Matthew si guardò intorno. Si trovava sopra un'isoletta sommersa.
Un senso di tranquillità lo pervase, poi si girò verso Sara, il sorriso stampato in volto.
Ma Sara non era con lui.
Il ragazzo aggrottò la fronte perplesso, poi girò di scatto la testa. Non era nemmeno a destra.
Si voltò guardandosi alle spalle.
Ma dove diamine era?
Le loro mani si erano divise pochi secondi prima che finissero di essere risucchiati.
Ma possibile che quel vortice portasse in posti diversi?Il ragazzo avanzò verso un uomo dai vestiti azzurri che controllava qualcosa su delle carte.
«Mi scusi ha visto una ragazza coi capelli marroni aggirarsi da queste parti?»domandò il ragazzo visibilmente preoccupato.
Solo in quel momento si rese conto che sott'acqua si poteva parlare.
L'uomo alzò lo sguardo su di lui facendo di no con la testa, poi continuò a guardare le sue carte.
«Allora mi potrebbe dire dove è finita? Siamo scesi tramite il vortice, ma poi siamo stati divisi. Sa.dobbiamo andare ad Atlantide»
Il signore annuì, poi spiegò con fare saccente:«È finita nel mare dagli abissi bui. Purtroppo chi finisce lì è destinato ad una morte quasi certa se qualcuno non la va a cercare. L'hai persa nel vortice?»Il ragazzo annui.
«E come si arriva lì?»chiese sempre più preoccupato Matthew. Non la conosceva, ma si sentiva come responsabile. Del resto era anche colpa sua se l'aveva persa, aveva mollato la presa invece di stringerla sempre di più quando il vortice minacciava di separarli.
E in più sentiva che qualcosa lo legava a lei, qualcosa di già scelto, come se fossero i protagonisti di un'antica e leggendaria profezia.
E forse era proprio questo ciò che lo faceva preoccupare. Una ragazza che lui aveva sognato e a cui misteriosamente si sentiva legato in qualche modo era scomparsa in un luogo dal quale non sarebbe potuta ritornare se non senza il suo aiuto.«Allora devi rientrare nel vortice, fare un passo a sinistra pensando a lei e riportarla indietro»spiegò l'uomo fissandolo con aria preoccupata.
Matthew non ci pensò due volte ed entrò velocemente nel vortice.Il gelo lo investì, poi fece un passo a sinistra e in pochi secondo si ritrovò nel mare più profondo.
Ciò che vedeva era solo blu. Era immerso nel blu, non vedeva nient'altro, ma soprattutto non vedeva Lei.
Il panico si fece spazio nel suo petto invadendo velocemente tutto il suo corpo.
"E se fosse già morta? E tutto per colpa mia", pensò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli, lo sguardo perso.
Poi si fece forza ed iniziò a nuotare.
Ogni tanto strillava il nome di Sara, ma il silenzio rispondeva per lei. E quest'ultimo rispondeva anche alle sue domande. Domande tormentate, piene di stanchezza, rabbia contro sé stesso, frustrazione, panico, paura.
Ebbene sì. Il ragazzo senza apparentemente senza sentimenti temeva. Sì temeva di averla persa. Di aver perso quella persona a cui inspiegabilmente si sentiva legato, si sentiva legato a quella persona il quale destino gli dava l'idea di essere lo stesso per entrambi, il quale il destino ora incombeva su di lei, ma anche sul giovane Matthew.
Sapeva che se lei sarebbe morta, anche una parte di lui si sarebbe abbandonato fra le braccia della donna vestita di nero, con una falce al seguito, della morte.
Perché sì, si sarebbe sentito responsabile per lei, sarebbe stata solo colpa sua, ma non solo.
Una voce dentro di lui gli diceva che entrambi erano i protagonisti di qualcosa più grande di loro, di qualcosa di già scelto, di un destino identico che li accumunava.Immerso in quei pensieri, sentì una voce allegra e acuta provenire poco distante da lui.
Improvvisamente un barlume di speranza si insinuò nel suo petto, formando un caldo sorriso speranzoso sul buio e scoraggiato viso del ragazzo.
Forse lei era lì.
Poche bracciate ed intravise la figura esile della ragazza castana. Parlava con una ragazza sai capelli neri e riccissimi e degli occhiali blu.
Rideva assieme ad essa.
"Ed io che mi sono preoccupato mentre questa qui si sta divertendo!"pensò Matthew sbuffando.
Quando Sara si accorse della sua presenza, il sorriso sparì dal suo volto, lasciando spazio ad un'espressione cupa e palesemente arrabbiata.
«Tu!»strillò additandolo:«Come ti è venuto in mente lasciando la mia mano nel vortice? Mi hai spedita qui razza di idiota! Per fortuna che c'era Jennifer!»
Il ragazzo la guardò stupito. Era anche andato a salvarla. Mise su un'espressione allibita, che presto si trasformò in rabbia:«Scusami, non volevo farlo apposta. E pensare che io mi sono sentito pure in colpa e sono tornato a riprenderti! Un po' di gratitudine!»La ragazza spalancò la bocca e replicò:«Ah sì? Io dovrei esserti grata? TU dovresti essermi grati del fatti che ora non ti stia schiaffeggiando, ingnorante! Pensi che mi sia divertita eh? Pensi che non mi sia preoccupata e non solo per me? Pensi che non abbia pensato a dove diamine eri finito? Se pensi questo non hai capito nulla»
Colpito e affondato. Sara aveva ragione. In quel momento avrebbe voluto chiederle scusa, abbracciarla e riportarla indietro, ma lei aveva ferito il suo orgoglio e non poteva perdere quel briciolo che gli era rimasto stringendola a sé e dandogli pienamente ragione e magari piangere per sfogare le sue preccupazione sulle sue spalle.
Così optò per porgerle la mano per tornare indietro.
«Andiamo, ti porto ad Atlantide, anzi vi porto ad Atlantide»propose lui, porgendo la mano a Sara.
Lei lo guardò e lo rifiutò, poi aggiunse:«Ti posso seguire anche senza essere trasportata»Matthew usò tutto il suo autocontrollo per non risponderle male, poi si avviò verso il vortice, le ragazze oramai silenziose, al seguito.
In poco tempo si ritrovarono nell'isoletta di prima.
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Le cronache dell'ordine di Poseidone
FantasySara Lucenti é una normalissima ragazza di 15 anni. O almeno lei credeva di essere una normalissima ragazza di 15 anni, anche un po' "sfigata", ma in realtà si rivela essere tutt'altro. I suoi antenati abitavano ad Atlantide, la città sommersa, e o...