7. Umbridge

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Passò qualche giorno da quando io e Dafne parlammo del ritorno del Signore Oscuro e della situazione nel Ministero.
Stavamo aspettando l'arrivo del Sottosegretario ad Hogwarts, e con molta attenzione osservavamo i movimenti dei professori, ma con pochi risultati.
Quella mattina mi svegliai all'orario di sempre, mi diedi una sistemata e dopo un po' scesi in Sala Grande per la colazione.
Non la vidi seduta al tavolo, ma non mi preoccupai più di tanto, era già capitato che arrivasse più tardi rispetto me e Blaise.
"L'altro giorno è successo qualcosa con Macnair?" mi domandò iniziando a mangiare.
"Niente di che stavamo giusto parlando un po'" risposi, cercando di sviare l'argomento.
Non mi andava affatto di parlare con Zabini di tutto ciò che stava accadendo tra me e lei.
Considerando il fatto che se anche ci avessi provato, non sarebbe riuscito a capire la reale situazione dei fatti.
"Mh va bene, però tu mi stai nascondendo qualcosa Draco" continuò.
"Ti nascondo ciò che non devi sapere, Blaise"
"Cosa ha Silente lo posso sapere, o no?" mi chiese voltandosi verso quel noiosissimo uomo.
"È particolarmente strano questi giorni e penso.."
"So perchè è così" lo interruppi.
Non ci misi molto a notare che il preside era assorto tra i suoi pensieri, i quali potevo benissimo immaginare senza il bisogno di rifletterci.
"Spiega" mi incitò, abbassando notevolmente la voce
"Sta per arrivare qualcuno del ministero qui a Hogwarts, Blaise" confessai.
Prima o poi lo avrebbe scoperto, tanto valeva avvisarlo.
"Aspetta cosa? Come fai a saper.. Tuo padre?"
"Esatto"
"Ma perché?"
"L'intenzione di Fudge è di usare qualcuno per controllare ogni mossa di Silente"
"Pensano ancora che sia contro il Ministro per prendergli il posto, vero?"
Annuii.
"Non voglio gente del Ministero ad Hogwarts, insomma già le cose si stanno complicando.."
"Blaise sai benissimo che questo è solo l'inizio"
"Almeno hai un idea di chi sarà?" mi chiese sbuffando
"Penso Dolores Umbridge" dissi quasi sussurrando.
"Cosa?!" urlò Zabini guadagnandosi gli sguardi assonnati di tutta la Sala Grande.
"Grazie mille Blaise, insomma stiamo parlando di Quidditch, facciamo girare tutta la scuola verso di noi" dissi sarcastico.
Blaise si guardò attorno e si strinse leggermente la cravatta, per poi rannicchiarsi nel suo mantello
"Pure una mezzosangue, siamo a Hogwarts o a Beauxbatons?" borbottò a denti stretti.
"Beh non penso stia particolarmente simpatica a nessuno qui, considerando che chiunque abbia parenti ad Azkaban non li vede più per colpa sua"
"È stata lei vero?" mi chiese Zabini senza troppi giri di parole, infondo sapeva benissimo che mio padre era stato rinchiuso ad Azkaban, per poter recuperare la profezia speciale che riguardava il Signore Oscuro e..Potter. Tutto questo per colpa di quel Sirius Black, che prima di essere ucciso, l'ha stordito.
"Si, ha condannato anche Walden Macnair, era lì con mio padre e tutti gli altri"
"Insomma tu e Aby la prenderete in simpatia" scherzò mantenendo però un'espressione seria.
"Se non lo farà prima lei con noi due" affermai guardando negli occhi Blaise.
Non c'era bisogno di nessun'altra parola per farmi intendere.

Le lezioni andarono avanti e io e Aby, che mi raggiunse direttamente a Pozioni, provammo a rimanere concentrati sulle nuove spiegazioni.
Quell'anno sarebbe stato terribilmente difficile, visto l'avvicinarsi dei G.U.F.O., ma anche l'imminente arrivo della Seconda Guerra Magica e della mia "decisione", la quale avevo sempre immaginato in un futuro lontano ma mai avvertito in un presente così vicino.
Peró era arrivata lei.
Così simile a me, da permettermi quasi di vedere me stesso coi miei occhi, come uno specchio.
Una persona che aveva vissuto una vita, una famiglia e delle idee, identiche alle mie.
Introversa ma allo stesso tempo interessata e impaurita del giudizio degli altri; so che lei non sa di essere così o magari solo dentro di se, senza farlo vedere agli altri, ma io l'ho notato.
L'ho notato perché anche a me dispiace, infondo, essere considerato come il traditore, il figlio del Mangiamorte.
Io non volevo questo dalla mia vita.
Ma ormai, non avevo scelta.
Come sempre.
Io e Aby avevamo tantissimi punti in comune da farmi quasi paura.
Ma la cosa che mi colpì di più appena la conobbi fu il modo in cui la costrinsero a diventare ciò che non voleva veramente essere, perfettamente combaciante con quello che avevo e che stavo vivendo, reputandomi da solo contro quel grande avversario, più forte di me e che mi avrebbe fatto a pezzi.
Ma evidentemente solo non ero.

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