Capitolo XXIII

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La discesa dalla cima della cattedrale impiegò molto meno tempo e fu decisamente meno faticosa della strada di andata. Quando uscimmo fuori dal Duomo era ormai buio, la luna era quasi piena e in cielo non c'era una sola nuvola.

«Ragazzi, non so voi, ma io ho una gran fame!» esclamò Brian.

«Oh, io e Carolina avevamo pensato di fermarci a mangiare qui in centro, vi va di venire con noi?» domandò Jonathan, riferendosi a me e al mio ragazzo.

La mia migliore amica diede una gomitata nel braccio a Jonathan, che emise un risatina mentre lei lo guardò con un sorriso imbarazzato. Iniziavo a sospettare ci fosse qualcosa tra quei due, ma pensai che Carolina non si sarebbe mai spinta oltre un'amicizia con un ragazzo che avrebbe visto soltanto per qualche giorno prima di tornare nella sua metropoli inglese.

«Oh, no grazie, ma ho in mente altri programmi per questa sera.» rispose Brian, lanciandomi un'occhiata maliziosa. Io sussultai leggermente a quelle parole. Ancora una volta non sapevo cosa aspettarmi da lui.

«D'accordo, allora ci vediamo più tardi!» disse Carolina, cercando di comunicarmi con lo sguardo che ci saremmo raccontate tutto prima di dormire.

Brian mi prese per mano e insieme ci dirigemmo verso l'albergo, accompagnati da una fresca, ma piacevole atmosfera di quella sera di giugno. Il mio cuore era leggero e la mia mente spensierata, in quel momento mi sentivo davvero felice e nulla sarebbe stato in grado di rovinare il mio umore.

«Ce la fai ad essere pronta tra una mezz'ora?» mi chiese Brian, una volta nella hall dell'hotel.

«Non ti garantisco niente, ma cercherò di fare il prima possibile.» gli risposi, scherzosa.

«Oh, oh, la signorina si fa anche aspettare ora!» esclamò lui, trascinandomi a sé.

«Una donna si fa sempre aspettare.» sussurrai io, guardandolo negli occhi.

Lui mi diede un dolce bacio sulla fronte, salutandomi,per poi recarsi a prenotare un tavolo per cena.
Io salii velocemente in camera, morendo dalla voglia di sdraiarmi per qualche minuto sul letto.
Ero davvero stanca, ma quella giornata così intensa e che ancora non voleva vedere una fine, rappresentava lo stile di vita che avevo sempre sognato.
Dopo poco entrai nella doccia, rinfrescandomi sotto il getto d'acqua, mentre canticchiavo una delle mie canzoni preferite. Uscii dalla cabina, avvolta da una semplice asciugamano quando, mentre sceglievo cosa indossare quella sera, qualcuno bussò impaziente alla porta.

«Chi è?» domandai, avvicinandomi all'ingresso della camera e guardando dallo spioncino.

«Signorina bianchi?» chiese un uomo, a me sconosciuto, ma che probabilmente lavorava in quell'albergo.

«Si, sono io.»

«Ho qui per lei qualcosa da parte del signor Keller.» aggiunse lui.

Strinsi l'asciugamano più forte intorno al mio corpo e aprii leggermente la porta sporgendomi soltanto con il viso e metà busto. L'uomo mi porse un piccolo scatolino, per poi allontanarsi in maniera discreta.
Io lo ringraziai e, con ancora più curiosità, pensai a cosa avesse avuto in mente Brian quella sera.

Aprii quel pacchetto, richiuso con del nastro di colore rosa carne avvolto in un piccolo fiocco.
Al suo interno vi trovai una collanina, dalla catenina sottile, in argento, a cui era legato un piccolo cuore dello stesso colore del fiocco, in vetro opaco. Era stupenda. Mi portai una mano davanti alla bocca, ero davvero emozionata.

Brian era stato in grado di stupirmi ancora una volta, ma qualcosa mi diceva che le sorprese non erano finite. Infatti, nello scatolino c'era anche un piccolo biglietto, in stampa digitale con su scritto:

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