Capitolo XXXII

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Varcai l'ingresso della mia stanza e richiusi la porta alle mie spalle. Mi misi a sedere sul letto a gambe incrociate e presi il cellulare per chiamare i miei genitori. Decisi di usare la videochiamata per parlare con loro quella sera, così digitai il numero di mia madre e attesi che rispondesse. 

Dopo qualche squillo, ancora nulla. Ero sicura di avergli spiegato come rispondere a una videochiamata. Ricordavo perfettamente la loro gioia quando gli mostrai come usare la fotocamera durante una telefonata sul cellulare, possibile che avevano già dimenticato come fare?.

Feci numerosi tentativi e finalmente riuscii a parlare con loro.
«Candice, tesoro, riesci a vederci?» Mio padre aveva in mano il cellulare e continuava a muovere il viso davanti la fotocamera. Mia madre, invece, cercava di appropriarsi di un po' di spazio nello schermo in modo che potessi vedere anche lei, ma invano.

«Papà riesci a stare fermo, così posso salutare anche la mamma?» chiesi, ridendo. Avevano entrambi la faccia attaccata allo schermo e riuscivo a stento a riconoscere gli occhi e il naso.
«Ora ci vedi entrambi?» chiese mia madre.

«Magari potreste allontanarvi un po' dal telefono...» risposi, portandomi disperatamente una mano alla fronte. Non pensavo sarebbe stato così complicato.

Quando finalmente si sistemarono, parlammo tranquillamente per un po'.
«Come stai, tesoro?»
«Io bene, voi? Vedo che papà è un po' raffreddato...» dissi, notando mio padre starnutire senza sosta.
«Sì, esatto. Purtroppo sono costretto ad occuparmi del giardino anche con temperature vicino allo zero...» si lamentò, tossendo.
«Domani verranno gli zii? Anche qui sono attesi molti ospiti... Mi mancate!» dissi, con un velo di tristezza nella voce.
«Anche tu ci manchi, tesoro. Oh, ma quella è la tua stanza? Sembra molto carina.» chiese mio padre.
«Sì, è deliziosa.» affermai, alzandomi dal letto. «...ma questa è la cosa che preferisco di più. Guardate.» dissi, puntando la fotocamera del mio cellulare verso la finestra per mostrare loro il candido paesaggio attorno l'abitazione.
«Davvero meraviglioso.» commentò mi madre.

La nostra conversazione fu interrotta dalla voce di Brian che mi chiamava per la cena.
«Oh, cavolo!» esclamai.
«Cosa succede?» domandò mamma.
«Oh, nulla...» dissi, portandomi una mano sugli occhi. «...dovevo aiutare la madre di Brian ad apparecchiare, ma parlando con voi me ne sono completamente dimenticata e ora devo scendere di sotto per cenare.»
«Non preoccuparti Candice... non è successo nulla di grave.» mi rassicurò lei.

In fin dei conti aveva ragione, ma non poteva di certo sapere che tipo fosse Anna e quanto ci tenessi a fare bella figura con lei. Non avevo intenzione di raccontarle come mi aveva trattata al nostro primo incontro. Sospirai.

«Ora devo proprio andare... non vorrei farli aspettare. Buonanotte mamma, buonanotte papà. Ci sentiamo domani, vi voglio bene!»
«D'accordo, buonanotte tesoro. Ti vogliamo bene anche noi.»

Chiusi la videochiamata e scesi in sala da pranzo, dove erano già tutti seduti al proprio posto a tavola. La nonna di Brian stava servendo il brodo di pollo in ognuno dei piatti, mostrando difficoltà nei movimenti.
Accorsi subito ad aiutarla.

«Lasci fare a me...» dissi, allungando le mani per prendere la pentola.
«No.» la voce della madre di Brian mi fece irrigidire all'istante. «Lasciala fare. E siediti.»
«D'accordo.»

Interdetta, mi accomodai immediatamente, guardando con aria interrogativa Brian. Magari mi avrebbe spiegato il perché di una tale reazione. Lui scrollò le spalle, senza aggiungere nulla. Evidentemente era sorpreso quanto me.

In cuor mio, speravo di non aver rovinato tutto con Anna e di essere nuovamente al punto di partenza. Il clima a tavola era un po' teso. Ascoltammo i discorsi tra il mio ragazzo e il padre riguardo i loro progetti per rinnovare un po' la casa e ogni tanto scherzavamo con la nonna, sotto lo sguardo severo della madre di Brian.

Il brodo ci permise di riscaldarci contro il freddo che cominciava ad essere insopportabile. Era evidente che le temperature fossero scese maggiormente. Conclusa la cena, offrii ancora una volta, il mio aiuto che Anna accettò con un semplice cenno del capo.
Brian anche diede una mano a sparecchiare, non lasciando che facessi tutto il lavora da sola. Lavai anche i piatti, mentre lui li asciugava.

«Ti diverti ad essere come Cenerentola?» mi chiese, prendendo un bicchiere che gli stavo passando. Eravamo in piedi davanti al lavello in cucina, l'uno accanto all'altra, ansiosi di completare le mansioni.
«Ma cosa dici, Brian?» domandai, con sguardo imbronciato.
«Non sei obbligata a fare tutto tu. Il fatto che mi madre sia una scansafatiche è ovvio, nella sua vita non ha mai alzato un dito se non per rimproverare qualcuno. Non ha mai fatto nulla in casa, ci ha sempre pensato Natasha e ora... non vorrei approfittasse di te...»
«Oh, ma io lo faccio perché mi fa piacere dare una mano. Credo sia più giusto che ci pensi io, invece che tua nonna... poverina.»
«Già. Anche io.» aggiunse lui, sospirando.

«E tu, invece? Come mai così volenteroso?» gli chiesi, con tono scherzoso.
«Tu mi sottovaluti... mi ferisci così.» rispose, ironicamente, portandosi una mano al petto.
«Ma piantala!» esclamai e scoppiammo a ridere entrambi.

Terminammo il lavoro verso le undici, eravamo entrambi stanchi, ma desiderosi di passare un po' di tempo insieme. La casa era buia e silenziosa, tutti erano rientrati nelle rispettive stanze.
Io e Brian andammo in soggiorno e ci mettemmo a sedere davanti al fuoco del camino, abbracciati. I nostri volti erano illuminati soltanto dal caldo colore delle fiamme scoppiettanti. Restammo lì per un po', in silenzio, a goderci la pace di quel momento. Ci scambiammo qualche tenero bacio, poi mi distesi accanto a lui, nascosta da una soffice coperta di plaid. Lui prese ad accarezzarmi e io mi rilassai completamente, fino ad addormentarmi tutto d'un colpo. 

Il mattino seguente, il giorno della vigilia di Natale, fu uno dei risvegli più belli della mia vita. Aprii gli occhi e mi resi conto di aver passato la notte sul divano del soggiorno, ma Brian non c'era. Mi domandai che ora fosse, così guardai il cielo attraverso la vetrata. La luce era debole e l'aria sembrava macchiata da tanti piccoli puntini bianchi. Strofinai gli occhi e guardai meglio, accorgendomi del vento che li stava trasportando. Mi alzai dal divano e mi avvicinai alla grande finestra. Non appena capii di cosa si trattasse emisi un grido di gioia e di stupore. 

Brian accorse immediatamente.
«Candice, va tutto bene?» mi chiese. Io, avvolta nella mia coperta, schiacciai il naso contro il vetro ghiacciato, osservando la meraviglia che mi si trovava davanti. I fiocchi di neve fluttuavano nell'aria, come in una danza, per poi adagiarsi delicatamente al suolo. I monti, imponenti alle spalle delle abitazioni, erano anch'essi coperti dal manto bianco. Non avevo mai visto nulla di simile e quasi mi commossi al pensiero di come la natura, a volte, sia in grado di regalarci spettacoli del genere. 
«Sta nevicando Brian! È fantastico!» esclamai, euforica. Lui mi si avvicinò, ridendo.
«Buona Vigilia di Natale anche a te, piccola.»


SPAZIO AUTRICE: 
Volevo informarvi che sto revisionando i primi capitoli, in modo da sistemare alcuni errori. Innanzitutto, ho deciso di modificare i nomi di Mark e Caroline che stonavano con il contesto italiano in cui li ho voluti inserire, come alcune di voi mi hanno fatto notare. Quindi se d'ora in avanti vi dovreste trovare di fronte nomi come Marco e Carolina, non temete! Sono loro. 
Anche Dennis, il ragazzo che lavora alla pasticceria dei genitori di Candice, ora si chiama Valerio.
 

Comunque, che ne pensate di questo capitolo?  Mi farebbe piacere che lasciaste un commento, davvero. Non ne  sto ricevendo molti ultimamente e non so se la storia vi stia continuando a piacere e a coinvolgere. Vi ringrazio lo stesso per aver letto fin qui, anche a voi lettori silenziosi! 

A presto. <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 10, 2017 ⏰

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