Londra, Gatwick

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ALT!
PRIMA DI INIZIARE A LEGGERE VORREI DIRVI UN PAIO DI COSE.
PREMETTO CHE QUESTA E' LA PRIMA VOLTA CHE PUBBLICO UNA STORIA, SPERO DAVVERO DI ESSERE ALL'ALTEZZA DELLE VOSTRE ASPETTATIVE, MA SOPRATTUTTO DI NON DELUDERE ME STESSA.
QUESTO CHE LEGGERETE E' UN CAPITOLO INTRODUTTIVO, MI FAREBBE PIACERE CHE COMMENTASTE CON LA PRIMA IMPRESSIONE CHE VI HA SUSCITATO QUELLO CHE AVETE LETTO.

ACCETTO QUALSIASI CRITICA E CONSIGLIO, SONO DISPOSTA A MIGLIORARMI SEMPRE DI PIU'.

GRAZIE MILLE, E BUONA LETTURA



«Signorina, prego, da questa parte.» Mi avvicinai al banco del check-in, le consegnai la valigia da stiva e le porsi i dovuti documenti. La donna mi accolse con un gran sorriso, aveva un vivace rossetto rosso sulle labbra che riprendeva il colore della divisa da hostess, dalla quale riuscii a leggere il suo nome, "Katie". I suoi capelli castani erano legati in uno strettissimo chignon, e la luce riflessa dal monitor del computer sul quale stava digitando i miei dati, accentuava il chiaro colore dei suoi occhi. Poi alzò lo sguardo, e disse «Eccoci qui, il numero del suo imbarco è 55E. Le raccomando di essere puntuale.» La ringraziai con un cenno di assenso, e mi avviai al gate.

Camminavo facendomi spazio tra la folla, con una mano trascinavo il trolley nero dalle dimensioni giuste per poter essere considerato un bagaglio a mano, e nell'altra tenevo il biglietto aereo. L'orario del volo era le 14:30, ed io ero decisamente in anticipo, così decisi di fermarmi da Caffè Nero. Ordinai il mio muffin preferito abbinato ad una tazza di cioccolata calda, l'ideale per rilassarmi, e comodamente mi misi a leggere, isolandomi dai rumori di quel luogo.

L'aeroporto di Londra quella mattina brulicava di gente. Era una fredda giornata di fine dicembre, e molte famiglie erano sicuramente in partenza per le vacanze natalizie. Mi divertiva osservare le persone e immaginare dove fossero diretti in base alla prima impressione che mi suscitavano. Osservai un bambino con un pesante giubbotto blu correre felice intorno la madre che cercava di fermarlo per raccomandargli di non allontanarsi.

Allungando la vista verso destra, in una delle hall dell'aeroporto, vidi una famiglia composta da due genitori che sorridevano felici alla loro piccola bambina nel passeggino, e a quell'immagine non potei nascondere il velo di tristezza e malinconia che invase il mio animo.

Distolsi immediatamente lo sguardo da quella scena che riapriva in me una ferita incurabile, pronta a sanguinare in ogni momento. Portavo quel dolore dentro da anni, ma ero finalmente decisa ad affrontare la verità. 


Quel viaggio, quel giorno, avrebbe cambiato la mia vita, la sua vita. Ero consapevole del fatto che sarebbe stato difficile, forse traumatico, per tutt'e due, ma non potevo più scappare.
"Stai facendo la cosa giusta" dissi a me stessa. Dopo poco, i miei pensieri furono interrotti dal suono squillante dell'altoparlante: «Attenzione! I passeggeri del volo 55E sono pregati di avvicinarsi, a breve cominceremo la procedura d'imbarco » così mi alzai dalla poltrona e mi diressi al gate. Sentivo il cuore accelerare il battito ad ogni passo, e una sensazione di leggerezza si confuse ad un enorme senso di colpa che appesantì la mia coscienza.

Dopo aver superato i controlli del metal detector mi misi in fila con gli altri passeggeri del mio stesso volo, ad aspettare la navetta che ci avrebbe portato dinanzi l'aereo. Quando salii, un vento gelido scompigliò i miei capelli e, nonostante fossi coperta da sciarpa, guanti e cappello, rabbrividii. Fortunatamente la temperatura all'interno del velivolo era piacevole.
Mi diressi al mio posto, situato, per fortuna, di fianco all'oblò. Accanto a me era seduto un uomo anziano, probabilmente aveva paura dell'altezza, perché notai che strinse forte la mano della moglie, seduta al suo fianco, nel momento del decollo. A me, invece, non spaventava affatto, adoravo volare, e amavo osservare, per quel che potevo, le enormi distese di acqua, le nuvole e la ruvida terra a migliaia di chilometri da me.

Dopo poco, aprii la borsa e presi l'unica sua fotografia che avevo conservata, la guardai e non riuscii a trattenere una lacrima. Allo stesso tempo, però, fui travolta da un grande senso di responsabilità, che mi sarebbe spettato nonostante la mia giovane età. Avevo commesso un errore in passato, ma quell'errore sarebbe diventato il punto da cui avrei ricominciato tutta la mia vita.


Ricomincio da teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora