Osservavo le gocce di pioggia scagliarsi contro il vetro della mia finestra, per poi guardarle morire colpendo la strada sterrata.
Oggi era il grande giorno.
Ma io non provavo emozioni, il mio cuore era vuoto; come sempre.
La mia immagine riflessa nel vetro mi mostrava una Dafne diversa e persa; ma allo stesso tempo un po' più felice, finalmente.
I miei lunghi capelli neri mi coprivano parte delle guance, ricoperte da lentiggini molto visibili, vista la mia carnagione chiara.
Mi girai leggermente e ci fu subito un rumore fastidioso in tutta la mia camera, a cui però ero abituata da tempo: il mio letto aveva le doghe rotte.
Ma la cosa che mi dava più noia era quel rosa pallido nelle mie lenzuola.
Odiavo il rosa.
La mia detestata sorella invece lo amava.
Elizabeth e io non ci parlavamo quasi mai.
Ci odiavamo da sempre e avremmo sicuramente continuato a farlo, e non ho mai avuto un minimo senso di colpa a riguardo ed era molto semplice in realtà, non essendo sorelle di sangue.
Lei era nata babbana, non credeva alla magia; era rimasta orfana e il buon animo di mia madre decise di salvarla e portarla nella nostra famiglia, contro gli ideali di mio padre, il quale non parlò con mamma per tanto tempo a seguito di questa decisione.
Sebbene all'arrivo di Elizabeth io avessi solo 6 anni ricordo perfettamente il litigio dei miei genitori a riguardo e anche il discorso che mi fece mio padre, che condivisi pienamente anche se così piccola; lui infondo è pur sempre un mago Purosangue, e ragionava da tale, ovvero con la costante necessità di classificare tutti per la discendenza sanguigna, pensiero che mi trasmise ma che non ho mai voluto seguire in modo minuzioso.
Alla fine i miei genitori trovarono una soluzione. Dato che Elizabeth aveva solo un anno in meno di me vinse mia madre, trascinando le incertezze di tutti nella sua fastidiosa positività.
Col passare del tempo nella mia famiglia, Elizabeth era sempre più convinta di poter arrivare a essere una maga perfetta, solo perché imparó un po' di incantesimi.
Voleva addirittura superarmi.
Provavo molto fastidio a riguardo ma non lo diedi mai a vedere.
Voleva tanto cambiare, ma questo non può avvenire se dimentichi le tue origini, insomma.
Non mi è mai importato tanto di lei: la nostra famiglia era sempre stata di Purosangue, forse un po' di più quella di papà, ma anche mia madre era una maga a tutti gli effetti.
Insomma per me la presenza di Elizabeth non cambiava nulla, poteva esserci come non esserci.
Non ci siamo mai volute bene: quello che c'era tra di noi era un rapporto di sfida, niente di più.
Sempre voluto da nostro padre, alimentato dalla nostra antipatia e indifferenza reciproca.
Ero stufa della mia vita: una come me, con una famiglia di maghi non meritava quello, ma una vita migliore. Ma loro non capivano.
Ero rinchiusa in questa scuola babbana con Elizabeth da 13 mesi, e contavo i giorni da altrettanto tempo nella speranza di uscirne. Molti miei parenti erano stati rinchiusi ad Azkaban e secondo la preside del Bridge Stone Institute non potevo stare da sola dagli amici di mio padre, secondo lei "persone altrettanto pericolose e maniache che mi avrebbero portato nella strada sbagliata".
Non sono mai stata una ragazza disobbediente, ma quel luogo mi dava alla testa: una volta mi vendicai su una professoressa che non faceva che chiamarmi "Streghettina" mettendo del veleno di basilisco nella sua acqua, nella speranza di poter poi scappare.
Me lo diede mio zio, l'ultima volta che lo vidi, raccomandandomi di usarlo solo per difendermi.
Ma non andò come voleva lui, infatti non mi difese affatto, anzi.
Fui obbligata dalla Chapan a preparare l'antidoto e purtroppo oltre a salvare la signorina Rodet, rimasi senza veleno.
Non si poteva usare la magia in istituto, ma non avevo scelta: tutti mi trattavano in modo pessimo, sottovalutavano me e la mia famiglia e mi davano della pazza.
Un piccolo assaggio di vendetta non era poi così male, in fondo volevo solo farmi rispettare.
Tuttavia l'unica cosa che mi procuró fu la costante attenzione dei professori su di me, e numerose punizioni babbane.Mi resi conto all'improvviso che erano le 10 del mattino, quando guardavo la pioggia il tempo volava sempre, qualsiasi situazione mi circondasse.
Oggi era il grande giorno, sarei finalmente andata ad Hogwarts.
Non saprei descrivere la mia sensazione, stavo bene e non lo ero mai stata, se non davvero poche volte.
La mia espressione apatica non mi abbandonava mai, anche se oggi iniziava a esserci qualche differenza.
Il professor Piton sarebbe arrivato a momenti al Bridge Stone Institute per portarmi via.
Non avrei mai ringraziato abbastanza tutta la mia famiglia per trovarmi l'aiuto di un professore come Severus.
Sarei entrata nel quinto anno, Elizabeth nel quarto, quindi per fortuna ci saremo viste poco.
Finalmente avrei potuto studiare magia per davvero.
Potevo diventare una persona importante come mio nonno, mio padre o qualche altro membro della mia famiglia, che non avrei mai deluso.
Sbottai all'improvviso quando qualcuno bussò alla mia porta, pensai subito alla signora Berry: ed infatti era lei.
"Signorine, è arrivato il Professor Piton.. d-d-dovete andare ad.. ehm... a..." disse tremando.
"Hogwarts, ad Hogwarts" dissi acida.
Presi la mia valigia e la mia amata bacchetta.
Elizabeth mi segui.
Non salutai quella orrenda stanza: fu l'unica cosa al mondo che mi vide piangere e mostrare debolezza, pensai.
"Una come te non deve piangere" mi ripeteva sempre mio padre.
I miei pensieri sparirono come quella porta venne definitivamente chiusa, la mia nuova vita stava finalmente per iniziare.
Il professor Piton era all'entrata.
Erano tutti fuori dalle aule: sguardi di odio, di gelosia e di rabbia mi scrutavano con attenzione.
Non avevo amici lì.
Avevano tutti paura di me, oppure mi davano dell'antipatica e della bugiarda ma non mi interessava, non perdo mai tempo con babbani o persone stupide.
"Macnair dove vai? A fare Apriti Sesamo??" urlò Kendrick Kosher, un babbano bulletto portoghese.
Tutti risero di me.
La voglia di prendere la bacchetta era tanta, ma non potevo usare la magia davanti a Piton, non poteva vedere che disubbidivo.
In fondo la situazione la risolse lui con uno sguardo a dir poco sprezzante.
Potevo sentire la paura di Kosher sino al piano terra.
Come al solito la preside Chapan non mi lasciò andare facilmente: babbana com'era nemmeno credeva all'esistenza di Hogwarts.
Continuava a dire di volere il mio bene e di non volermi vedere morire per colpa della magia, che sono stata portata nella strada sbagliata e che dovevo studiare e diventare una brava studentessa "normale".
Odiavo quella donna, si era sempre immischiata negli affari della mia famiglia e in decisioni che in realtà sarebbero dovute essere mie, giustificandosi poi dicendo sempre di volere il meglio per me.
Non volevo rimanere al Bridge neanche un minuto di più.
Per fortuna Piton riuscì a farla ragionare, lei in fondo conosceva la storia della mia famiglia e non poteva allontanarmi da un futuro che era già mio, per quanto ci provasse da mesi.
Quasi tutta mia famiglia studiò magia; molti anche quella oscura, soprattuto dal lato di mio padre.
Eravamo tutti maghi, e noi figli lo saremo diventati.
Eccetto Elizabeth chiaramente, lei non sapeva cosa voleva, se non solo dimostrare di essere nella famiglia giusta a mio padre.
La vedevo male ad Hogwarts, e per me sarebbe ritornata a Londra in pochi mesi.
Ci fu uno scambio di fogli e firme, e poi uscii finalmente dal luogo che mi stava rovinando la vita.
Eravamo in strada, non ne vedevo una da tanto tempo. La pioggia era diminuita e rinfrescava l'aria di quel 1 Settembre.
Londra era sempre nuvolosa e amavo tantissimo tutto questo, mi rispecchiava.
Piton era un uomo alto, e vestito interamente di nero, colore che riprendevano anche i suoi lunghi capelli, che andavano a fare contrasto con una pelle chiara, quasi come me.
Entrammo in un vicolo cieco.
"Bene signorine Macnair, se ora non vi disturbo devo chiedervi di appoggiare la vostra mano nel mio braccio, così potremmo arrivare ad Hogwarts" disse stizzito.
"Allora, giusto per capire, vi siete mai materializzate?" ci chiese con lo stesso tono.
Ora capivo perché mio padre mi diceva che quando parlava con Severus sembrava sempre arrabbiato con lui.
"Io l'ho già fatta con mio padre" affermai fieramente.
"Ah molto bene, vedo che il suo cognome lo porta molto bene" affermò impassibile.
"Grazie" dissi abbastanza soddisfatta, ma senza troppa vanità.
"Mantieni sempre un profilo basso" ricordai la frase di mia madre.
Piton osservo mia sorella che annuii.
Elizabeth, mi ero già dimenticata della sua presenza.
Io e lei ci aggrappammo a Piton, e in pochi secondi una sensazione di vuoto totale mi invase, per poi farlo di nuovo.
Ma la conoscevo bene.Aprii gli occhi, e mi ritrovai nel posto più bello che io abbia mai visto.
Ero arrivata.
Hogwarts era maestosa: un bellissimo castello padroneggiava nel cielo limpido, seguito da un'ampio spazio di un bellissimo verde che al momento del mio arrivo era pieno di ragazzi.
Alcuni erano sdraiati nell'erba, altri seduti nelle panchine o in piedi a fare qualche esperimento di magia. Si stavano tutti salutando e si raccontavano come avevano passato le vacanze, perciò gli occhi non erano puntati solo su me e mia sorella.
Per fortuna vinse l'idea di mia zia di farci entrare a inizio anno e non quella di mia madre, che voleva portarci a Hogwarts ad anno inoltrato.
L'aria era fresca ma non troppo, li non pioveva come a Londra, si stava benissimo. Una sensazione di calma e soddisfazione mi invase le vene.
In fondo ero ad Hogwarts.
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Macnair
FanfictionDafne Macnair nasce in una famiglia simile a quella di Malfoy. I due crescono con un'idea ben chiara di ciò che sarebbero diventati in futuro e della figura che dovranno poi seguire e favorire. Il loro incontro divenne un qualcosa di speciale per e...