Speranza

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-No!- gridò Rachel frapponendosi fra Jack e Richard -Ti prego non farlo, non sparare. Ti supplico. Farò qualsiasi cosa ma non ucciderlo. É innocente!-

-Levati di mezzo ragazzina-

-No! No per favore, ti prego, non fargli del male-

Richard afferrò Rachel e la scagliò contro una roccia come se nulla fosse. Intanto Jack aveva avuto il tempo di nascondersi. Richard, furibondo, strattonò Rachel per farla alzare e puntandole la pistola addosso le disse -É tutta colpa tua! Ne pagherai le conseguenze-

-Mi arrendo- urlò Jack uscendo allo scoperto -Mi arrendo sono qui, non farle del male, è me che vuoi-

-Jack-

-Tranquilla Rachel so cosa sto facendo, tu vattene, cerca aiuto per mio padre-

-Comincia a venire qui o prenderò lei al tuo posto-

Jack si avvicinò con le mani in alto, dimostrando di essere disarmato e arrendevole. Alzò lo sguardo verso Rachel e con un'occhiata calma, di accettazione della propria condizione, le disse -Vai da lui, trovalo, aiutalo, ha bisogno di qualcuno ora e tu non puoi fare nulla qui, vattene-

Richard gli mise delle manette, come aveva fatto con lei, poi le ordinò di sparire dalla sua vista prima che la uccidesse. Rachel, terrorizzata, guardò ancora una volta Jack -Vorrei fare di più per te, non è giusto che-che finisca così-

-Hai fatto più di quanto necessario, grazie per tutto-

Lei annuì e cominciò a correre via, tra le lacrime e l'adrenalina che muoveva rapidamente le sue gambe.

-Cammina-

-Hai ucciso mio padre?-

-Te l'ho detto, dipende da quando lo troveranno-

-Allora che senso ha uccidermi? Se lui è morto, non soffrirà-

-Potrebbe anche essere vivo-

Jack fu portato fino all'uscita del bosco da Richard. I due si ritrovarono in un campo incolto e probabilmente abbandonato vicino al quale si ergeva una modesta casa, abbastanza diroccata. Richard lo spinse fin lì, mentre intanto il Sole cominciava a sorgere, anche se in cielo c'erano delle immense nuvole grigio scuro. Stranamente Jack si sorprese di come fosse potente la luce. Pur essendoci una barriera di nuvole, lei raggiunge sulla Terra a distinguere la notte dal giorno. Chissà perché lo aveva notato solo in quel momento. Quando entrarono, Richard lo mise subito seduto su una sedia a cui lo ammanettò nuovamente con un secondo paio di manette. Il polso sinistro si trovava bloccato da due bracciali.

-Non riesco a capirti- disse infine -potevi sbarazzarti di me così facilmente, ero solo un neonato! Non lo hai mai fatto però. Non è vero quello che mi avevi detto, no? Non mi hai riportato da mio padre perché non volevi reggere la prova del tuo omicidio tra le mani-

-Finalmente hai capito. Arrivati a questo punto credo di potertelo spiegare: io volevo soltanto far soffrire tuo padre. Grazie a me aveva già perso la sua amante, ma non te...tu ti eri salvato. Piangevi e piangevi senza sosta e lì per lì ho pensato di buttarti giù dal burrone, ma ho cambiato idea. Ho pensato che se tuo padre si fosse preso cura di te, gli avrebbe fatto ancora più male perderti. Sai è con gli anni che ci si affeziona di più. Ti avrei ucciso a sei anni, ma tuo padre ha complicato un po' le cose-

-Pensi davvero che uccidermi ora passa soddisfarti? Mio padre soffrirà certo, ma...ma ti sentiresti meglio sapendo che ti sei portato via la vita di un'innocente?-

-Solo quando tuo padre sarà straziato quanto lo sono stato io avrò pace!-

-Credimi lo è già. Lui si sente colpevole di tante cose tra cui la morte di Sarah. Il suo ricordo gli fa male-

-Non basta-

-Ma-

-É lui che ha cominciato tutto. Doveva solo tenersi alla larga da lei, ma non è stato capace e ora ne pagherà le conseguenze. Ha ragione a pensare che sia colpa sua-

-Ok...forse uccidermi farà del male a mio padre, ma se non fosse così? Se le cose non dovessero andare come hai previsto? Io sarò morto per nulla-

-Fidati...il tuo nome, il tuo ricordo, la tua voce lo tormenteranno a vita-

Si avvicinò a lui -No, ti prego...ti prego io, io non c'entro nulla...-

La corda stringeva con forza la sua gola e gli faceva tremendamente male. Era così che sarebbe finita per lui? Forse sì. Stava cominciando a perdere i sensi. Non voleva morire. Michael. Non poteva fargli una cosa simile, arrendersi senza lottare. Non poteva morire senza sapere se lui fosse vivo. Si spinse all'indietro con le poche forze rimaste scontrandosi con Richard che vacillò leggermente all'indietro, mentre lui iniziò a correre verso l'uscita, ma la sedia a cui era ammanettato s'incastrò nella porta. Cominciò a tirare come un disperato, proprio perché lo era. Sentì Richard prendere la pistola. La sottile asta di legno che lo ancorava a quella dannata sedia si ruppe e finalmente poté gettarsi fuori di lì, cominciando a correre veloce e lontano. Due proiettili rischiarono raggiungerlo, ma era davvero rapido e il terreno collinare lo aiutava. Corse a perdi fiato e anche più, prima di fermarsi esausto, dentro il bosco. Si rialzò e riprese a camminare. In quel momento iniziò a piovere. Il braccio con cui aveva tirato gli faceva male, magari si era rotti. In ogni caso non lo aiutava. Aveva freddo e non aveva idea di dove si trovasse e cominciò ad avere paura. Richard poteva raggiungerlo o un animale ucciderlo o magari ci avrebbero pensato fame e sete. Respirò a fondo cercando di mantenere il controllo. Decise di continuare a camminare, senza fermarsi. Non seppe mai quanto tempo passò, ma gli sembrò davvero molto. Non mangiava dal pranzo del giorno precedente e ora avrebbe dato qualsiasi cosa per un pezzo di pane. Aveva anche provato a bere la pioggia mettendo le mani a scodella e aspettando che si riempissero, con scarsi risultati. Ormai non sentiva più i piedi e il freddo aveva paralizzato anche le sue mani, anestetizzando il dolore della probabile frattura a un braccio. Intanto cercava di pensare a qualcosa che lo facesse stare bene. Prima di tutti gli era venuto in mente Michael, ma aveva subito cercato di concentrarsi su qualcun altro perché non sapeva se fosse vivo o no e il suo ricordo gli faceva male. Passò a Rachel.

Rachel...che dire? Magari lei ce l'aveva fatta a fuggire o stava vagando come lui nei boschi. Lui le aveva promesso che l'avrebbe protetta e così aveva fatto. Era fiero di sé. Se la immaginava intenta ad orientarsi con chissà quali trucchi per uscire da lì o come guida dei soccorritori per suo padre. Come avrebbe voluto sapere.

Il buio lo raggiunse quando ormai si era accasciato al suolo da un paio d'ore, stremato da sete, fame e freddo. Almeno aveva smesso di piovere. Si sforzò di alzarsi per continuare qualche metro, quando vide una pozzanghera davanti a lui. Era talmente assetato e disperato, che decise di bere da lì. Si riprese leggermente, ma ancora doveva risolvere gli altri due problemi.

Una luce lo illuminò. Temendo che si trattasse di Richard, disse -Ti prego, abbi pietà...sono troppo debole per difendermi-

La luce lo sorpassò e solo in quel momento realizzò che si trattava di un elicottero che lo aveva superato. Avrebbe voluto farsi sentire, ma ormai doveva essere lontano. Stava per mettersi a piangere per la frustrazione quando, spinto da un pensiero folle, si mise a correre per raggiungerlo. Finì in una radura familiare. Era quella intorno alla baita da cui era fuggito. Mai in vita sua era stato così felice di vederla. Rincuorato, decise di raggiungerla e iniziò a camminare guidato dalla speranza. Fame, sete, freddo, presto sarebbe finito tutto. Un piede scivolò e lui finì in un piccolo specchio d'acqua. Si era immaginato tutto.

Da un lato si consolò, avendo trovato dell'acqua, dall'altro era sicuro che si sarebbe ammalato ed era sconvolto perché non gli era mai successo di avere un'allucinazione così potente. Bevve e ritornò a riva. Aveva ancora le mani bloccate nelle manette, che però era riuscito a portare davanti a sé qualche ora prima, quindi non si poteva arrampicare, così si nascose tra alcuni cespugli accanto a una roccia. Tra sé e sé cominciò a pregare di non morire di ipotermia e cercando di coprirsi con le foglie, chiuse gli occhi.

Di lì a poco si svegliò distrutto. Le dita di mani e piedi erano ufficialmente morte e non si sentiva per niente bene. Decise di scaldarsi con del movimento e ricominciò a camminare quando sentì qualcuno chiamarlo.

-Jack!-

-Sono qui...- rispose mormorando.

-Jack!-

-Sono qui- urlò più forte.

Jack 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora