marco o forse ci saremo lasciati e ognuno avrebbe intrapreso un nuovo cammino distintamente ma comunque nella stessa capitale.
Giro i tacchi e mi allontano mentre queste maledette lacrime non la smettono di rovinare il mio volto e il mio piccolo cuore, sembra di avere le cascate del Niagara che dei semplici condotti lacrimali o come cavolo si chiamano...

"Sapevo, del tuo arrivo ma non cosi in fretta.
Dai entra. " di colpo non ho le piene funzioni del mio corpo tutto è automatico, mi volto nella sua direzione ed ora quella che sembra uno stoccafisse sono io, mentre lui mi incita ad entrare.
La domanda che puntualmente invade il mio cervello è: come faceva a sapere del mio imminente arrivo?
Ci rifletto per arci secondi poi insieme alla, mia amata coscenza sussuriamo:Martìn.

A lui ci penserò dopo, nel frattempo mi appresto a varcare quella piccola casetta.
Che tanto sperato sono di nuovo qui al suo interno.

L 'atmosfera che si percepisce è glaciale è come se mi trovassi al centro di un polare artico,  difficile da spiegare e soprattutto comprendere.
Per lui è tutta indifferenza.

Restare qui ferma seduta senza che nessuno dica niente non rilassa i miei nervi,  con le mani che picchiettano in maniera incessante sul tavolo mentre lui se ne resta impassibile di fronte ad ogni mio gesto.

Cosa potevo aspettarmi che mi avvolgesse nelle sue braccia e mi sissurasse a te ci penso io,  piccola peste.
Ma, non mollo io da, qui non me ne vado finché non si parla di tutto e quando intendo tutto intrometto anche il nostro legame fraterno se si può riparare oppure i cocci rotti del vaso rimarranno li sparsi sul vetro invisibile della delusione.

Lui beve la sua tazza di the calda e il fumo che vi fuori esce fa da sipario ai nostri occhi della stessa tonalità di colore.
Sembriamo due vecchi innamorati che si son rivisti dopo svariati anni.

"Sai, mi fa strano vederti qui seduta come se nulla fosse mai accaduto.
Con quel viso mascherato di trucco.
E quei occhi che hanno tanto da dire.
Perché diavolo sei tornata, qui nessuno più ormai ti aspetta.
A parte me!. " le sue ultime frasi sono state piene di odio, rammarico.

"Sono tornata perché Buenos Aires mi andava stretta, ce era diventata una valla desolata per la sottoscritta,  e sono tornata perché supponevo che avrei ritrovate la mia famiglia, certo non mi avrebbero accolta abbraccia aperta ... E,  poi" scaccio via quella lacrima che bagna di nuovo il mio viso.

"E, poi sono tornata per te" sussurro con la voce rotta.
Adagiata sulla sedia con le mani appogiate alla tempia trattengo le mie lacrime, ora vorrei solo un abbraccio dalla mia mamma e che entrasse da quella porta e urlasse di smettere di odiarci a vicenda.
Ma evidentemente loro ora sono lontani perché lui sapeva della mio arrivo ecco spiegato tutto.

"Sei tornata per me..
Dalla tua famiglia ..
Non ce nessun cazzo di famiglia ormai...
Nessuno cazzo" fa cadere la sedia e il tonfo insieme alle sue parole hanno creato una spaccatura madornale al mio cuore


Nota:

Scusate il ritardo nella pubblicazione.
Ma ho avuto problemi con internet.
Spero che questo capitolo posso piacervi.
Alla prossima con il continuo.
PS fatemi sapere se vi piace tramite commenti, like quello che preferite e volete.

Buona serata.

Arale :)

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