Prologo

80 15 25
                                    

Anche questa mattina la mia vita dipende da questo macchinario. Non ho mai capito niente di medicina ma i miei nipoti, insieme ai miei figli, mi hanno spiegato che mi aiuta a respirare e che qualche minuto senza questo macchinario potrebbe farmi morire. La voglia di staccare tutto c'è però devo fare un'ultima cosa, quindi mi metto l'anima in pace e cerco di smorzare l'attesa con un cruciverba.

La solita infermiera, Rosalie, entra in camera e mi porta la colazione. La donna in questione avrà più o meno l'età di mio figlio Marshall, ovvero quarant'anni. Rosalie è molto dolce e simpatica, ha un fisico quasi palestrato, i capelli a caschetto castani e due occhi verdi da cerbiatta.
"Signora Brown i suoi figli mi hanno detto che oggi è il suo compleanno. Auguri!!" Dice sorridendo.
"Oh cara, dopo i novanta non si festeggia più. I tuoi auguri però sono sempre ben accetti." Dico sorridendo a mia volta.
Guardo fuori dalla finestra, o almeno ci provo visto che non mi posso alzare e la mia cara Charleston è sempre bellissima.
"Allora Rosalie, cosa c'è di nuovo?" Dico indicando un giornale destinato a Gerald, il mio vicino di stanza.
"Niente signora Brown. Sempre le solite cose." Dice portando il vassoio con la mia colazione.

Sposto la rivista e mi sistemo nel miglior modo possibile per accogliere il vassoio sulle mie gambe. Guardo il mio solito latte con una spruzzata di cacao, i due biscotti al miele e la mela verde.
"Perfetta cara, grazie mille." Dico girando il latte.
Bagno un biscotto e lo mordo lentamente, non ci vorrei lasciare la dentiera. Sorseggio il mio latte caldo guardando la mia città attivarsi per il giorno che sta arrivando. Sono solo le sette e già tutti sono in giro mentre io sono costretta a stare su questo stupido letto. Una volta finito il latte prendo la mela e la ripongo nel cassetto, la conservo per la merenda delle dieci.

"Posso prendere il vassoio signora?" Chiede Rosalie.
Io annuisco e subito dopo aver pulito la stanza Rosalie va via.
Riposo per un po' gli occhi ma quando sento riaprire la porta un sorriso mi si dipinge sulle labbra.
I miei figli, i miei nipotini e la piccola Lula, il mio bassotto, entrano nella stanza sorridendo.
Kara, Livia, Miriam e Marshall sono i miei quattro figli.
Kara la prima ha quasi sessant'anni, ha i suo nipotini davanti le gambe e il suo caro maritino l'abbraccia da dietro proprio come due ragazzi.
Livia ha cinquantaquattro anni e anche lei ha i suo nipotini vicino, il marito purtroppo ha divorziato da lei qualche anno fa.
Miriam ha cinquant'anni e aspetta il suo quarto figlio e il suo dolce maritino le tiene la mano.
Marshall invece ha quarant'anni e da poco si è sposato con Erik. Mio figlio è gay ma niente mi può impedire di amare Marshall quanto una mamma può amare un figlio. Le mie coetane mi hanno criticato per la mia scelta, ovvero di non aver fatto le valigie a mio figlio e molte di loro non si sono più fatte sentire, ma io sono semplicemente fiera di lui. È bello, gentile, aiuta chiunque abbia bisogno di lui e soprattutto ama suo marito come nessun uomo riesce ad amare la propria donna.

"Auguri" urlano in coro.
"Oh grazie cari." Dico sorridendo
"Nonnina come stai?" Mi chiede Ginny, la nipotina di Livia. Ha solo cinque anni ma è intelligentissima. Questa piccina mi somiglia molto, ha gli occhi verdi, una carnagione chiara e delicata, lentiggini che le coprono le guance e l'unica cosa che ci rende diverse è una folta chioma bionda lunga fino al sedere. I miei capelli erano rossastri, lunghi e mossi.
"Bene cara, voi?" Chiedo sorridendo.
"Stiamo tutti bene." Mi risponde Marshall prendendo la mano di Erik.
"Erik caro, hai avuto la cattedra quest'anno?" Dico ricordandomi del suo lavoro da professore d'arte.
"Certo signora Brown. Ora sono ufficialmente il professore di Jenny." Dice dondolando, dall'imbarazzo, sui suoi piedi.
"Oh caro, chiamami Charlotte. Il mio nome è Charlotte." Scandisco bene il mio nome.
Lui annuisce e sorride.

"Jenny ti va di sentire una storia della tua cara nonnina?" Chiedo alla nipotina di Kara. Jenny ha quindici anni, adora scrivere e soprattutto dipingere. Sta sempre con delle cuffiette nelle orecchie e si isola dal mondo dipingendo, però quando è qui con me non fa altro che parlare e chiedermi del mio passato. Mia nipote Olivia, la mamma di Jenny, ha avuto questa bellissima bambina a diciasette anni. Ora ne ha trentadue e ha altri due gemelle di dieci anni.
"Certo nonnina, sono qui per ascoltarti." Dice sedendosi sul letto.
Ognuno si trova un piccolo posticino per sedersi e io mi preparo mentalmente per questo lungo viaggio.

______________

Salve a tutti, sono tornata con questa nuova storia. Spero vi piaccia. Dal prossimo capitolo anche se Charlotte, la protagonista, parlerà del suo passato, io userò la forma presente del verbo.

La ragazza di campagna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora