Green eyes.

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Chapter 3.

Ritorno in classe.
Altre due ore e poi finalmente sarei tornato a casa.
Stranamente questo primo giorno di scuola sembra davvero pesante rispetto a tutti gli altri miei primi giorni di scuola.
Mi auguro che domani sia più leggero di oggi.
Mi risiedo e noto che Alex è rimasto accanto a me.
"Hey sei tornato, pensavo ti fossi perso a trovare i bagni".- mi dice scherzando.
Stupido, avrò anche una scarsa memoria ma il cesso non posso proprio dimenticarlo dove si trova.
"E perchè mai, soffri di incontinenza?" stavolta ride.
Disse il tizio che si fa imboccare la matematica.
Mi lancia una linguaccia, e io ricambio.
"Ma quanto sei spiritoso, e ad ogni modo dovrà essere così, altrimenti ci parlo io con la preside, e le dirò che la prossima volta non dovrà assumere insegnanti troppo giovani".
Troppo giovane? Mi devo preoccupare? Cos'è un poppante? Rido.
"No perché dovrà imboccarla lui a me". Si piega in due dalle risate e io lo seguo.
Ma quanto puoi essere squallido Gesù.
In classe c'è un baccano assurdo, tutti ridono e scherzano.
Adoro quando non c'è la professoressa in classe, sembra l'unico momento in cui si può tirar fuori tutto lo stress o l'ansia delle interrogazioni, o nel mio caso, del primo giorno di scuola.
Alcuni si rincorrono, altri ridono e scherzano seduti al proprio banco, altri invece hanno messo la musica col telefono, io ed Alex in piedi vicino alla finestra, quando improvvisamente cala il silenzio.
Rivolgo uno sguardo alla classe, poi lo noto. Gli stessi occhi verdi di prima.
E' lui, il ragazzo con cui mi sono scontrato prima.
Dice buongiorno e si siede.
Alex, e lui chi sarebbe? Chiedo a bassissima voce.
"È il nuovo insegnante di matematica, te l'avevo detto che era un tipo giovane".
Insegnante di matematica? Dico in mente.
Non posso crederci.
Insomma, se solo ne fossi stato al corrente mi sarei comportato meglio.
Fatemi sprofondare, ditemi che sto facendo un brutto sogno.
Sento le ragazze della mia classe parlare a bassissima voce, è inevitabile che non piaccia.
Spero solo che sappia fare bene il suo mestiere.
Come tutti gli altri professori fa l'appello, guardando tutti coloro che chiama.
Poi arriva il mio turno.
Presente. Gli dico.
Mi guarda per una frazione di secondo che sembra interminabile.
Ma perché diamine ha questa mania. Sento le guance che stranamente mi vanno a fuoco.
"Saresti il nuovo arrivato?"
Già.-dico guardando altrove.
Presentati. Si impone.
Quanta freddezza.
Mi chiamo francesco ho.
"In piedi". Mi interrompe.
Nascondo come al solito le mani nelle maniche della felpa e ricomincio.
Già mi sta sul cazzo.
Mi chiamo francesco ho dicias.
Mi interrompe nuovamente.
Che cazzo di problemi ha?
Incrocia le braccia al petto per poi  poggiarle sulla cattedra. Continua a fissarmi.
"Presentati vicino alla cattedra, vieni vieni". Mi indica con la mano.
Giuro che mi mette un'ansia assurda.
Mi incammino a passo lento vicino alla cattedra e rimango immobile, tenendo sempre lo sguardo rivolto verso il pavimento.
P-posso presentarmi? Dico balbettando. Stronzo stronzo stronzo.
"Tranquillo piccolino, non mangio mica".
Come no.
Mi chiamo Francesco ho 17 anni e vengo dalla Gutenberg schule di Berlino.
Non so che dire.
"Da quale indirizzo?".
Scientifico. Sempre scientifico.
"Allora da questo deduco che ti piaccia la matematica".
Si.
"E che altro ti piace?".
Eh?
"La fisica ad esempio, ti piace?".
Adoro tutte le materie scientifiche quindi si.
"E lo sai che per andare bene a scuola devi essere bravo in tutte le materie?".
Certo che lo so. Mi ha proprio scambiato per uno stupido.
Cala il silenzio. Poi riprende a parlare.
"Allora Francesco innanzi tutto, dovresti guardare in faccia quando qualcuno ti parla".
Mi giro verso di lui. Mi-mi scusi.
"Perfetto".-Mi dice per poi squadrarmi dalla testa ai piedi.
"Tu saresti il ragazzino che prima mi ha fatto volare il telefono giusto?"
Si, mi dispiace.
Mi ignora.
Sento la classe ridere sottovoce.
Giuro che gliela faccio pagare.
"Ad ogni modo ragazzi, mi chiamo Ethan, Ethan mendes e quest'anno sarò io ad insegnarvi matematica e fisica".
"Professore quanti anni ha?".
Chiede una ragazza al secondo banco.
"Quanti me ne dai?"
"Non più di 20".-gli sorride.
"Ne ho 23".
23 anni di pura cazzimma.
Posso andare a sedermi? Gli chiedo interrompendo il suo discorso da notte degli oscar.
"Ti farei restare in piedi per tutta l'ora solo per farti imparare le buone maniere, va a sederti".
Obbedisco restando in silenzio.
"Amico ti ha massacrato".
Non dire neanche una parola alex, sto già abbastanza scoglionato.
"Ai tuoi ordini".
Inizia subito a spiegare i nuovi argomenti alla lavagna e non posso far altro che guardarlo.
Indossa una camicia nera con colletto e polsini bianchi, piegata a tre quarti sulle braccia, e un jeans chiaro con le vans.
Deduco che faccia palestra nel momento esatto in cui noto che il tessuto della camicia sembra  stia per strapparsi sui bicipiti.
Ammetto che ha un suo fascino.
Finisco di copiare quello che ha scritto e inizio ad ascoltarlo.
Gli guardo le mani mentre gesticola per spiegare, ha un orologio nero sul polso destro e credo sia davvero costoso, poi il mio sguardo passa alla scollatura della camicia, dove anche lì, sembra che il tessuto si stia per strappare.
I nostri sguardi si incrociano nuovamente, stavolta senza interruzioni.
Gli guardo le labbra e a quante volte se le bagna con la lingua tra una pausa e un'altra.
Arrossisco.
Devo ammettere che Ethan mi mette timore, prima mi ha praticamente fatto fare una figura di merda colossale davanti alla classe.
Perciò ecco che mi ritorna il nervosismo.
La lezione sembra interminabile.
Ci assegna da ripetere le equazioni di secondo grado e i sistemi di disequazioni poi la campanella suona.
Dopo di che prende i suoi libri e ci saluta.
Alex si gira verso di me.
"Francè ti ha seriamente messo a figura di merda".
Si avvicina una ragazza al nostro banco, la stessa che ha chiesto ad Ethan quanti anni avesse.
"Francesco adesso devi spiegarmi come hai fatto ad attirare tutta quest'attenzione nei suoi confronti".
Scherzi? Io non ho fatto praticamente un cazzo, solo che prima nel corridoio ci siamo scontrati e ha pensato bene a come farmi scontare il fatto che io per sbaglio gli abbia fatto cadere il telefono a terra. Dico gesticolando e incazzandomi.
"Amico rilassati, sei rosso come un pomodoro, vedrai che sbollirà la rabbia, e fallo anche tu".
"Comunque mi chiamo Lola, e ha ragione Alex sei rosso come un pomodoro".
Non mi interessa giuro che la prossima volta gliela faccio pagare.
"Non è che ti piace?".-mi chiede Lola portandosi una mano davanti alla bocca.
STAVOLTA SENTO DAVVERO LE MIE GUANCE ANDARE A FUOCO CAZZO.
È IL MIO PRIMO GIORNO DI SCUOLA E  NON DEVONO ASSOLUTAMENTE SAPERE CHE MI PIACCIONO I RAGAZZI.
NON VOGLIO CHE SI SAPPIA E SOPRATUTTO PERCHÈ A ME ETHAN NON PIACE, DIAMINE È UN PROFESSORE, COME POTREI SOLO PENSARE DI STARCI INSIEME, MA CHE TESTE DI CAZZO CHE SONO.
Eh? Cosa diavolo dici Lola, e poi non mi conosci manco, insomma, ma come vi saltano in mente certe idee.
"Non ti conosco ancora, ma una cosa l'ho già capita".
E sarebbe dire? Sentiamo.-Le dico serio
"Che a te Ethan mette timore, manca ancora un'ora prima della fine delle lezioni e solo con lui hai balbettato mentre ti presentavi, renditi conto".
Aspetta, fermati un secondo, ho balbettato perché...perché ha usato tanta freddezza con me okay? Dov'è finito il buon senso di mettere a proprio agio un ragazzo nuovo? Gli ho fatto cadere un fottuto telefono non gli ho mica rotto una gamba, e io sarei lo stronzo.
Alex ride.-"giuro sembri una checca isterica mentre lo dici".
Giuro che se non chiudi quella bocca ti ammazzo.
"Whow calmiamo i nervi".-mi dice dandomi un pugno leggero sulla spalla e continuando a ridere.
Cerco di vedere la situazione in maniera positiva, oggi ho fatto amicizia con qualcuno, Alex e Lola sembrano davvero delle brave persone, ho acquisito con loro una confidenza da amici d'infanzia, come se ci conoscessimo già da tanto tempo, non mi dispiacerebbe creare un buono rapporto con loro, avrei proprio bisogno di un paio di amici in questo momento, forse stavolta Dio sul serio ha deciso di farmi un regalo.
Così anche l'ultima ora passa in maniera al quanto tranquilla.
Esco da scuola salutando Alex e Lola e mi reco alla mia solita fermata ad aspettare il bus.
Alla mezza sono a casa.
Noto che c'è soltanto mia madre in casa e la cosa mi consola, non ho bisogno di voci isteriche in questo momento.
"Hey! Com'è andata il primo giorno di scuola?".
Bene. Le dico, per poi filare in camera e posare il mio zaino.
Manca ancora una buona mezz'ora prima di sedermi a tavola così chiudo a chiave la porta e mi butto a peso morto sul letto, cercando di ascoltare un po' di buona musica.
Questo primo giorno di scuola è stato davvero stressante perciò, adesso ho seriamente bisogno di rilassarmi e di non pensare a niente per un po.

I put a spell on you.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora