8.

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Si alzò lentamente dal pavimento, ancora incredula e scioccata...

Che cosa era appena accaduto?

Mentre percorreva in lungo e in largo la sua stanza, ripensava a ciò che aveva fatto.

Aveva risposto a quel bacio e non le era sembrato per nulla catastrofico.

Dopo la II guerra magica, Hermione non aveva più voluto contatti umani. Non ne aveva più voglia.

Gettarsi a capofitto in una situazione del genere non l'attirava più. Come se, con Ron Weasley, se ne fosse andata anche la sua voglia di amare.

Ma quel bacio non era frutto di un bisogno di contatto umano.

No, lei non era così.
Lei era una creatura particolare, che non era fatta per le cose semplici, i bisogni materiali, o i capricci futili.

Ciò che faceva, lo faceva sempre con la mente, o col cuore, o con entrambi.

Che cosa l'aveva spinta stavolta?
Si riscosse dai suoi pensieri, consapevole che la risposta non sarebbe arrivata tanto presto, e tanto facilmente.

Doveva ancora sistemarsi nella camera.
Alzando gli occhi al cielo, si rese conto di aver lasciato il suo bagaglio in quel benedetto corridoio.

Prese un bel respiro e aprì la porta, trovandosi di nuovo faccia a faccia con Malfoy, una mano alzata nell'intento di bussare, ed una che reggeva il suo bagaglio.

<<Granger.. Avevi lasciato questo..>>
<<Grazie Malfoy..>> disse, senza guardarlo negli occhi.

<<Senti, per.. Quello che è successo prima.. Ecco io.. Scusa>> sussurrò lui, imbarazzato.

Hermione, sentendolo così, lo guardò negli occhi.
Cos'era quella voglia di accarezzargli la guancia, consolarlo, dirgli che non era successo niente, che andava tutto bene, che all'improvviso le era presa?

<<Malfoy.. Tranquillo.. Dai.. Poso questa e scendiamo di sotto..>>

Draco si offrì di portargliela dentro, in uno slancio di galanteria che ad Hermione non passò inosservato, e che le strappò un sorriso.

Scesero insieme le scale, e Draco, maledicendosi in tutte le lingue del mondo, magico e non, la guardava, e non riusciva a smettere di farlo.

*

Andromeda e Narcissa si erano ritrovate.
Nel momento stesso in cui la più piccola di casa Black si era presentata alla porta di casa sua, sotto la pioggia battente di fine ottobre, col suo contegno impeccabile, ad Andromeda si era sciolto il cuore.

Tutta la rabbia, la delusione nei confronti della sua famiglia, quella famiglia con il suo detestabile orgoglio purosangue e la sua altrettanto detestabile pseudoconvinzione razzista, che gli aveva voltato le spalle, facendo di lei, una reietta, un'apostata...
Ebbene, tutto questo svanì nel momento in cui la vide, e negli occhi di quella donna perfettamente composta ed impeccabile, Andromeda vide la bambina dai capelli d'oro a cui aveva insegnato a camminare, leggere e scrivere, perché una madre purosangue che ci rispetti non si occupa mai dei suoi figli in prima persona.

Rivide la bambina che sgattaiolava nel suo letto a piangere a causa dei suoi incubi, perché Bellatrix era già oscura e cattiva da allora e non risparmiava certo le storie sul signore oscuro alla sua sorellina, e Andromeda allora la ninnava, la vezzeggiava come una madre, finché non chiudeva gli occhi, vinta dal sonno.

Rivide la ragazzina di quattordici anni, che sembrava già una donna, che la guardava dalla finestra della sua camera, il giorno in cui lei decise di rompere le catene del suo sangue, e di essere libera.

Quella ragazzina incapace, stavolta, di nascondere il dolore e al tempo stesso l'ammirazione e la felicità per lei che aveva avuto il coraggio di essere libera da un giogo che Narcissa invece non poteva rifiutare, forse per pigrizia, forse per paura...

Un singhiozzo le sfuggì.
<<Cissy..>> la abbracciò come avrebbe fatto tanto tempo prima, constatando che un abbraccio non conosce il tempo che passa.

E anche Narcissa l'abbracciò
.
<<Scusa..>> disse, non appena so staccarono<< Scusa, per tutto quanto, per quello che ti hanno fatto, per essere rimasta a guardare quando avevi bisogno, per non averti difeso, per non aver impedito...>>

Era un fiume in piena, come mai lo era stata. Ma Andromeda la fermò. Le prese le mani fra le sue.
<<Cissy, non devi.. Non sono arrabbiata.. Non più!>>

*

La mezzanotte era appena passata, quella vigilia di Natale..
Hermione non riusciva mai a non lasciarsi sorprendere dall'inesorabile scorrere del tempo.

<<Avanti, voi due.. Scambiatevi gli auguri..>> fece Andromeda, mentre Narcissa osservava divertita la scena.

Una madre, d'altro canto, sa bene chi è suo figlio.

Draco ed Hermione guardavano Andromeda con un misto di sorpresa ed irritazione.

Poi si strinsero la mano, mormorando <<Buon Natale..>> con un filo di voce.

<<E questi sarebbero auguri di Natale?>>

Se non l'avesse vista parlare, Draco non avrebbe mai, neanche lontanamente immaginato che fosse stata Narcissa a parlare.

<<Madre..>> Draco era rassegnato.
<<Niente Madre Draco! Non ho speso 25 anni della mia vita per niente.. Su!>>

Si girò verso Hermione , che non sapeva cosa dire o fare. Ma poi Draco l'abbracciò.
<<Buon Natale Granger.>>
<<Buon Natale Malfoy.>> disse Hermione, ricambiando esitante l'abbraccio.

Non lo dissero ad alta voce. Ma entrambi, nello stesso momento avevano voglia di stringere l'altro ancora un po'.

Fango e NeveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora