L'ultima paura

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Wolfram era pronto ad aprire lo sportello; girò nuovamente la manovella, stavolta con più convinzione.

Ma quello era un grillo o una bambina? Sophie saltava e rideva così tanto che al povero inventore iniziò a girare la testa...
"Wolfram, adesso non ho più paura nemmeno del buio! È fantastico!"
Si gettò tra le sue braccia, e lo strinse con tutta la forza che aveva, tanto che al povero vecchietto sembrò di soffocare; ma era così felice che non le disse niente... com'era bello sentirsi apprezzati da qualcuno!

La guardò in quei suoi occhioni profondi:
"Un'ultima paura e poi potrai tornare a casa."
Allora la felicità di Sophie divenne ancora più immensa.
"Attenta però, piccola, questa sarà la prova più difficile e dovrai essere molto coraggiosa."
La bambina allora si fece seria, ma sempre fiduciosa e con gli occhi scintillanti di felicità.
"Sono pronta."
E così ancora una volta Sophie entrò nel "Teletimorviaggio", Wolfram chiuse lo sportello e girò la manovella.

*

Com'erano assordanti quelle risate, e quanto erano forti e dure quelle parole...
Sophie aprì gli occhi confusa: attorno a lei moltissimi bambini e ragazzini la stavano guardando e le stavano puntando il dito contro. Quanto erano pesanti di disprezzo e carichi di cattiveria quegli sguardi!

Sì guardò intorno: era al centro di un gruppo di bambini, non poteva scappare.
Sentì un groppo salirle alla gola, provò a mandarlo giù, ma lo sguardo stava già cominciando a diventarle offuscato; gli occhi erano sempre più pesanti e in quel momento sentì una lacrima rigarle il viso. Allora le risate si fecero ancora più forti:
"Oh poverina! Guardatela, piange come una femminuccia! Hai bisogno della tua mamma?"

Qualcuno allora da dietro la spinse; Sophie perse l'equilibrio e si ritrovò a terra, con i palmi e le ginocchia doloranti. Si rialzò a fatica e iniziò sgomitando a farsi largo tra la folla che la derideva. Poi corse, corse con tutto il fiato che le era rimasto e si rifugiò dietro una roccia, sperando che nessuno l'avesse vista.

Il ginocchio le bruciava moltissimo, come se fosse stato sopra al fuoco, ma dentro di lei bruciava ancora di più qualcos'altro: era vergogna e profonda tristezza. Era arrabbiata con quei bambini, ma ancora di più con sé stessa, perché quando si trovava davanti alle loro accuse era come se il mondo sotto ai suoi piedi si frantumasse, lasciandola senza fiato, senza parole, come una statua. Le sue gambe in quei momenti sembravano sciogliersi, le sembrava di vacillare davanti a quelle parole, che la abbattevano come un'arma.

Le lacrime scendevano calde come la sua vergogna sul viso rosso di rabbia.
Perché era così timida, perché era l'unica così chiara di pelle da sembrare un cadavere? L'unica con i capelli rossi e ricci e l'unica con le lentiggini? Perché doveva essere così alta e soprattutto perché non riusciva mai a reagire, a dire quello che pensava davvero?
Si sentiva come fatta a pezzi e voleva solo che quell'incubo finisse.

Allora comparve davanti a lei una figura che inizialmente le sembrò sconosciuta; poco alla volta però prese forma: era sua madre! Un gemito uscì dalla sua bocca e si gettò tra le sue braccia. Lei le accarezzò i capelli, con quella dolcezza e quell'amore che non aveva nessun altro. Poi le prese il viso tra le mani e con un dito le asciugò le lacrime.

"Sophie, sei una bambina speciale e se gli altri non lo capiscono vuol dire che non sono degni di una come te. Quello che hai dentro è stupendo e loro non potranno neanche immaginarlo finché si fermeranno a giudicarti dal tuo aspetto esteriore perché ti vedono diversa. Essere diversa non è una cosa negativa, vuol dire distinguersi dagli altri, essere unici e tu sei bellissima. Guardati, hai degli occhi stupendi, la pelle candida come neve e i tuoi capelli sono di un colore raro e splendente. Io sono orgogliosa di te, non potrei avere una figlia migliore."
Incrociò il suo sguardo, gli occhi di Sophie erano cambiati completamente; ora sì che mostrava tutto il suo coraggio e la sua forza d'animo!

Allora la madre scomparve e Sophie si sentì più sicura che mai: le parole di sua mamma erano più forti di quelle dei bambini. Sì alzò e si diresse verso di loro, stavolta però aveva uno sguardo diverso. Dal suo viso trapelavano la sua sicurezza e il suo coraggio; i bambini se ne accorsero quando videro che le loro accuse e le loro risate non colpivano più Sophie; lei ormai sapeva guardare oltre, sapeva dimostrare chi era davvero senza abbassarsi alle loro parole.

E così Sophie sentì un'altra lacrima rigarle il viso: una lacrima diversa, di gioia e soddisfazione. Tutto poco alla volta svanì e lei si ritrovò ancora una volta nel "Teletimorviaggio", ma profondamente cambiata.

 Tutto poco alla volta svanì e lei si ritrovò ancora una volta nel "Teletimorviaggio", ma profondamente cambiata

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L'immagine a inizio capitolo è un mio disegno

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L'immagine a inizio capitolo è un mio disegno...
L'idea sarebbe quella di illustrare tutti i capitoli, ma non sono ancora convinta...
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