Thor. Dio della guerra, del tuono, del cielo. Signore di Asgard. Ecco chi era mio padre. L'uomo anzi il dio che aveva abbandonato mia madre. Che l'aveva pugnalata alle spalle,che l'aveva lasciata con una figlia in fasce. Ma non solo. Il caro paparino era poi tornato e aveva nuovamente sfruttato l'amore della mamma per lui. Io avevo otto anni, quando la mamma mi disse che avrei avuto un fratellino. Ero così presa dalla gioia, che solo tre anni dopo mi sarei chiesta chi ne fosse stato il padre. Pensavo fosse l'uomo con cui usciva la mamma all'epoca, la cui storia era durata più o meno due settimane. Da allora, la mamma aveva completamente ignorato la possibilità di un partner nonostante fosse una donna bellissima e intelligente. Quindi doppio tradimento. Thor non era solo mio padre, ma anche quello della mia Eris. La cosa che mi bruciava al punto da rinnegare la mia origine era la certezza che lui per noi non c'era mai stato e che Eris avrebbe dovuto passare la vita senza un genitore al suo fianco. Il padre di Katja era un dio, eppure si conoscevano e un legame più o meno l'avevano. E noi? Chi l'aveva mai visto lui! La mamma si arrabbiava e si malediceva per la sua stupidaggine, ma lo amava ancora. Lo sentivo quando parlava di lui, anche quando affermava di odiarlo. Sentivo il suo dolore e i suoi nitidi ricordi del dio, che non riusciva a dimenticare. Eris sperava ancora di conoscerlo o vederlo una sola volta. Anch'io ero ingenua alla sua età, ma con il tempo avevo capito che era inutile sperare. Lui non era mai venuto e perchè avrebbe dovuto farlo adesso? Con una figlia maggiorenne e una ormai adolescente? O forse il possente Thor avrebbe voluto due bei maschietti? Ero abituata alla sua assenza e non mi sarei fatta raggirare. Me ne fottevo di chi era! Io non avevo un padre. Lui era morto il giorno stesso del nostro abbandono. L'avrei respinto, mi sarei mostrata ostile. Non avrei avuto pietà. Per nessuna ragione.
Katja era andata via da qualche ora. Erano le 15 in punto, quando la mamma era rientrata trafelata. Doveva partire per il Messico immediatamente. Una giornalista, che era a El DiabloDorado per un servizio, sembrava essere finita nei guai. Sembrava sparita nel nulla. La mamma e un paio di colleghi erano stati avvisati dalle autorità e avevano deciso di andare a verificare la situazione. La mamma era vicedirettrice della History Plans, una rivista che trattava argomenti storici o politici, e ciò comportava molti doveri. Tra cui quello di andarsi a riprendere gli inviati privi di orientamento. Menomale che c'erano le vacanze di Natale... - Mamma, non c'è nessun altro che può andare in Messico? Mancano 96 ore a Natale.- Per la prima volta dopo giorni e giorni, Lian Fairwales sembrava aver riposto la sua ostilità. Almeno in parte. - Ice, non posso lasciare Charlotte Yurich sperduta nel deserto. Ancora devo capire cosa le sia accaduto. Era tutto in regola jeep, guida, mappe... e lei è scomparsa. Quella ragazza! Chissà cosa le è saltato in testa!- la mamma chiuse la valigia appena preparata. - Beh, guardiamo il lato positivo. Là non farà così freddo.- commentai per enfatizzare. - Già a El DiabloDorado dicono che il clima sia bollente. Ti telefonerò al più presto e ti manderò qualche foto per e-mail.- Mia madre fece una pausa, per poi impallidire. - Accidenti, gli zii stasera sono occupati! Cavolo!- Stava per prendere il cellulare, quando si voltò verso di me. - Se pensassi tu ad Eris per stasera riusciresti a non far entrare mostri dalla porta d'ingresso?- - Mamma, non è la prima volta che Eris ed io restiamo sole.- replicai calma. - Solo per stasera, Ice! Domani andrete dagli zii. Telefono loro, mentre vado in aereoporto.- Si infilò svelta le scarpe e finì di truccarsi alla velocità della luce. Prima di prendere la valigia, però mi prese il viso tra le mani con dolcezza. - Ice, ascolta. Proteggi Eris e per favore, evita di combattere o fare qualunque cosa del genere. Te ne prego.- - Mamma, l'hai detto tu stessa. Andrà tutto bene, non ti preoccupare.- Lian si morse il labbro, per poi scendere al piano di sotto. Il suo aereo partiva alle 20.10. Cioè tra due ore. La luce del sole morente penetrava dalle finestre. Eris era in salotto a leggere un libro di scuola e appena scese la mamma, le corse incontro come un fulmine. - Vi lascio l'auto. Le chiavi sono nel cassetto. La cena è già pronta basta scaldarla. Per qualsiasi evenienza chiamate lo zio. Vi viene a prendere domattina. Stasera resterete qui. Non uscite per nessuna ragione. Chiudete le porte a chiave e...- - Quando torni?- la domanda di mia sorella fu semplice e diretta. - Non lo so tesoro. Il più presto, spero.- rispose la mamma accarezzandole la testa. Un clacson che suonava. Uscimmo tutte fuori. La mamma ci diede le ultime direttive e ci baciò sulla fronte. Poi mi sussurrò velocemente: - Non fare cavolate.- Aprì lo sportello ed entrò nel taxi. Mentre ci salutava e l'auto partiva, mi chiesi quando l'avremmo rivista. Un senso di inquietudine mi fece venire i brividi. Osservai il taxi svoltare la curva e sparire alla nostra vista. La notte calava inesorabile. Misi una mano sulle spalle di Eris. Se ci fosse stato nostro padre, non ci saremmo trovate da sole. - Che ne dici una buona cenetta e di un bel film?-
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Valkyr
FantasyLORO HANNO DISTRUTTO LA MIA VITA. MA IO ME LA RIPRENDERÒ LOTTANDO. Ice Fairwales ha 18 anni ed é una semidea. Figlia di Thor, ha dovuto imparare a difendersi dalle creature che cercano di ucciderla. Ma la sua vita é destinata a cambiare: sua madre...