Il passato...

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Richard era in piedi, sul fogliame ancora umido della foresta in cui si era accampato giorni prima. Faceva freddo, ma lui aveva una pesante giacca a vento addosso, per cui non sentiva nulla. Rimase immobile per alcuni secondi in modo da poter osservare la figura davanti a lui, senza che lei facesse lo stesso con lui. La conosceva di sicuro. Quando se ne andò, lui uscì da dentro il bosco e con passo felpato raggiunse l'ingresso della casa da dove quella figura era uscita poco prima.

Dopo aver scassinato la serratura, la porta si aprì lentamente. Attraversò con cautela il corridoio. Il salone era vuoto, la cucina pure, camera da letto, bagno, studio tutti vuoti. Sorrise. Chiuse la porta principale e rimase ad osservare l'ambiente circostante come se fosse lui il suo nuovo padrone. In salone, sotto il divano trovò una pistola. Su una mensola nell'ingresso un volantino per un'offerta sul prezzo di un poligono di tiro locale. Sul comodino della camera da letto una foto incorniciata, la prova della validità della sua teoria. Doveva indubbiamente trattarsi di lei. Aprì un cofanetto davanti alla cornice e vide che conteneva tre lettere e una collana piuttosto brutta. La calligrafia sulle buste gli bastò per capire di chi fossero. Le lesse tutte e tre e si adirò capendo che alla fine Sarah aveva scelto Michael al suo posto. Sentì la porta principale aprirsi di nuovo. Non si era accorto di quanto tempo fosse passato in realtà.

Jenna posò le chiavi al solito posto e si tolse sciarpa e cappotto con calma. Aveva voglia di un bel bagno caldo dopo una giornata di lavoro intenso. Andò in camera da letto e vide la sua vestaglia sul letto, proprio dove l'aveva lasciata. Aprì l'armadio e tirò fuori una tuta più comoda dei suoi jeans, poi andò in cucina. Per farlo però passò dal salotto e fu lì che lei trovò lui. Era seduto su una poltrona con aria rilassata poiché era consapevole di avere il controllo su tutto. Le sorrise come se fosse un ospite gradito e poi le puntò una pistola addosso e subito disse -Non correre via, non hai il tempo di arrivare da nessuna parte prima del proiettile-

-Cosa ci fai qui?- rispose lei spaventata. Sentiva le lacrime salire e lo stomaco accartocciarsi.

-Voglio chiederti alcuni favori-

-Non farò nulla per te-

-Vedremo. Innanzitutto ho bisogno di carta e penna, possibilmente dello stesso tipo di quelle lettere nel cofanetto di là, sono scritte molto bene, ma del resto sappiamo entrambi che Sarah era davvero una brava scrittrice-

Lei non si mosse.

-Vuoi che ti spari di nuovo per vedere se sopravvivi anche questa volta?-

-Sei un mostro-

-Cammina, fa quello che ti ho detto-

Lei andò nello studio consapevole di avere la pistola di lui contro la spina dorsale. Aveva paura e non riusciva a trovare un modo per salvarsi. Tirò fuori carta e penna e anche delle buste.

-Bene, ora ascoltami attentamente: queste lettere verranno aggiunte a quelle nel cofanetto ok? Tu andrai al cimitero tutti i giorni fino a quando non incontrerai un ragazzino. Si chiama Jack e immagino che tu sappia chi sia. Gliele darai, ma guai a te se gli dici che alcune le ho scritte io, chiaro? Mi aspetto che lui faccia tutto quello che io scriverò e se non sarà così, verrò da te e ti ucciderò capito?-

Lei non rispose così lui le tirò un pugno -Capito?!-

-Sì- disse anche se non avrebbe mai voluto fare del male a nessuno. Purtroppo però, la paura e l'istinto di sopravvivenza avevano preso il controllo su di lei. Si ripromise di andare alla polizia e denunciarlo, invece di andare al cimitero.

-Se qualcuno dovesse scoprire la verità su quelle lettere, io verrò arrestato, quindi ti chiedo un secondo favore. Se e quando sarò arrestato Jack e Michael dovessero essere ancora vivi, tu porterai una pistola al processo e sparerai a uno dei due-

-No!- gridò con la voce rotta dal pianto -questo mai. Non posso e non so farlo-

-Non mi prendere in giro. Questa pistola l'ho trovata in casa tua e anche un volantino del poligono di tiro locale-

Rimase in silenzio.

-Se non lo farai a morire sarai tu, ho ancora i miei contatti in questa città. Vai pure dalla polizia, vedrai che sarai morta prima di ritornare a casa. Ricordi che io ti avevo già avvertito l'altra volta? Tu non credevi che ci fossero delle persone dalla mia parte, invece ti sei ritrovata con un proiettile in petto. Ti tengo d'occhio, ricordatelo sempre- con queste parole afferrò la carta, la penna e le buste, oltre al cofanetto -Ritroverai tutto entro domani mattina. Mi raccomando, fa quello che ti ho detto-

Uscì, lasciandola a terra in preda a paura e sconforto. Lei ritrovò il cofanetto sullo zerbino davanti a casa sua e fece esattamente come lui gli aveva ordinato. Diede le lettere a Jack e gli permise di seguire le loro indicazioni pur sapendo dove, o meglio, a chi lo avrebbero portato. Si odiò terribilmente per quel suo gesto. Una sera Richard entrò in casa sua sfondando la porta.

-Alice!-

Lei si nasconde nell'armadio, ma per lui fu facile trovarla e la strattonò fuori prendendola per i capelli. 

-Ho fatto come hai chiesto, vattene, lasciami in pace-

-No, il ragazzino ha scoperto che le lettere sono false, è riuscito a scappare gettandosi in un fiume. Mi devo far arrestare, troverò il modo, ma tu dovrai eseguire il tuo secondo compito, chiaro?-

Annuì tra le lacrime.

-Troverai una pistola nel bagno del tribunale, porta una borsa grande abbastanza per nasconderla. Ovviamente andai in bagno solo dopo aver superato i controlli, chiaro?-

Annuì nuovamente.

-Bene, mi raccomando: o lui o suo figlio, non mi interessa chi, ma qualcuno deve morire. Se invece sparerai a me, non pensare di esserti liberata. Io ti perseguiterò persino nella morte. Il passato ti crollerà addosso-

Ancora una volta si alzò e se ne andò lasciandola in lacrime. Nei giorni seguenti apprese della morte di Derek, del tentato omicidio di Jack e dell'arresto di Michael. Sperò che Richard morisse, ma in ogni caso sapeva che lui non era solo. Sapeva che fuori da casa sua c'era un auto mai vista prima con sopra un tizio che veniva lì tutte le sere per tenerla d'occhio. Una di queste la raggiunse anche un'altra persona. Non aveva idea di chi fosse, ma l'uomo le spiegò di essere dell'FBI. Avrebbe voluto dirgli tutto, chiedere aiuto, ma l'uomo dentro la macchina la teneva d'occhio. Disse di non conoscere Richard, di non sapere come fosse entrato in possesso del cofanetto e gli fece vedere che la porta non era danneggiata da segni di scasso o infrazione, senza dirgli che non c'erano perché l'aveva cambiata. Scott, che era preso dai vari pensieri riguardanti Tom, la sua ex moglie e il suo lavoro, forse non era stato così attento, nemmeno così sensibile da accorgersi che la povera donna era deperita e con gli occhi rossi dal pianto. Ritenne che dovesse trattarsi di paura per via del ricordo che lei aveva di Richard, così le chiese di tenere d'occhio Jack, la rassicurò e sparì com'era arrivato.

Ed ecco come le lettere sono state create e come sono arrivate a Jack, come il passato può tormentare una persona spingendola a compiere azioni di cui non sarebbe stata capace. E ora cosa avrebbe fatto Jenna o Alice? Avrebbe ucciso Jack o Michael? Non voleva saperlo, non voleva farlo. Sarebbe morta se avesse disobbedito, ma non riusciva a immaginare la sua vita con un omicidio sulle spalle, con l'odio di suo nipote addosso. Cosa mai poteva fare per salvarsi? Improvvisamente ebbe un'idea geniale. Per questo era tranquilla quando vide Jack scendere dalla macchina di Scott e per questo non gli era sembrata sofferente o spaventata. Sapeva cosa fare. Il gioco non era truccato, lei poteva ancora vincere e presto o tardi lo avrebbe fatto, liberandosi finalmente di un mostro che la stava divorando.

Jack 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora