Capitolo 6

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La mattina successiva Harry arrivò trionfante nello studio, sbattendo sulla scrivania di Jeff la canzone finita e ricevendo da quest'ultimo un ampio sorriso.

"Buongiorno anche a te" il ragazzo disse ironicamente prendendo tra le mani il foglio di carta. Lo lesse.

"Signori! Abbiamo il pezzo del secolo, hai pensato ad un possibile titolo?"

"Guardaci ora Harry, siamo cosparsi di cicatrici e mille disegni,ma io riesco ancora a vederti, riesco ancora a percepirti, dopo tutto questo tempo ho iniziato a credere che il mio reale essere sia tu."

"Sign Of The Times"

****

Il ragazzo dagli occhi verdi prese il suo bagaglio in mano e si diresse nel grande corridoio che avrebbe portato all'aereo.
Tutti si erano concessi una settimana di riposo e Harry ne aveva approfittato per tornare a Londra dai suoi amici e dalla sua famiglia.
Il volo fu tranquillo e una volta atterrato salì nell'auto nera che vi era ad attenderlo, fermandosi però prima a fare qualche foto e qualche autografo con i fan che lo avevano atteso con ansia ore ed ore.

Appena aprì la porta della sua villa, era tutto lo stesso, non era cambiato nulla. Quella casa fu la loro prima casa.
Poteva quasi sentire ancora l'emozione che provò quando vi ci varcò la prima volta e una dolce e sinfonia di sentimenti crescere nel petto, quando ricordò che la prima cosa che fecero fu fare l'amore in quella bellissima stanza che dava vista su tutta Londra.
Harry sentì l'amaro in bocca, e iniziò subito a pentirsi di essere ritornato in quel posto, sarebbe potuto andare ad LA, ma la mamma aveva insistito di vederlo.
Il riccio aveva scelto tutto l'arredamento, e alla parete vi erano ancora le loro vecchie foto attaccate.

Quest'ultimo posò il bagaglio a terra e si tolse il cappotto dirgendosi in bagno. Si spogliò e si fissò allo specchio. Non si piacque, i segni del tempo erano troppo tracciati sul suo corpo, segni di cicatrici e tutti quei tatuaggi sbiaditi davano in lui un senso di oppressione.

Aprì la doccia e fece scorrere su di lui acqua bollente, solo per accertarsi che potesse provare ancora qualche sensanzione.

Questa volta non si lasciò trasportare dai pensieri che incombevano sempre più frequentemente nella sua mente, ma pensò al suo nuovo album e alle varie modifiche dei testi e delle melodie che avrebbe dovuto fare. Si sentiva molto padrone di ciò che faceva, e aveva l'impressione di controllare maggiormente i pulsanti che aveva a sua disposizione.

Si asciugò e si mise una delle sue solite magliette bianche, legando disordinatamente i suoi capelli in una crocchia. Si sentiva dannatamente stanco e quella sera decise che non avrebbe scritto, si sentiva stranamente tranquillo e non voleva rovinare ciò, iniziando a raccontare su carta il suo infinito amore, le ansie, paranoie e paturnie per Louis. Quasi credeva sopratutto che per l'amore non ci fossero abbastanza parole per descriverlo, e si convinceva sempre più che la sua vita non sarebbe nemmeno bastata per quanto fosse immenso.

Harry quella sera si addormentò tranquillamente, forse grazie alla voce di Louis in sottofondo che cantava una versione speciale, intonata soltanto da quest'ultimo, di If I Could Fly.

"E' arrivata oggi pomeriggio mi aspetta nell'ufficio di Simon" Harry non aveva ricevuto mai un risveglio così brutto. Si sentì cadere. Lei era lì. Lei era arrivata e da quel momento si sarebbe portata via il suo Louis. Si sarebbe portata via tutto. Tutto ciò che aveva sempre atteso e tenuto stretto a sè.
"okay" fu tutto quello che riuscì a dire.

Louis si infilò la maglietta e poi raggiunse Harry, si stese di fianco a lui e lo guardò mentre lui fissava il vuoto. Aveva gli occhi lucidi.

"Harold" il riccio si girò nella sua direzione e incrociò le gambe alle sue. Inziò a piangere. Le lacrime scendevano sole, lui rimase impassibile.
"ti amo" sussurò Louis.
"non dimenticartelo mai."
"Harry" il più grande prese con le dita il mento del riccio e lo avvicinò al suo viso "mai."

Si alzarono e silenziosi, con i sentimenti ammutoliti e con gli occhi che si appannavano, si diressero verso l'ufficio.
Si sentivano deboli, deboli come due persone che si amano a tal punto da consumarsi da sole, che si mangiano l'anima e che fanno a gara a chi ne ha di più, ma l'amore non ha un fondo, e Harry e Louis questo non lo sapevano.

Louis aprì la porta dell'ufficio senza bussare.
"Oh buongiorno ragazzi" Simon salutò con un sorriso sgarggiante posando poi lo sguardo su una figura femminile dai capelli lunghi mori, seduta di spalle ai due ragazzi.
"Lei è Eleanor" disse sempre l'uomo, la ragazza si girò e guardò Louis e Harry.
"ciao ragazzi, è un piacere conoscervi"

Harry si alzò di scatto, per il frastuono dell'allarme che rimbombava in tutta casa, susseguito da un forte squillo del telefono.
Si catapultò dal letto e scese giù in salotto. Rischiò di scivolare dalle scale.
Il cuore gli si arrestò quando vide una figura sull'uscio della porta, immersa nel buio. Credeva che qualcuno fosse irrotto in casa sua.
La luce poi fu accesa seguita da un tonfo di un borsone caduto sul pavimento e un imprecazione nel disattivare l'allarme.

Louis.

"Always in my heart @Harry_Styles your sincerly Louis"

"sei pazzo Lou" 

"se me lo eliminano giuro che lo riscrivo all'infinito, i commenti sono pieni di persone che urlano, secondo me l'idea di noi due non è poi così tanto odiata"

"mi piacerebbe tatuarmi "I can't change" "


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