Capitolo VI

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Una tenue vibrazione proveniente dal tavolo mi strappò al sonno leggero, in cui ero piombata. Di recente, bastava uno spiffero per svegliarmi. Eris era già andata a dormire, così io ne avevo approfittato per rilassarmi un po' sul divano. A dire il vero, non me la sentivo di abbassare la guardia specie se vicino alla mezzanotte. Mi stiracchiai e presi il cellulare.            ,- Pronto.- dissi schiarendomi la voce.                                                      - Ice! Cazzo, dove sei?!-                      - Katja, calmati, cosa é successo?- mi raddrizzai di scatto pronta all'azione.                                              - Merda! Lorence, alle tue spalle!-Udii diversi tonfi e stridii.                       - Katja, si può sapere che stai facendo?- esclamai con i nervi a fior di pelle.                                                   - Siamo stati attaccati. Il problema é che ci hanno presi alla provvista. Merda, sono tutti demoni credo.-       - Arrivo subito- la situazione era gravissima. - Rischiate di farvi ammazzare.-                                       - Non venire qui. Noi ce la caviamo anche da soli, é la barriera di casa vostra che non può reggere i colpi di questi cosi. Sono troppo forti. Ice, abbiamo notato la presenza di strani individui nella tua zona. Forse al parco, dove andiamo a correre. Non so dirti se sono dei, creature o robe simili ma siete in pericolo. Dovete...-- Katja, pronto? Pronto!- la linea era caduta.                                                 Ci mancava anche questa! Ora la mia migliore amica rischiava di essere uccisa e anche noi. Mi portai le dita alle tempie. Non potevo uscire di casa, dovevo proteggere Eris. L'avevo promesso alla mamma. Ma se fossi rimasta lì, i mostri sarebbero arrivati comunque e se la barriera fosse ceduta, allora sì che le mie qualità di cacciatrice non sarebbero servite a nulla. Mi alzai. Mi dispiaceva per la mamma, però dovevo andare al parco e verificare la situazione. Forse sarei riuscita a contenere i danni. Per me e per Eris. Sistemai il pugnale nella cintura e la mia daga, che altro non era che una spada corta. Lanciai un ultimo sguardo verso le scale. Eris non doveva saperlo, non volevo farla preoccupare più del dovuto. Uscii di casa e iniziai a correre. Dovevo fare in fretta.                                                   Sfrecciavo lungo i marciapiedi più bui, lungo i vicoli meno frequentati. Nessuno si accorgeva di me. Una ragazza strana dalle doti innaturali. Il freddo era più pungente del solito e all'orizzonte si intravedeva il profilo argenteo di grosse nuvole. Non soffiava il vento. Per lo meno, gli altri non avrebbero percepito il mio odore. Arrivata in prossimità del parco, rallentai. Non c'era anima viva, però forse era meglio così. I lampioni illuminavano i muri alti che circondavano l'immenso giardino e il grande cancello arrugginito. Mi avvicinai e imprecai, quando capii che era stato chiuso. I proprietari per una volta se lo erano ricordati. Ok. Quello era un giardino privato, che io e Katja avevamo fatto nostro ritrovo segreto. Sì, lo so, non era una cosa molto carina da fare. Ma dove poterci allenare da sole, se non in un parco abbandonato? Mi tirai il bavero della maglia blu notte a collo alto sulla bocca e mi calai il cappuccio sul volto. Poi, misi un piede sulla prima sbarra orizzontale del decrepito cancello e con un balzo, mi arrampicai sulla cima. Scesi con un semplice salto. Il cancello era alto solo un paio di centimetri più di me. Mi inoltrai per il disconnesso sentiero mattonellato. Qua e là apparivano alberi e qualche vecchia statua alla greca mutilata o rovinata dal tempo. L'erba in alcuni punti era veramente alta. Il tutto sommato al buio più totale era lo sfondo perfetto per un film horror. Dopo neanche un metro, mi fermai. Tesi le orecchie e scrutai l'oscurità. Evviva, la mia nuova vista supersonica! Il buio era sempre stato uno dei miei compagni preferiti. Mi muovevo meglio di notte che di giorno. E a parte questo,... c'era qualcuno. Lo sentivo nell'aria come una sorta di vibrazione. Ne ero certa. Non ero da sola. Improvvisamente, un fragore assordante e una luce accecante mi fecero parare gli occhi con le mani.     Il tutto veniva dal confine sottile, che divideva il bosco vero e proprio dal giardino. Non che ci fosse molta differenza ormai. Mi fiondai verso quel punto imprecisato. I piedi affondavano nella terra umida come  se fosse composta da sabbia. Tonfi, fruscii, voci,...Ero quasi arrivata, quando vidi grosse fiamme divampare nell'oscurità. Il loro calore era percepibile anche a distanza. Ma cosa era successo? Attraverso i guizzi rossastri di quello che sembrava un vero e proprio rogo, vidi figure indefinite che combattevano tra di loro. Non feci in tempo, a vedere meglio. Udii una voce alle mie spalle: - A quanto pare, abbiamo rinforzi.- Qualcuno mi colpì il viso con un pugno e mi scaraventò a terra. Mi rialzai con riflessi ancora ottimi, tenendo la mano sullo zigomo dolorante e sfoderando la daga.. Mi guardai attorno, ma non c'era  nessuno.  Improvvisamente, qualcuno mi bloccò da dietro. Lo sconosciuto mi portò la lama di un'arma all'altezza del collo e mi sollevò da terra tenendomi ferma con le braccia. La mia spada cadde a terra. Iniziai a dimenarmi e a scalciare, ma la presa di quel tizio era più forte di quanto potessi immaginare.                                          - A quanto pare, sei molto nervosa bellezza. Perché non ti rilassi?- il tono mellifluo di quello stronzo mi fece arrabbiare ancora di più.              - Lasciami andare, brutto stronzo!- sibilai provando nuovamente a liberarmi. L'uomo premette l'arma alla gola e mi strinse con più forza,  facendomi male alle braccia. Percepivo il freddo della lama a contrasto con la mia pelle calda e al sangue che vi scorreva. Morte e Vita. - Tesoro, sono io ad avere il coltello dalla parte del manico perché non fai la brava?-                                 Ormai ci vedevo nero. Ero certa, che quel cretino mi avesse lasciato diversi lividi. Lo avrei ammazzato con piacere, squarciando col pugnale il suo squallido cadavere.    - Una bellissima valchiria da far sparire. Devo dire, che non é niente male.- Solo il suo respiro mi faceva ribbrezzo. - Prima di consegnarti, avrei un paio di cosette da fare con te.- sussurrò lui avvicinando la sue labbra al mio orecchio. Voleva stuprarmi! Perdetti il controllo. Gli tirai una gomitata nello stomaco. Il tizio indietreggiò dolorante. Con uno slancio gli poggiai una delle mie mani bollenti sul braccio. Dal mio palmo, scaturì una scintilla che investì il suo corpo. L'uomo crollò a terra contorcendosi in spasmi dolorosi, mentre una sorta di  scarica luminosa lo avvolgeva. Lo osservai spaventata. Cosa avevo fatto? Mi guardai le mani attonita. Le fiamme intanto avevano creato un vero e proprio incendio.                        Dal fuoco, emersero alcune persone.   I più nitidi erano due ragazzi forse ventenni. Quelli più lontani non li scorgevo bene. Mi fissavano stupiti.  Ancora tonfi e stridio di armi che cozzavano.                                            - Dobbiamo ucciderli tutti! Trovateli!- Iniziai a correre seguendo il sentiero ritroso. Ignorai l'aspetta! che qualcuno mi lanciò. Continuai a fuggire senza fermarmi. Dovevo tornare a casa. Eris era in pericolo e ora che sapevano dove trovarci, sarebbero venuti a prenderci. Scavalcai il cancello e ripresi a correre. Dovevo salvare Eris, prima che fosse troppo tardi.   

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