Of shriveled leaves and love

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Possibile che dopo un’intera mattinata passata con Louis, Harry sentisse già il bisogno di averlo vicino? Doveva staccare la testa. Non poteva continuare così. Non era sano. Eppure il solo pensare a Louis era già una sorta di prova per lui, una prova atta a farlo crescere. Il pensare a lui comportava tutta una serie di altri pensieri che lo rendevano al tempo stesso vulnerabile ed estremamente forte. Si chiedeva se potesse essere possibile amarlo senza neanche poter dire di conoscerlo veramente quando nel mondo c’erano così tante persone che prima di ammettere di essersi innamorate o rendersene conto ci mettevano una vita. Si sentiva un po’ in colpa per questo, si sentiva un po’ stupido pensando di poter essere innamorato, aveva paura che se lo avesse detto a qualcuno quel qualcuno lo avrebbe guardato male, pensando che fosse ancora un ragazzino in crisi ormonale, che non sa distinguere una cotta passeggera dall’amore e che per sentirsi grande usa paroloni del cui significato non riesce nemmeno a rendersi conto.
 
Ma pur avendo diciassette anni Harry pensava di sapere cosa fosse l’amore. Perché si era reso conto che l’amore non era una cosa dedicata a una sola persona, ad una sola cosa, a senso unico, ma un sentimento ricorrente ed eterno, che circondava chiunque dal momento stesso in cui si nasceva. Ogni cosa era amore e lui per niente al mondo avrebbe sminuito il significato di quella parola.
L’amore per lui era camminare per strada quando il sole stava per tramontare, in primavera, con le foglie che gli solleticavano il viso e si incastravano fra i suoi ricci.
L’amore era quel sentimento che sapeva di provare per sua madre, pur non vedendola quasi mai, quel sentimento che lo invitava continuamente a sperare che stesse bene e che fosse felice. L’amore per sua sorella, con cui non parlava da chissà quanto tempo per via dell’università che lei frequentava. Lui sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro, a prescindere dalle sue difficoltà, superando o cercando di superare ogni ostacolo pur di vederle felici.
L’amore era sedersi di fronte al piano e suonare lasciandosi trasportare dal vuoto o dal caos che regnavano dentro di lui, cantare immaginando di essere steso su un prato verde e di poter affrontare la potenza del sole ad occhi aperti.
L’amore era fidarsi di una persona perché lo faceva sentire bene, e basta.
L’amore era respirare, l’amore era ogni singolo attimo della sua vita; non perché la sua vita fosse stupenda in ogni sua più minuscola sfumatura, ma perché ci sarebbe sempre stato qualcosa di meraviglioso a cui pensare, ci sarebbe sempre stato qualcosa di più importante delle lacrime, in grado di rendere anche i momenti peggiori solo un ponte, un passaggio, per poter tornare a sfiorare i tronchi degli alberi o a immergere i piedi nudi in un laghetto poco profondo, per poter tornare a sorridere alle battute tutt’altro che divertenti di un amico o a osservare la luce del sole che si posava sulle ciglia lunghe di Louis, rendendolo quasi una creatura mistica e bellissima; per poter tornare ad abbracciare Zayn quando lo proteggeva con tutte le sue forze o a uscire sotto la pioggia e prendersi un raffreddore.
Tutto era amore, e Harry lo sapeva.
Quindi se da una parte pensava di sbagliarsi ad affermare di amare Louis, dall’altra era certo di farlo.
  ***  
Cazzo.
«Louis? Cos’è questa storia?» chiese Eleanor con un’espressione per lo più indecifrabile. In realtà era semplice il meccanismo con cui aveva costruito meticolosamente ogni centimetro di quella maschera di shock che portava. Dietro a quella bocca spalancata si nascondeva in realtà un ghigno di vittoria e di eccitazione. Dietro a quegli occhi corrucciati e interrogativi si nascondevano in realtà due occhi attenti ed emozionati, ma allo stesso tempo esuberanti. Semplicemente voleva sembrare sorpresa e confusa, mentre era solo sorpresa… ed estremamente felice. Era carica di quel tipo di felicità che però non porta nulla di buono. Quel tipo di felicità che credi di avere in pugno fino a che non scopri che è sempre stata instabile e preziosa e che l’hai ormai persa.
 
«Ehm… non… posso spiegare…» cominciò Louis, con lo sguardo di uno che ha fatto un errore madornale e non può essere perdonato. Si sentiva in colpa.
Harry.
 
«Stai tranquillo, non sono arrabbiata. Posso sedermi un attimo sul divano di fianco a te?» chiese con una voce decisamente troppo dolce. Al cenno lento di Louis si accomodò, guardandolo.
«Vedi… il fatto è che…» prese fiato. Cosa doveva fare? Raccontarle tutta la verità o stare al gioco e fingere di stare con lei per poi alla prima occasione scaricarla? La verità, doveva dire la verità. Non avrebbe retto una finta relazione con lei o con chiunque altro nemmeno per un secondo, non era un tipo da bugie. Odiava le bugie, a dire il vero. Non poteva permettersi proprio lui di mentire.
 
Stava per riprendere a parlare ma Eleanor lo interruppe di nuovo.
Alzò gli occhi al cielo, infastidito.
«Non vedo dove sia il problema. Stai tranquillo. Ti capisco» disse e Louis tirò un respiro di sollievo, ingenuamente pensando che lei potesse in qualche modo leggergli la mente e tirare le somme di ciò che era successo, del perché Niall avesse urlato al telefono che lui era fidanzato con lei. Ma ovviamente Eleanor non aveva nessun potere di questo genere e le sue parole, per quanto confuse, rievocavano nella sua mente pensieri diversi da quelli che nella mente di Louis.
«Grazie a dio» si ritrovò addirittura a sussurrare quest’ultimo.
Sarebbe stato un bel problema.
 
«Avresti solo potuto dirmelo prima! Sai non è il migliore dei modi per scoprirlo».
«Hai ragione, scusa. Ma mi è scappato ed evidentemente la notizia ha preso il volo e ora lo sanno tutti» se solo non se la fosse inventata, quella dannata cosa di essere fidanzato con lei, in quel momento starebbe dormendo senza tormenti. Gli era già andata bene che Eleanor avesse capito. Non pensava che l’avrebbe fatto così facilmente se proprio avesse dovuto venire a conoscenza di esser stata “usata” per testare le emozioni di Harry. Sì, perché era per quello che aveva sputato fuori il suo nome durante il tragitto in macchina con Harry. Voleva solo vedere come avrebbe reagito. Aveva scommesso mentalmente che ci sarebbe rimasto male, o più che altro ci aveva sperato. Naturalmente ci aveva sperato non perché voleva vederlo soffrire, ma perché si sarebbe reso conto di essere importante per Harry almeno quanto il riccio lo era per lui. Il piano aveva egregiamente funzionato, dando anche esiti positivi, visto che da quando aveva detto Eleanor il sorriso meraviglioso sulle labbra del più piccolo si era spento e Louis non aveva più rivisto le sue fossette, che tanto amava. Ma in ogni caso non avrebbe mai voluto che la notizia si propagasse così in fretta di persona in persona, fino a giungere alle orecchie della stessa Eleanor. Doveva essere stato Zayn a raccontarlo a Niall, e per quanto Louis si fosse accorto che il biondino scherzava quando aveva urlato quella frase determinante al telefono, era un po’ arrabbiato con lui. Se Eleanor non fosse stata una ragazza inaspettatamente comprensiva, si sarebbe sicuramente già ficcato in qualche guaio più grande di lui.

I wish I was a punk rocker with flowers in my hair (Larry Stylinson AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora