Capitolo 3

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Harry scese dall'auto e la scritta ''Geejam studio"  incombeva grande e maestosa su di lui. Una piccola località totalmente spersa nel verde più totale. Non aveva iniziato al meglio la sua breve esperienza in jamaica dato che il giorno prima era stato assalito dal dolore, come ogni attimo d'altronde, si disse ironicamente tra sè e sè. Harry sapeva che una volta entrato lì dentro avrebbe dovuto dare il massimo, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di raccontare ciò che tutto il suo corpo stava urlando, e sapeva , anche, che l'unico modo per farlo era scrivere.

Jeffrey prese il suo piccolo bagaglio e gli aprì la porta che portava all'ingresso dell'edificio, una fiamma di serenità si accese dentro di lui, perchè finalmente era arrivato il momento che aspettava da troppo, dove poteva esprimersi liberamente.

L'esperienza con gli One Direction è stata di gran lunga la più bella della sua vita, con i ragazzi aveva fatto le prime esperienze, aveva visitato il mondo e aveva trovato addirittura l'amore, ma lì dentro era tutto controllato, tutto troppo perfetto. Erano caparbi nella linea della perfezione e intransigenti su quella dell'imperfezione. Le canzoni erano molto ristrette e poco esplicite e tutti loro si sentivano come quasi soffocati da una musica e uno stile che non era il loro. Tutto questo è andato bene fin quando non sono cresciuti. Harry dentro di sè non si sentiva perfetto e aveva già in ben chiaro che voleva qualcosa di sporco, rozzo, e meravigliosamente imperfetto che lo potesse descrivere a pieno, che potesse essere fatto secondo i suoi gusti e non quelli della gente.

Era davvero sicuro di poche cose per quel progetto, aveva lasciato tutto al caso, tutto ai suoi sentimenti che non hanno mai seguito la linea della perfezione, però di una cosa era sicuro, il suo nuovo album si sarebbe chiamato Harry Styles, senza nessun tipo di schema o punto. Sentiva solo il bisogno di essere se stesso con se stesso, nascondendosi dietro le sue canzoni, perchè infondo sapeva che ora come ora l'unica cosa che rimaneva davvero sua, non era altro che il vero Harry Styles custodito con gelosia.

Aprì la porta dello studio e trovò tutto lo staff che lo accolse con champagne e tanto di festoni.

Ad Harry si sciolse il cuore nel vedere tutto l'affetto e l'amore che le persone mettevano nel proprio lavoro e nei suoi confronti.

"Allora Styles, sei pronto? Ho già il suono per quella bozza che mi hai inviato l'altro giorno per e-mail, è fantastico" Mitch sorrise affettuosamente ad Harry che lo accolse in un abbraccio.

"Dopo tanto ci si rivede, comunque sì anch'io ho pensato a qualcosa per quella bozza, ho tutto sul PC dopo vediamo"

La giornata passò tra bicchieri di champagne  e la programmazione di tutto il calendario per i due mesi che avrebbe dovuto trascorrere in Jamaica. Non si era mai sentito così fiero di qualcosa e non faceva altro che fantasticare su quale sarebbe stato il risultato finale dell'album.

Uscito dallo studio salì nell'auto che c'era ad attenderlo, che lo portò nella casetta che Jeff aveva scelto accuratamente per Harry che sia stata di "abbastanza ispirazione" come dettato da quest'ultimo. Il riccio scese dall'auto che lo fermò nel villaggio di una spiaggia poco più lontano dallo studio. Lo chalet era totalmente nel mare, era fatto di legno ed aveva il tetto ricoperto con foglie di palma, illuminato solo dalla luce cristallina dell'acqua. Tutto ciò era meraviglioso, e nonostante nei suoi semplici 23 anni avesse visto quasi tutto quello che il mondo aveva in serbo, nella sua semplicità d'animo riusciva a rimanere incantato da quelle piccole e meravigliose cose che il fato gli teneva nascosto per fargli assaporare ancora il gusto delle cose nuove, quelle che non si potevano comprare.

Entrò in esso tramite una passerella collegata alla spiaggia e andò subito a farsi una doccia, il pavimento del bagno era trasparente, si vedeva il mare.

Si guardò allo specchio e tracciò piano piano con lo sguardo tutti quei tatuaggi che segnavano il tempo. Molti di loro, quasi tutti, avevano un significato collegato a quelli di Louis che aveva sul braccio destro, al contrario del riccio che li aveva sul sinistro. 

"Harry e Louis, mi ha detto Simon che vi vuole convocati alle otto e trenta, vuole parlarvi di una cosa importante quindi siate puntuali e quanto più cordiali possibili" quella frase fu l'inizio di tutto, Kate si era sempre presa cura amorevolmente dei ragazzi, era colei che li guidava e li sosteneva in ogni situazione, e lei fu la prima a sapere cosa si sarebbe scatenato nei giorni a venire. Kate quasi si sentì cadere il mondo addosso difronte a tale scempio e manipolazione, ma quello era lavoro e doveva andare giù anche se il boccone era amaro.

"Di cosa vorrà parlarci secondo te?" Il riccio chiese al ragazzo dagli occhi blu, buttandosi nelle sue braccia.

"Non lo so harold, ma non credo nulla di serio, sarà qualche formalità o qualcosa del genere" gli lasciò un bacio in fronte, dolcemente, per cercare di tranquillizzarlo.

"Non lo so Lou, ho un cattivo presentimento" Harry si stese meglio sul letto prendendo posto tra la parete e il fianco sinistro del più grande.
"Non credo sia qualcosa di serio comunque" il ragazzo dagli occhi blu baciò il riccio stringendolo forte a sè, ogni volta che lo sentiva così vicino il suo cuore faceva un salto e sentiva una strana sensazione che si proclamava padrona in tutto il suo corpicino minuto. Louis lo abbracciò forte e immerse il suo viso nei capelli di Harry aspirandone forte l'odore.

Il cantante uscì fuori lo chalet e si sedette sul bordo della sporgenza immergendo i piedi nell'acqua. 

Aprì il suo cuore in pelle che aveva nelle mani, continuando a scrivere ciò che aveva iniziato.

Smetti di piangere
È un segno del tempo
Benvenuto allo spettacolo finale
Spero tu stia indossando i tuoi vestiti migliori
Non puoi corrompere la porta nel tuo cammino verso il cielo
Sembra tu stia bene quaggiù
Ma non stai davvero bene

Strinse con forza la penna tra le dita e cercò di trattenere le lacrime.

Dobbiamo scappare via da qui.

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