Capitolo 2

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Prima di continuare con la seconda parte vorrei presentarvi i personaggi ovvero Joseph e la zia Mary. La ragazza misteriosa sarà a svelata a tempo debito 😉

Joseph Miller

Joseph Miller

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Zia Mary

Erano le 15

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Erano le 15.30 e la lezione era finita. Peccato mi sarebbe piaciuto continuare a vivere un altro po'...
Pazienza tornerò un altro giorno.
L'unica cosa a cui dovevo pensare adesso era cosa dire per fare tranquillizzare mia zia che non aveva più notizie di me da quando ero uscito da scuola.
Non mi interessa se avessi avuto una punizione, nessuno mi poteva togliere l'unica opportunità che avevo per continuare a vivere.
Entrai in casa e stringendo le spalline dello zaino corsi subito su per scale per raggiungere la mia stanza; ma niente, tutto inutile, non c'era niente da fare, zia Mary era già davanti alla porta della mia camera.
Mi guardava con uno sguardo così fisso e immobile che temevo che i suoi ‭ ‬ occhi gli sarebbero schizzati fuori dalle orbite.
-"Allora?!". Mi disse, con una voce preoccupata ma pacata. La cosa positiva di zia Mary era che
non ti stava troppo intorno.
-"Allora cosa?". Risposi io.
- "Perché sei tornato così tardi? E' successo qualcosa? Puoi anche non rispondermi, l'importante è che sei qui."
- "Zia scusa, stavo vivendo...". Dissi così ed entrai sbattendole la porta in faccia.
Lo so, lo so non dovevo fare così, non si meritava questo.
Lei appoggiò la sua mano sulla mia porta e disse: -"Joseph... (voleva dire sicuramente qualcos'altro ma non ci riuscì) ...la cena sarà pronta alle 19"
E se ne andò, scese le scale e continuò a svolgere le sue faccende pomeridiane.
Mia zia lavorava in una piccola industria tessile della città, faceva la segretaria dell'azienda e ne era felice. Almeno lei lo era. Durante il pomeriggio amava cucinare dolci o lavorare a maglia. Era sempre vissuta là con mia mamma e il nonno. Solo mia mamma se ne andò via da West Linton a fare la giornalista a Londra. Si sentiva soffocare in quel piccolo paesino e anche io...
Mia zia rimase sola fino a quando non arrivai io. Non si era mai sposata e non aveva avuto figli.
Perciò si sentiva un pesce fuor d'acqua con me. Ma io l'apprezzavo così come era.
Erano le 19 e io scesi per la cena. Eravamo io, mia zia e Pargly, il nostro gatto. Un persiano obeso che le uniche cose che sapeva fare erano dormire, mangiare e ingrassare.
Non avevo tanta fame quella sera, avevo le farfalle nello stomaco, non vedevo l'ora di andare a vivere anche domani.
-" Zia cosa ne pensi della danza?". Azzardai io.
-"Beh... Joseph, la danza è una delle arti più belle che possa esistere. Non è uno sport come il calcio o il nuoto è un arte."
E con questo lei voleva dire che l'arte così come anche lo sport  è una cosa seria e quindi anche la danza.
Non dissi più niente per quella sera. Mi alzai da tavola, presi un bicchiere di latte, accarezzai Pargly e diedi la buonanotte a mia zia.
Passarono i giorni, fin quando decisi di entrare di nuovo nella scuola di danza. C'era solo il ragazzo che stava provando‭ ‬ ‭ ‬dei‭ ‬ particolari giri su una ‭ ‬gamba sola... non ‭ ‬riusciva‭ ‬ ‭ ‬a farli bene ‭ ‬e passò mezz'ora solo a fare questo passo.
Ad un certo punto si sedette accanto a me l'insegnante che era appena arrivata.
-"Ciao!". Mi disse. Era come la scorsa volta; con i capelli raccolti, il bastone e la sciarpa che non era più bordeaux ma di un verde che si avvicinava a quello degli alberi del paese.
-" Ti piace la lezione?" Continuò.
-" Si signora, mi piace molto!"  Risposi senza timore. – " Il ballerino si impegna da un ora a fare lo stesso passo e mi piace guardarlo non crollare mai e continuare sempre."
-"Si, Peter è uno dei miei migliori allievi, è veramente bravo. Sai fra qualche mese si presenterà per un' audizione all'Accademia Inglese di danza."
-" In bocca al lupo, spero che entri." Mi alzai e andai verso l'uscita.
-" Puoi venire quando vuoi..." Pensava di conoscere il mio nome visto che abitavamo tutti nello stesso paese e cercava di ricordarlo ma non lo sapeva.
-"Joseph. Mi chiamo Joseph."
-" Puoi venire quando vuoi Joseph."
E me ne andai. Non andai alla scuola di danza per tre giorni. Mi stavo preparando per una relazione di scienze.
Avere tutti i massimi voti a scuola non è alla fine così bello. Sei pieno di responsabilità ed essere "geniale", come mi definiva mia zia, non aiutava il rapporto con i compagni.
Ma non importava. Niente importava se qualcuno riesce a vivere.
Tornai dopo tre giorni alla scuola di danza. Non c'era nessuno. C'era solo l'insegnante.
Lei si era accorta che ero entrato e mi disse:
-" Entra Joseph, posa lo zaino e togliti le scarpe".
Non avevo mai dato ascolto a nessuno, né a mia madre né a mia zia, perché dovevo dare ascolto a una persona che neanche conoscevo?
Però non so perché qualcuno o qualcosa mi diceva di darle ascolto... forse volevo solo farlo... forse volevo solo vivere...
Ed eccomi in quella sala, davanti allo specchio che rifletteva un esile figura con occhi chiari e una folta capigliatura riccia e bionda.
Chi l'avrebbe mai detto che quella fu la mia prima lezione di danza...
Chi l'avrebbe mai detto che quella fu la prima volta in cui riuscì a vivere, in cui mi sentivo così vicino a mia madre...

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