Capitolo VI

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"Santo Cielo, non può essere troppo tardi. Dio, fai che sia così..." Presi a correre più veloce. La casa era completamente buia, la porta d'ingresso spalancata. Il cuore mi perse milioni di battiti, mentre un senso di angoscia prendeva possesso di me. Entrai chiudendo la porta e chiamando disperata mia sorella: - Eris dove sei? Eris!!!- Una figura assonnata comparve in mezzo alle scale accendendo la luce. -- Cosa c'è, Ice? - domandò Eris trattenendo a stento uno sbadiglio.

Mi buttai direttamente addosso a lei: - Grazie a Dio, grazie!- Come se fossi veramente cristiana...

- Ice, mi spieghi cosa è successo? O crederò che mia sorella sia veramente impazzita.- Eris mi fissava confusa. I capelli biondi spettinati.

Mi riscossi dalla temporanea gioia. Eravamo ancora in pericolo. - Katja era nei guai e mi ha telefonato. Sono andata a controllare e...- Mi diedi un poco di contegno e feci un bel respiro.- Stanno venendo a prenderci.-

Eris impallidì e gli occhi verdi scuro si fecero ancora più cupi: - Cosa facciamo? E...la mamma? Aveva detto che non dovevamo uscire e che tu...-

- Eris, stanno venendo a prenderci. Lo capisci? Vengono per ucciderci. Dobbiamo andarcene immediatamente, non c'è altro modo.- dissi salendo al piano di sopra.

Lei mi seguì enfatizzando: - E dove? Se anche Katja e la sua famiglia sono messi male, dove ci nascondiamo? Ad Asgard?-

- Non lo so, Eris. Non lo so.- ripetei agitata tirando fuori dall'armadio uno zaino.

- Oppure...dagli zii!- esclamammo in coro.

- E se non fossero in casa o fossero stati attaccati anche loro?- Eris afferrò lo zaino rosso dalle mie mani.

- Rischiamo. Già il viaggio di un'ora e mezzo da sole, in piena notte è un rischio.-

- Hai ragione. Vale la pena tentare.- rispose mia sorella abbozzando un sorriso di incoraggiamento.

Guardai l'orologio: 1.38 di mattina. Avevamo pochissimo tempo.

- Dobbiamo sbrigarci. Eris, prendi tutto quello che può servire. Fai in fretta.- Mia sorella annuì e andò in camera sua. Io mi recai nella mia. Infilai alla rinfusa nel mio borsa nera alcuni vestiti, tanto dagli zii avevo un intero guardaroba da sfruttare. Ci misi il cellulare, un libro e l'mp3. Dopodiché ci riposi due coltelli con lame diverse e una fionda. Non che potessi portare chissà che e poi non avevo tante armi.

- Cazzo!- sbottai. Dove diavolo era finita la mia daga? L'avevo persa al parco. Merda! Beh, era tardi. Avrei fatto senza. Mi diedi una guardata allo specchio. I miei attillati fuseaux scuri per ora erano integri, così come la maglia e la felpa. Devo dire che nonostante tutto quel nero, non ero poi così male. Avevo solo uno sgraffio rosso sul polso, niente di particolare. Sfiorai il mio pugnale riposto nel fodero. L'impugnatura era un complicato intrico di decorazioni color oro a forma di draghi. Avrei ucciso ancora se fosse stato necessario. Chiusi la cerniera con uno scatto rabbioso. Ancora dovevo capire come diavolo avevo generato quella scossa. Di certo ora non era il momento di pensarci.

Vibrazioni e ancora vibrazioni. Erano vicini. Sollevai il coperchio del baule in corridoio. Ecco cosa cercavo. Estrassi una vecchia custodia impolverata e la aprii. Al suo interno, vi era un arco antico di legno pregiato e una dozzina di frecce. Erano di mia madre, ma io le avrei per così dire "prese in prestito". Mi sistemai la faretra rilegata in pelle dietro le spalle e maneggiai l'arco tendendo la corda. Sì, era in ottime condizioni. Quando mia sorella mi vide scendere, le prese quasi un infarto.- Ice, cosa cavolo vuoi fare?- rischiò di urlare soppesando lo zaino pronto.- Non possiamo semplicemente salire in auto?-

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 05, 2014 ⏰

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