Senhal (la speranza)

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Nella notte, che m'è cara,
Affondo in assenzio e vino
Per non rifarmi vivo
A te, che m'hai fatto Ovidio:
Esiliato, muto, scrivo
Te tra i cieli dell'Empireo.
Reo tempo, che s'interpone,
Ci fa amanti in differita,
Incompiuto Amore e Psiche,
Marmo grezzo senza vita,
Sfumatura di grafite,
Sei solco sull'infinito.
Donna e musa, Stella fissa,
Sei Silvia oltre questa siepe,
Sei Beatrice, la mia fede,
Sei Francesca tra le schiere
Di dannati sulle pire.
Sono i tuoi occhi, la mia quiete,
Sei la mia fortezza, Tebe,
Sei il timore di chi t'ama
E la Gioia di chi scrive.
È la mia penna tuo specchio
E nel bianco dei miei fogli
Sopravvive il tuo riflesso,
Ché le mie parole
Disegnano la tua forma
Più profonda, il sotto testo.
Nella notte, che m'è boia
Sei faro nella tempesta,
Chiodo fisso in testa,
Il fondo della mia Gioia.
Non ti nomino,
Ma sei sposa dei miei versi,
Un velo ti copre il volto
E ti fa soggetto anonimo.
Pronunciare il tuo nome
Non m'è dato,
Lo sussurro solamente,
E diventa la mia Gioia
Il tuo pseudonimo.

La Sindrome di Van GoghDove le storie prendono vita. Scoprilo ora