"Ma io ci sarò sempre per te"
"Non sarà più lo stesso, India"
"Saremo amici..."
"Non potrò più baciarti"
"Non fare il melodrammatico"
"Tu smettila di spezzarmi il cuore"
Ogni sabato che si rispetti, senza lezioni e corsi da seguire, dovrebbe essere il giorno di riposo per eccellenza. Ma per Indiana Anderson, seguita dalla sua sfilza infinita di sfighe, c'era un'eccezione.
Il mio cellulare iniziò a squillare prima ancora che riuscissi a chiudere occhio.
La luce accecante del blocco schermo lampeggiava e il comodino vibrava mandandomi i nervi a pezzi. Tastai il legno freddo per cinque minuti, col cuscino schiacciato sulla faccia e gli occhi che imploravano di rimanere chiusi.
Avevo passato un'altra notte insonne, ad ubriacarmi di caffeina e a rovinarmi i polmoni fumando una sigaretta dietro un'altra, e solo quando avevo finito il secondo pacchetto che avevo deciso di provare, anche solo per poco, a dormire.
Avevo solo due corsi quella mattina, ed entrambi dopo le due del pomeriggio, ma l'idea di dormire fino a mezzogiorno sbiadì man mano che le immagini di fronte acquistavano colore.
Un qualche sesto senso, nel profondo del mio inconscio, mi fece pensare che quella chiamata riguardasse la festa della sera appena finita. Poteva essere Luke. Ma no, non aveva il mio numero.
Quando persi la quinta chiamata da parte della segreteria della scuola, scattai giù dal letto.
"Pronto?" Richiamai subito dopo, con la voce impastata dal sonno.
"Parlo con la signorina Anderson?"
"Sì"
"Alla confraternita Quarta Kappa c'è bisogno di aiuto per la pulizia dell'abitazione. Raggiunga l'edificio al più presto e timbri il cartellino, verrà pagata ad ore. " Come una puttana, insomma.
Cercai di fare mente locale su ciò che stava succedendo.
"Adesso?"
"Assolutamente, si sbrighi." La segretaria scolastica richiuse la chiamata.
Quando avevo accettato il sottopagato lavoro di inserviente sapevo che ci sarebbero state situazioni di questo genere, ma data la mia ravvicinata esperienza con la festa, un brivido di terrore mi percorse per tutta la schiena.
Pensai a tutto il caos che avrei trovato e che con molta buona volontà, e con l'aiuto di tanti altri ragazzi, avrei dovuto pulire.
Guardai fuori dalla finestra, il sole era sorto da poco e si respirava nell'aria ancora quella brezza di terra fredda e anidride carbonica.
Le mie scarpe e i miei vestiti era sparsi per terra fino al bagno, come il sentiero di Hansel e Gretel, il che mi ricordò che non avrei potuto iniziare la giornata in alcun modo se prima non avessi fatto una doccia ghiacciata.
I miei pensieri e ricordi rimasero in uno stato di black-out fin quando non uscii dalla doccia. Non ce l'avrei mai fatta ad incontrare Luke, a meno ché quel giorno non fosse durante almeno trenta ore.
Indossavo un paio di pantaloncini grigi da ginnastica corti e una maglia a giro maniche nera, e osservando ancora assonnata la mia immagine allo specchio sopra al lavello del bagno, dissi addio ai vestiti che avevo addosso, erano gli unici pantaloncini che avevo.
Avevo speso quasi tutti i miei risparmi per comprare abiti veri, in un vero negozio. I vestiti usati che mi regalavano i miei assistenti sociali, quelli dei loro figli, non andavano bene per il college, non se volevo sembrare un vero essere umano. Dopo essere passata per l'ufficio informazioni a prendere la divisa (ovvero una rete per i capelli che non avrei messo, dei guanti usa e getta e un grembiule) raggiunsi la villa ed erano oramai quasi le dieci, ero in ritardo e per questo correvo cercando di arrivare quanto prima.

STAI LEGGENDO
Scars - Sotto la mia pelle
Fanfiction"Hai paura, stai tremando." mi accarezzò la guancia con il pollice "Non ho paura." "Allora smetti di tremare. " "Non tremo." Tremavo. Il mio petto si alzava e si abbassava così velocemente. Ero sicura mi si sarebbe aperto un buco in petto da un mome...