Capitolo 7

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Così salii sull'aereo. Mi sedetti accanto a Louise che mi stringeva la mano. Posto 14 A e Louise 14 B.
-"Sei emozionato Jo?". Forse lei era ancora più emozionata di me.
-"Si. Si lo sono." Le risposi sorridendole.
Dopo guardai dal finestrino e dissi in silenzio, in modo che Louise non mi sentisse: -"Addio West Linton, addio Zia".
E fu allora che si chiuse un capitolo della mia vita. Ero pronto a dare il via a un nuovo capitolo, un nuovo inizio... una rinascita era quello che ci voleva. Molte volte i miei ricordi mi hanno dato la possibilità di scegliere tra affondare e galleggiare, mai io... non ci pensavo nemmeno!
Perché io ho scelto di volare!
Ho preso solo due volte‭ ‬ l'aereo nella mia vita. Solo due. Ma quelle due‭ ‬ volte sono state così diverse. La prima volta che ho preso l'aereo era per lasciare Londra, perché la mamma non c'era più e io non avevo più niente da dare alla Londra di quel tempo. L'avrei resa ancora più triste di quanto lo era già. Con tutti quei palazzi che oscillano fra il vecchio e il progresso, il cielo sempre scuro, che mette tanta tristezza. I bus rossi non sarebbero più sembrati rossi! Erano l'unica cosa
bella di Londra. Riuscivi a toccare la nebbia fitta di Londra. Possiamo dire che Londra non avrebbe fatto bene a me, e io non avrei fatto bene a lei. Adesso stavo ritornando a Londra, per la seconda volta, il mio secondo volo! Ma questa volta era diverso. Sarebbe stato diverso! Perché forse Londra
avrebbe fatto bene a me e io avrei fatto bene a lei!
Il pilota ci invitò a trascorrere un buon  soggiorno in aereo e ci informò che saremmo atterrati a Londra entro un ora e che la temperatura era di 20 gradi con un cielo, come sempre, nuvoloso. Ma io mi sentivo già a Londra. Ero già arrivato.
Così, cuffie nelle orecchie, Coldplay... e adesso si! Ero pronto.
Ore 10:30. Siamo atterrati finalmente! Toccavo con i piedi la terra. Una terra diversa. Piena di sogni e di speranza. Una Londra diversa... Aspettammo i bagagli,‭ ‬ nel frattempo Louise era andata a chiamare‭ ‬ ‭ ‬un‭ ‬ ‭ ‬taxi.‭ ‬ ‭ ‬In‭ ‬ ‭ ‬un‭ ‬ ‭ ‬quarto‭ ‬ ‭ ‬d'ora‭ ‬ ‭ ‬raggiungemmo‭ ‬ ‭ ‬l'albergo che avevamo prenotato. Prendemmo‭ ‬ i ‭ ‬nostri ‭ ‬bagagli ed
entrammo.
Louise... la solita e cara Louise... Lei era una di quelle persone che si incontrano quando la vita decide di farti un regalo. Ed è così! Lei era il mio regalo, era il mio biglietto d'ingresso per una nuova vita.
Secondo piano, stanza 208.
-"Allora Jo, vuoi fare un giro per la città?"
-"No grazie Louise, preferisco chiamare la zia e mandare un e-mail a Billy, glielo avevo promesso."
-"Va bene, fa come vuoi. Io vado ad informarmi a teatro per l'orario delle audizioni. A dopo..."
Stava per andare quando si girò e disse:-"Jo.. ricorda.."
Lo sapevo stava dicendo quella maledetta frase...
-"Jo ricorda che c'è il servizio in camera, quindi serviti pure..."
Ecco, come pensavo... E' ritornata sui suoi passi. Mai dire a Joseph Miller "Ti voglio bene".
Louise uscì, e‭ ‬ io presi ‭ ‬il telefono ‭ ‬e chiamai la zia. ‭ ‬Era sempre lei, sempre la ‭ ‬zia...con la sua bellissima voce. –"Jo, stai attento, non ti fare male che io ho solo te...!"
-"Stai‭ ‬ ‭ ‬tranquilla...‭ ‬ ‭ ‬Zia..‭ ‬ ‭ ‬mi‭ ‬manchi..".‭ ‬ Azzardai.‭ ‬ ‭ ‬–"Anche‭ ‬ ‭ ‬tu‭ ‬ ‭ ‬tesoro‭ ‬ ‭ ‬mio...‭ ‬ ‭ ‬Quando‭ ‬ ‭ ‬ti‭ ‬ ‭ ‬manco
pensami.. seduta sulla mia poltrona a cucire, con Purgly sulle mie gambe, il profumo della mia torta di mele in forno.. Pensami sempre così. Che io penserò a te."
-"Ci sentiamo stasera zia...Ciao". Non riuscì a dire più di una parola, perché più pensavo a lei più avevo voglia di ritornare da lei e non potevo e non volevo..."
Le distanze ci invitano a capire che siamo fragili. Ci deve essere qualcosa che non va in questo mondo, quando vuoi stare da solo e non sentire nessuno, tutti ti cercano e ti chiamano...quando hai bisogno tu passa solo un altro po' di dolore affinchè qualcuno arrivi da te con gli occhi lucidi e dire:
"A te ora ci penso io..." Accettiamo le assenze solo per non pentirci di quello che abbiamo. Ma alla fine impariamo a convivere con una solitudine apparente. Una volta chiesi alla mamma, quando ero piccolo:"-Mamma a cosa servono le medicine? L'ho appena sentito in TV."
-"Vedi Jo, le medicine servono a far stare meglio la gente."
-"Ma mamma non servirebbe soltanto che qualcuno abbracci le persone che ne hanno bisogno?..."
Ed era vero quando avevo 13 anni, avevo una febbre forte, la zia mi abbracciò così forte da sentire subito‭ ‬ ‭ ‬calore,‭ ‬ ‭ ‬anche‭ ‬ ‭ ‬se‭ ‬ ‭ ‬era‭ ‬ ‭ ‬solo‭ ‬ ‭ ‬per‭ ‬ ‭ ‬qualche‭ ‬ ‭ ‬secondo‭ ‬ ‭ ‬era‭ ‬ ‭ ‬stato‭ ‬ ‭ ‬bello,‭ ‬ ‭ ‬sono‭ ‬ ‭ ‬stato‭ ‬ ‭ ‬meglio.
Quell'abbraccio è stato uno dei luoghi più belli in cui poter vivere...
Ma ormai ci diranno sempre che noi siamo i disadattati, quelli con i problemi sociali, la stessa
generazione che in teoria dovrebbe saper fare tutto, ma in pratica non riesce a fare proprio niente.
Metà di noi ci prova, l'altra si arrende ancor prima di provarci. E io ero in questa seconda sfortunata
metà... E io avevo paura di amare perché avevo sentito sulla mia pelle anche troppo dolore... E'
solo una conseguenza...

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