// ᴘᴀʀᴛᴇ ᴘʀɪᴍᴀ //

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ᴀᴍʙᴜʀɢᴏ
ᴏᴛᴛᴏʙʀᴇ 2009

▁▁▁▁▁▁  𝓟𝓻𝓸𝓵𝓸𝓰𝓸  ▁▁▁▁▁▁

Who were you
before they broke your heart?

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Un'altra tediosa giornata di scuola era appena giunta al termine e Bill tornava a casa in compagnia di Andreas, che blaterava di Dio solo sa cosa.

Ad ogni parola che usciva dalla sua bocca, non poteva impedire al suo viso di contorcersi in una smorfia sempre più infastidita: aveva un'emicrania terribile. Cercò sollievo massaggiandosi le tempie con il pollice e il medio, ma ottenne scarsi risultati. Era quel tipo di dolore sordo che neanche due aspirine avrebbero potuto mandare via; si sentiva il cranio sotto una pressa.

«Andreas...» si lamentò, con la voce più sofferente del suo repertorio.

Aveva rinunciato a seguire il monologo del suo migliore amico, voleva solo che la smettesse di ciarlare.

Quand'era stanco, Bill diventava insofferente e taciturno. Andreas era il suo esatto opposto, doveva essere affetto da qualche rara malattia che lo costringeva a parlare in continuazione. Solitamente lo trovava divertente, ora solo insopportabile.

Protestò di nuovo, ma lui continuò ad ignorarlo, e alla fine gli pose a tradimento la fatidica domanda: «...hai capito?»

Bill si fermò nel mezzo del marciapiede e lo guardò, intontito. Una macchina sfrecciò accanto a loro schizzando acqua da una pozzanghera, nel momento esatto in cui Andreas esplose in una fragorosa risata.

«Dovresti vedere la tua faccia in questo momento!» commentò allegramente, passandosi una mano tra i capelli platinati, alla base dei quali cominciava a fare capolino la ricrescita scura.

Bill si sforzò di sorridere e scosse la testa. «Preferirei di no.»

«Hai fatto le ore piccole ieri?» domandò l'altro riprendendo a camminare.

Bill lo seguì e si strinse nelle spalle, senza sapere cosa rispondere.

Aveva litigato con sua madre, quello era il fatto; ma ormai succedeva così di frequente che si era stufato di parlarne. Non c'era alcuno scopo nel farlo, si sentiva solo un disco rotto. Almeno quando era fuori casa voleva stare tranquillo e non pensarci.

Ieri sera era stato il colmo. Il nocciolo della discussione era sempre lo stesso: "non puoi portare a casa ogni uomo con cui ti diverti". Era una questione di rispetto, di decoro, se vogliamo metterla in questi termini; ma sua madre era dura di comprendonio. Voleva fargliene conoscere un altro. Un altro! Non erano passati che pochi mesi dalla fine della sua relazione con Klaus, quell'imbecille dalla risata da orco, e già ne aveva trovato un altro!

Bill aveva perso le staffe. Che andasse a scoparselo in uno squallido motel, se proprio ci teneva (un contesto che si sarebbe di certo più addetto allo squallore generale del suo comportamento), ma in casa sua non ce lo voleva!

Simone aveva urlato stizzita che non doveva permettersi, poi era uscita di casa sbattendo la porta, lasciando suo figlio solo e un po' confuso in mezzo al soggiorno. Inutile dire che per la rabbia non era riuscito a chiudere occhio... e un po' perché, doveva ammetterlo, era preoccupato per lei. L'orgoglio si era fatto sentire e gli aveva impedito di chiamarla al telefono per sapere come stesse e, soprattutto, dove sarebbe andata, così aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto in quella casa troppo vuota, così vuota da essere opprimente.

WRONG FOR YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora