Capitolo 4

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Louis lo abbracciò forte e immerse il suo viso nei capelli di Harry aspirandone l'odore.
Il riccio lo guardò intensamente negli occhi e si attaccò alle sue labbra facendole danzare alla perfezione con quelle del più grande.
Incrociarono le loro gambe e lo spazio intorno a loro divenne come una dolce e lontana sinfonia, che arricchiva ancor di più quel meraviglioso e ricco momento.
Fu Harry a staccarsi per primo, anche se a malavoglia, spinto dal senso di responsabilità che si impadronì di lui.
Louis emase un lamento strozzato alla mancata presenza delle labbra del riccio che per lui erano come droga, il solo e unico suo posto felice, che nessuno poteva guardare, toccare o sfiorare.
"Andiamo Lou, forza" si tirò su, trascinando con sè Harry stesso.

Camminarono mano nella mano verso il grande ufficio di Simon, e l'ansia, anche se nascosta bene, si fece spazio nell'animo di entrambi che man mano avanzando cingevano la loro stretta sempre più forte.
Fu Louis ad aprire la porta e a sorridere per primo al capo, seduto professionalmente dietro la scrivania in ciliegio.
"Ciao ragazzi, come state?" chiese il più grande, stringendo la mano ad entrambi.
I due ragazzi presero posto difronte, sedendosi su due poltrone nere.
"Tutto bene grazie, a lei?" disse Harry portandosi nervosamente la mano nei capelli.
"tutto bene" Simon fece una piccola pausa riordinando i fogli che aveva difronte e aggiunse "dunque, vi ho convocati per affrontare con voi un, se si può chiamare, problema, che da un po' va avanti"

I due ragazzi si guardarono negli occhi preoccupati e ansiosi.
Louis furtivamente incrociò la gamba con quella del più piccolo, e iniziò a strofinare la mano sul ginocchio di quest'ultimo, per trasmettergli una sicurezza che in realtà neanche lui stesso aveva.

"Allora ragazzi" sbuffò, icrociando le mani davanti al suo viso "Voi sapete che il nostro business si aggira sulle ragazzine comprese tra i 10 ai 16 anni. Come tutte le ragazzine hanno bisogno di un ideale che possa descrivere il loro principe azzurro, una sorta di utopia. Guardate, voi non siete stati messi insieme a caso, ognuno di voi in pubblico stabilisce un ruolo che è fondamentale per il riscosso della band, basato sul quell che è il business del perfetto stereotipato. Per farvi un esempio, tu, Harry, sei il ruba cuori, quelli che tutte vorrebbero"
A quella frase Louis strinse la presa sul ginocchio del ragazzo dagli occhi verdi, che rispose poggiando la sua mano su quella del più grande nella speranza di tranquillizzarlo. Simon continuò senza accorgersi di niente.
"Louis, tu il cattivo ragazzo, ma allo stesso tempo colui che smorza l'aria con qualche battuta sciocca quando diventa il tutto troppo pesante e noioso, Niall la classica bellezza limpida da capelli biondi e occhi azzurri, Zayn il tenebroso, e Liam quello dolce. Ognuno ha un ruolo fondamentale che non deve assolutamente crollare, ognuno di voi è un pezzo indispensabile della catena che potrebbe rispecchiare lo stereotipo perfetto che ogni ragazza vorrebbe e che è sempre sul proncito di spezzarsi, per ogni minino gesto sbagliato o frase sbagliata e noi non dobbiamo assolutamente permetterlo"

Harry e Louis si guardarono intensamente negli occhi, migliaia di sensazioni scorrevano dentro loro e nessuno dei due si azzardò a proferire parola. Nessuno di loro due aveva qualcosa da dire, sentivano la bocca asciutta, le gambe tremanti, le mani sudate e gli occhi lucidi. Entrambi sapevano dove volesse andare a parare ma ancora nessuno dei due però, aveva capito quale fosse il suo scopo.

Simon si chinò a prendere nel cassetto una rivista che fu appoggiata sulla scrivania.

"Ragazzi, io non voglio questo." disse chiaramente guardando entrambi i cantanti negli occhi e sbattendo duramemte il dito più volte sulla prima pagina della rivista.
L'immagine raffigurava loro due insieme, in prima pagina, con una scritta in caratteri cubitali: Harry e Louis stanno davvero insieme? Fan in delirio.

"A me non interessa della vostra storia amorosa, siete dei ragazzini e capisco la vostra ingenuità, ma ora le persone hanno capito qualcosa e tutto ciò ora è in procinto di crollare, lo scoop serve, ci sta, ma deve essere scoop positivo e che possa quanto il meglio possibile mettere sul piedistallo tutta la band e ora interrompere questo diciamo, legame, susciterebbe qualche scalpore o qualche domanda di troppo. Quindi è un bel problema."

Harry si stava innervosendo, e avrebbe solo voluto scappare via, quell'uomo lì difronte aveva paragonato il suo amore con Louis a qualcosa di futile, insignificate, a qualcosa di negativo che passava agli occhi della gente come qualcosa di sbagliato e si sentì ferito, nel cuore. Quell'uomo lì davanti stava sminuendo un qualcosa di talmente profondo che non era spiegabile a parole ed Harry non riuscì a stare zitto e lo interruppe borbottando un

"Dove vuoi arrivare Simon?" Louis strette la presa sul ginicchio di Harry, che si ricompose velocemente.
Il capo sorrise beffardo e si poggiò allo schienale della sedia muovendo freneticamente una penna tra le dita.

"Una finta relazione."

Harry fissò l'acqua cristallina sotto i suoi piedi e non riuscì a trattenere le lacrime. Gli mancava Louis, e si sentiva in colpa, perchè non riusciva a gestire questa sua mancanza, non aveva mai sentito un dolore così atroce, e di conseguenza non riusciva a godersi tutto quello che aveva sempre sognato, o quasi.
E ancora una volta, stava antecendendo gli altri a lui, e si incolpava anche di questo, anche perchè in cuor suo sapeva che non aveva bisogno di nulla, e che lui avrebbe lasciato tutto questo per vedere Louis felice al suo fianco, in un posto felice, solo loro due.

Si alzò da lì e rientrò nello chalet, per prepararsi una tazza di thè, non riusciva mai a dormire senza.
Aprì il suo PC e controllò l'email e il suo pezzo a cui stava lavorando.
Non aveva ancora dato un nome preciso, ma sapeva che doveva comunque ultimarlo così si mise a scrivere, ovviamente sul suo cuore. Harry, pensava, che scrivere al computer era poco "sentito", diceva che le singole parole dovevi sentirle scorrere nelle vene attraverso il movimento della penna.
Aveva sentito anche una bozza del sound che gli aveva proposto Mitch, e ne era rimasto profondamente colpito. Dunque, si sedette al tavolo in legno e poggiò la sua tazza di thè alla vaniglia indossando, ovviamente, la solita maglietta bianca che gli scivolava perfettamente sui fianchi, e le parole, a quel punto, non potettero che inziare a scorrergli nel cuore.

Se non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Il proiettile
Non impariamo mai, ci siamo già passati
Perchè siamo sempre incastrati
E corriamo via dal proiettile?
Un proiettile

Smetti di piangere
È un segno del tempo
Dobbiamo andare via da qui
Dobbiamo andare via da qui

Smetti di piangere
Andrà tutto bene
È solo che la fine è vicina
Dobbiamo andare via da qui.
(Sign of the times)

•••
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