Itaca

3.

Ah, la metti così.
Vaffanculo.
No, non te lo sto dicendo con un eufemismo.
Te lo dico con il cuore, Odisseo.
Facile no?
Sapessi quante volte ho controllato il telefono per vedere se era arrivato un segno di vita da parte tua. E indovina un po', secondo te mi sono divertita? Oh, certo, certo, hai le tue motivazioni.
Ma oggi non avevi scuse.
Dopo una settimana finalmente mi concedi qualche parola, non ti preoccupi neanche di dirmi una parola dolce, solo un'informazione sulla pienezza della tua agenda e poi puf, sei già scappato. Neanche fossi una servetta.

Vorrei raccontarti del ragazzo che ho visto pattinare ieri, che aveva un maglione a righe grigie e nere, risplendeva di bellezza mentre piroettava, non puoi immaginare quanto stupendo fosse; oppure della premura dei miei amici nei miei confronti o perché non parlare delle persone che, anche se non mi conoscono, hanno più senso del dovere nel rispondermi di te, Odisseo?

Ti potresti infastidire, o povero piccino, non si fa arrabbiare un ragazzo dal cuore nobile e dall'animo maestoso. Uh, aspetta, mi dicono che tu ti stai dimostrando dal cuore di gatto, maledettamente egocentrico ed egoista, troppo perso nella sua vita per accorgersi di una fanciulla che lo rincorre; oh, Odisseo, tu lo sai che i gatti sono stronzi, menefreghisti, eccentrici, esibizionisti, bisognosi di attenzione, belli, maestosi, attorniati da un'aura di magico mistero, dolci quando si sentono a proprio agio e dannatamente intriganti.
I loro occhi ti fanno perdonar loro qualsiasi cosa.
Tu sai quanto io li possa amare. Ma i conti son semplici da fare, ora; tu e la tua regale anima sarete sempre perdonati, solo perché io ti amo, con tutto il mio cuore, e non ti voglio lasciare andare via un re per un mio capriccio.