Capitolo 8

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Quel qualcuno è Andy.
"Che c'è?" domando nervosa.
"Perché ti comporti così?" chiede serio.
"Così come?" ribatto io.
"Non fingere di non sapere" mi rimprovera.
Ma io lo ignoro e comincio a guardarmi le unghie. Gli si forma un cipiglio in faccia e un secondo dopo mi ritrovo con la schiena a muro e con lui che mi stringe i polsi.
"Rispondimi" mi urla contro, ma dai suoi occhi capisco che non mi farà del male, ma vuole delle risposte.
"Senti, quando ti ho conosciuto mi hai trattato malissimo senza neanche un motivo valido, sto solo ricambiando" esclamo alzando la voce e diventando rossa per la rabbia. Fa un sospiro, guardando il pavimento.
"Scusa" dice infine.
Sbuffo. Come se delle scuse bastassero! Mi sono sentita giudicata come uno che giudica la copertina di un libro senza nemmeno conoscerne il contenuto. "Scusa Jessica, mi dispiace veramnete, non ho tenuto conto delle parole che ho detto, ero nervoso per un fatto successo prima che arrivaste e non mi importava di niente, possiamo ricominciare da capo?" chiede lasciandomi i polsi e alzando lo sguardo, allora trattengo il respiro. Nei suoi occhi vedo un'infinità di emozioni; un mix di rabbia, tristezza, dispiacere...
Cosa faccio? Gli dò un'altra possibilità? Se non gli importasse niente non me lo avrebbe chiesto penso. Devo fare la cosa giusta, in ogni caso lo vedrei sempre, quindi è meglio non litigare infondo è anche il mio capo, presumo.
"Sì" rispondo e sul suo viso si forma un sorriso sincero.
Si avvicina di più a me aprendo le braccia, lo stringo forte e lui ricambia, nell'istante in cui le sue braccia avvolgono la mia schiena sento un brivido percorrermi il corpo. Mi sento bene tra le sue braccia, mi sento al sicuro, protetta, più di quanto non lo sia stata durante gli ultimi 4 anni, mi sento a casa.

Dopo un po' ci stacchiamo e ci dirigiamo in classe, alcuni stanno facendo ancora gli esercizi, guardo Grace e lei mi guarda con la faccia pervertita e il sorrisetto malizioso che non poteva assolutamente mancare.
Per risposta le faccio il dito medio e vado a sedermi al mio posto seguita da Andy, sono felice di aver risolto la situazione con lui. Nelle due ore seguenti c'è arte e la professoressa ci assegna subito un disegno da copiare a matita, si tratta di un vaso. Ci distribuisce i fogli e ci dice di finirlo entro queste due ore, non è molto difficile quindi mi metto subito all'opera. Ho approfittato per parlare un po' con Andy e in effetti è simpatico, ma si ostina a non volermi dire niente di lui, è molto riservato e non si apre facilmente agli altri.
Ma alla fine ridiamo e scherziamo tutta l'ora, ho finito il disegno, in effetti sono anche soddisfatta, non è venuto tanto male.
Dò una sbirciatina al disegno di Andy, è bellissimo! Quel ragazzo ha una mano abbastanza ferma e precisa.

Le altre ore passano molto velocemente, sono ancora seduta con Andy, adesso dovremmo avere inglese ma noi stiamo parlando di tutto tranne che dell'argomento affrontato in quest'ora.
"Sei venuta con la macchina?" chiede ad un certo punto Andy.
"No, mi ha accompagnato Jorge" rispondo io.
D'un tratto tende la mascella e si irrigidisce tutto, ma che gli prende? Gli tocco il braccio preoccupata, gira di scatto la testa verso di me e mi guarda fisso meglio occhi.
"Che hai?" chiedo fissandolo negli occhi e passando la mano sul suo braccio.
Rilassa i lineamenti del viso e anche il corpo.
"Niente" risponde velocemente continuando a guardarmi. Sembra non voglia distogliere lo sguardo, infatti nemmeno io voglio.
Nei suoi occhi vedo qualcosa di strano, che non vuole farsi scoprire, forse un sentimento o forse un ricordo, ma qualcosa mi fa pensare che non sia molto allegro.
Continuo a sostenere il suo sguardo finché non sono costretta ad abbassarlo, perché la prof mi ha chiamato.
"Signorina Johnson, venga alla lavagna a svolgere l'esercizio 9" dice con la sua voce acuta che non sembra nemmeno umana.
"Sì eccomi prof" rispondo alzandomi dalla sedia.
Vedo di sfuggita che Andy mi sta ancora fissando.
Vado alla lavagna e svolgo l'esercizio alla perfezione, poi ritorno al mio posto fiera di me stessa.
"Molto bene, è corretto" dice la prof "andiamo avanti con gli altri esercizi, ma ora fateli per conto vostro."
Alla fine quando suona l'ora mi avvio all'uscita, ma una mano mi afferra per il braccio, mi giro allarmata e trovo Andy sorridente.
"Prima non sono riuscito a chiederti se volevi un passaggio, dato che non hai la macchina" dice togliendo il suo braccio dal mio.
"Ah ehm.. sì va bene, ma prima devo dirlo a Grace sennò mi aspetterà qui tutto il giorno" dico camminando verso l'uscita.
Lui annuisce e mi segue, attraversiamo il cortile e raggiungo Grace.
"Ehi volevo dirti di non aspettarmi, vado a casa con Andy" le dico sbrigativa.
"Ah, va bene, tranquilla" dice cercando di nascondere un sorrisetto, ma non ci riesce affatto.
"E non ridere!" dico dandole una gomitata leggera. Si gira e va da Jorge che è già in macchina ad aspettarla.

Bad boy a MiamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora