Burn it Down

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Continuarono a stringersi per secondi, secondi interminabili, minuti, minuti lunghissimi, minuti che non finivano più, perchè erano loro stessi a non volere che finissero, minuti interi semplicemente passati a respirare i rispettivi desideri, i rispettivi sogni, le rispettive emozioni.

Nessuno mai aveva saputo cogliere una sfumatura così felice e luminosa nel mondo come stavano facendo loro in quel momento, l’uno nelle braccia dell’altro, senza secondi fini, senza pensare al futuro, senza pensare al passato, senza rimorsi e senza tristezze.

Erano un riassunto di pura vita, erano un concentrato di pura felicità, erano come la neve a Natale.

E lo erano insieme.

***

«Lou...» sussurrò Harry nell’orecchio dell’altro, timoroso di distruggere con quella parola tutta l’intimità che si era creata fra di loro.

«Che c’è H?» chiese semplicemente, continuano a tenerlo stretto. Aveva ignorato le scosse che gli avevano provocato le vibrazioni dolci della voce di Harry nel suo orecchio. Le aveva ignorate perchè non se ne capacitava. Da quando aveva visto Harry per la prima volta aveva cercato di ignorare i brividi che lo percorrevano ogni volta che anche solo pensava a lui. Era la prima volta che gli capitava una cosa di quel genere e ne era spaventato. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva cosa pensare, così non si aspettava niente e non pensava a niente, cosìsemplicemente viveva e si lasciava vivere da ciò che lo circondava, così si rifugiava esclusivamente nel presente, o ci provava, forse con scarsi risultati.

«Non lo so... volevo solo... solo... mi piace il tuo nome» rispose arricciando il naso, e Louis sorrise arrossendo invisibilmente.

Harry si allontanò leggermente dal corpo dell’amico, pensando che definirlo amico fosse sbagliato, perchè non erano amici, ma non erano neanche sconosciuti. Sarebbe stato bello coniare un nuovo termine che descrivesse esclusivamente loro due, così avrebbero potuto usarlo sempre, senza bisogno di fraintendimenti o giri di parole.

Si allontanò da Louis per vedere il suo viso sottile, le sue labbra snelle da cui quando parlava proveniva una voce quasi angelica, i suoi occhi inconfondibilmente blu e i suoi capelli disordinati e corti. Si allontanò da lui quel poco che gli sarebbe bastato per poter scorgere ogni suo tratto.

Harry amava i particolari. Li amava perchè secondo lui era grazie a quelli che le persone erano speciali. Che fossero particolari del carattere, o dell’aspetto, a lui non importava. Ma il dato di fatto era che ognuno si distinguesse dalla massa degli altri proprio attraverso quei particolari. Ciò rendeva ognuno inimitabile, unico, irripetibile, ed era infatti sbagliato, secondo lui, dire ‘la massa’, in quanto ne facevano parte persone tutte diverse, e mai accomunabili o sintetizzate in un concetto così approssimativo.

Conosceva alla perfezione i tratti delle persone che lo circondavano e soprattutto di quelle che voleva che lo circondassero, perchè almeno una volta cercava di scorgerli da vicino e immagazzinarli nella mente.

Louis fremette sentendo il corpo dell’altro iniziare a muoversi. Temeva di essere stato avventato.

Ma il suo cuore, se così si può dire, si paralizzò quando il riccio si fermò a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Quali erano le sue intenzioni?

Si sentì un po’ in imbarazzo a formulare quel pensiero perchè la domanda portava a galla altri pensieri e Louis quei pensieri non li voleva fare.

Nel suo inconscio pensò che avrebbe voluto annullare quella distanza fra le loro labbra, che sarebbe stato bellissimo farlo, che l’avrebbe fatto con dolcezza. Ma già la sua mente lo ammoniva. Harry era più piccolo di lui, e non era corretto approfittare dei suoi gesti e forse delle sue debolezze per donarsi un po’ di felicità. Era un pensiero egoista, e se l’avesse assecondato l’altro ragazzo probabilmente si sarebbe chiuso nel suo guscio e non gli avrebbe più rivolto una parola.

I wish I was a punk rocker with flowers in my hair (Larry Stylinson AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora