Di nuovo insieme

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Era appena sorto il sole quando Wolfram si svegliò. Aveva la schiena a pezzi: per un vecchietto dormire sul terreno in mezzo al bosco appoggiato ad una pianta non era il massimo. Sentiva un peso sulle sue gambe; abbassò la testa e la vide: la sua piccola Sophie stava ancora dormendo serena. Com'era dolce e tenera così raggomitolata...

Immerso in questi pensieri, Wolfram non si accorse subito delle voci che risuonavano vicine a loro. Poi però le sentì: parole rotte da un pianto sommesso. Allora non erano soli, c'era qualcuno e forse avrebbe potuto dirgli come trovare la casa di Sophie!

Spostò con delicatezza la bambina, adagiandola sull'erba, e si alzò. Barcollò qualche istante, le ossa ancora raggrinzite che non lo sostenevano molto e la smania di scoprire a chi appartenessero quelle voci, e poi inciampò in una radice, tappandosi la bocca per non farsi scappare un urlo. Si ritrovò con le gambe all'aria ancora una volta; sbuffò silenziosamente e poi si rialzò. Raccolse il buffo cappello e si avvicinò alle voci, rimanendo nascosto tra la vegetazione finché non arrivò abbastanza vicino da vedere le persone da cui provenivano.

Era una donna che piangeva, seduta su una panca di fianco a un uomo; dietro di loro c'era una casetta di pietra, molto curata, con tantissimi fiori colorati davanti alle piccole finestre. Lui le teneva la mano e le stava asciugando una lacrima dal viso; entrambi avevano un'espressione triste, sembrava avessero perso ogni speranza. Gli occhi di quella donna ricordavano a Wolfram qualcosa, era sicuro di averli già visti da qualche parte, così profondi ed espressivi. Era concentrato su quello sguardo, per capire come mai gli fosse così familiare, quando una frase della donna lo fece rimanere a bocca aperta:
"Sono giorni ormai che aspettiamo e non è ancora tornata... Oh, la mia piccola Sophie, dove può essere finita?"
"Vedrai che tornerà, nostra figlia è in gamba, è una bimba coraggiosa e non si è mai allontanata troppo."

Wolfram allora si girò e cominciò a correre.
"Sophie svegliati! Ho trovato i tuoi genitori!"
Gridava con tutto il fiato che gli era rimasto, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Sophie si svegliò di soprassalto e, ancora un po' confusa, guardò il vecchio inventore, chiedendosi se aveva davvero detto quelle parole.

Quando Wolfram arrivò e, dopo aver ripreso fiato, le spiegò ciò che aveva visto, Sophie si alzò di scatto e cominciò a correre nella direzione che il vecchietto le aveva indicato. Una gioia incontenibile sembrava le stesse scoppiando dentro e i suoi occhi brillavano come mai prima.
Fu allora che li vide:
"Mamma, papà! Sono io, sono tornata!"
I suoi genitori increduli le corsero incontro e la presero tra le braccia.
La madre pianse ancora di più, ma stavolta di gioia...
"Sophie, finalmente! Eravamo così preoccupati!"
Le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sulla fronte, poi la strinse ancora più forte guardando felice il marito.

Wolfram arrivò col fiatone e li vide abbracciati, anche lui cominciò a piangere come un bambino, felice che la sua piccola amica avesse ritrovato la sua famiglia. Rimase a guardarli, contento come non lo era mai stato prima.
"Dove sei stata Sophie? Sola per tutto questo tempo?"
"No, non sono stata sola, ho conosciuto una persona davvero molto speciale che mi ha aiutato a tornare a casa."
Sophie si girò e corse da Wolfram, lo prese per mano e lo portò saltellando dai suoi genitori.

Wolfram non parlava con nessun adulto da molti anni, e si sentiva molto a disagio. Gli occhi della madre così simili a quelli di Sophie e così colmi di gratitudine lo fecero subito sentire meglio.
"Vi presento Wolfram, un fantastico inventore; lui mi ha aiutato a ritrovarvi."
Lui tese la mano, gli sembrava di ricordare che quello era il modo in cui si salutava qualcuno... Il padre di Sophie però lo abbracciò con forza, e scoppiò in una risata.
"Grazie, non potremo mai ringraziarvi abbastanza per averci riportato la nostra bambina! Come possiamo sdebitarci?"
Wolfram si liberò dall'abbraccio, che lo stava ormai soffocando; si sistemò gli occhiali sul naso e guardò il simpatico signore.
"No, l'ho fatto molto volentieri, non mi dovete nulla, avete una figlia speciale. Lei mi ha dato davvero tanto."

Allora incrociò lo sguardo della sua adorata bambina, che gli gettò le braccia al collo. La strinse forte, e poi, con una lacrima di tristezza che gli rigava il viso tirò fuori da una tasca un pacchetto.
"Sophie, credo che ora sia giunto il momento di salutarci..."
Lei sciolse il pacco e prese lo strano oggetto in mano: sembrava una piccola scatola tonda di metallo, e sul coperchio era incisa una "S", la sua iniziale.
"Questa è un'altra delle mie invenzioni, stavolta dovrebbe funzionare, l'ho provata e riprovata e non ha mai dimostrato problemi."
Si avvicinò e schiacciò un piccolo pulsante nascosto. La scatola si aprì e Sophie restò meravigliata.

"Si chiama "Teleparlo", ne ho fatto uno anche per me e, se tu schiacci questo pulsante, il mio inizia a suonare."
Prese il suo, su cui era incisa una "W", che in effetti stava suonando, e lo aprì. Allora nel piccolo specchietto che c'era nella scatola di Sophie comparì l'immagine di Wolfram.
"Vedi, così ci possiamo parlare anche se non sono vicino a te. E se invece schiacci quest'altro pulsante, attraverso il teletrasporto ti ritroverai nella mia casa. Ora lo programmo in modo che se tu sei a casa mia e lo schiacci, ti farà tornare qui. Così potremo sempre vederci."
"Grazie Wolfram, è l'invenzione più fantastica che tu abbia mai creato!"
"Sophie, ci rivedremo presto, te lo prometto."
"Ti voglio bene, mi manchi già."
"Anche tu piccola."
La strinse a sé ancora una volta e poi si incamminò.

Lei lo guardò diventare sempre più piccolo, felice e al tempo stesso con un velo di tristezza sugli occhi, fino a quando non scomparve oltre l'orizzonte. Subito dopo cominciò a suonare il suo "Teleparlo", lo prese in mano e lo aprì:
"Ti voglio bene Sophie, sarò sempre qui ad aspettarti piccola!"

Dedicato...

...alla dolce e spensierata Sophie che sarà sempre dentro di me, perché in fondo resterò sempre bambina.

...al pasticcione e smemorato Wolfram, a cui troppo spesso assomiglio, la cui copia quasi perfetta è mio padre, ovviamente più giovane ma ugualmente smemorato, che però anziché costruire strane invenzioni "costruisce" programmi al computer.

Grazie di cuore a tutti voi, che avete letto questa fiaba, facendo vivere queste parole e questi personaggi.

Vorrei infine ringraziare Iridos e proudtobea_fangirl per la meravigliosa recensione che mi hanno regalato: ogni singola parola mi ha emozionato tantissimo, lasciando un segno indelebile nel mio animo di "scrittrice" che mi ha motivata a continuare a credere in questa storia e a ritenermi, forse, un po' meno incapace...
Grazie di cuore per il tempo che avete dedicato a leggere con attenzione ogni capitolo, a valutare i personaggi, le descrizioni, la grammatica e tutto ciò che compone questa fiaba. Non vi ringrazierò mai abbastanza per lo splendido aiuto che mi avete dato nella revisione, ma più di tutto vi sono grata per le vostre parole ed emozioni, non le dimenticherò facilmente!

Per chiunque volesse leggere le loro recensioni davvero accurate, o proporre un suo libro a questo servizio così utile e prezioso, lascio il link alla recensione di "Il coraggio di Sophie"

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