CAPITOLO 20

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-Buona fortuna amore.

-Grazie.

Filippo mi bacia a stampo sulle labbra e si dirige verso gli spogliatoi.
Il Maracanãzinho è colmo di tifosi per la finale olimpica di pallavolo. La nostra nazione è riuscita ad arrivare in fondo dopo aver fatto una partita straordinaria, in rimonta, contro gli USA. Dopo un primo set vinto a fatica hanno perso il secondo e il terzo di misura; sembravano spacciati, ma loro non hanno mollato e hanno portato a casa, con i denti, il quarto set e l'intera partita al tie break. Hanno fatto la partita della loro vita e poi abbiamo passato tutta la sera a festeggiare, io Filippo e tutta la squadra con le rispettive compagne. Non penso di essere mai stata così felice per una partita di pallavolo e lo dice una che la pallavolo non la segue.
Oggi eccoci qui, al palazzetto dello sport a lottare per un oro che desiderano tutti ardentemente.

-Mi fa strano vedere che vi baciate... insomma sei pur sempre mia sorella.

-Lo so, scusami, ma ci siamo visti così poco in tutte queste settimane!

-Infatti si vede che è superconcentrato e non sbaglia le battute.

-Vorresti dirmi che lo distraggo???

-Esattamente sorellina.

Marco mi mette il braccio attorno alle spalle e mi indirizza verso l'entrata degli spalti del palazzetto, occupati ovviamente per più di due terzi da tifosi brasiliani; in Brasile la pallavolo è seguita quasi quanto il calcio.

-Dovevo supportarlo, è in ansia.

-Anche tu sei un po' in ansia.

Mio fratello mi gira le spalle con entrambe le mani e poi mi spinge verso il basso per farmi sedere; non mi ero nemmeno accorta fossimo già arrivati ai nostri posti.

-Sì, forse hai ragione... insomma sarebbe così bello vedere Filippo felicissimo con l'oro al collo e sarei felicissima pure io a vederlo felice... saremo tutti più fel..

-Sì, abbiamo capito. Ora stai un po' zitta ansiolitica.

-Non sei simpatico, ho il cuore che va a mille.

Marco si siede affianco a me e prende le mie mani nelle sue fissandomi negli occhi.

-Davvero, Alessia, calmati. Andrà tutto come deve andare e non gufarcela, solamente smettila perché se no cerco qualcuno con cui fare cambio di posto.

Mio fratello sorride e io scocciata stacco le mani dalle sue.

-Va bene, va bene. Sto zitta, giuro.

Faccio due lunghi respiri cercando di calmarmi, ma è troppo complicato.
Gli atleti entrano in campo per il riscaldamento e io passo tutto il tempo ad osservare Filippo che ogni tanto lancia qualche occhiata verso di me.
Dieci minuti dopo i pallavolisti si allineano sulla linea di campo e l'orchestra suona gli inni delle due squadre che si affronteranno.

-L'Italia chiamo!!!

Mi fratello è in piedi con la mano sul petto che urla l'inno di Mameli.

-Menomale che ero io quella che doveva darsi una calmata.

Marco mi guarda rendendosi conto di essersi fatto trasportare troppo dalla situazione.

-Ehm... sì, hai ragione.

Si siede sul seggiolino e assistiamo alla presentazione del sestetto urlando ad ogni singolo nome della nostra nazione.
I giocatori si dispongono in campo pronti per cominciare; il pallavolista brasiliano prende la palla pronto per battere. Filippo mi guarda per un'ultima volta e l'arbitro fischia l'inizio della sfida.

Cosa ce ne facciamo dei numeri?  || Filippo Lanza||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora