Every since New York

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6 anni dopo

La bambina dagli occhi azzurri si è addormentata sul treno diretto da Brooklyn a New York. Non è stato un viaggio molto lungo, circa un paio d'ore, ma la bambina è comunque esausta; è stata dietro alla madre per tutto quel tempo, da una settimana a quella parte, dietro ai preparativi della loro partenza e del loro... ritorno.
O almeno, del ritorno della madre poichè la bambina dagli occhi azzurri era nata e sempre vissuta a Brooklyn, a detta da quanto la madre si era trasferita con lo zio. Comunque, anche se quella bambina sembra un incantevole angelo sceso sulla Terra mentre dorme, la madre deve prende la difficile decisione di svegliarla; perciò, con delicatezza, le scuote il corpo. «Tesoro, il treno è quasi arrivato, svegliati su.» la incita con dolcezza. La bambina spalanca subito gli occhioni azzurri come il cielo e fa uno sbadiglio sostituito immediatamente da un sorriso.
È eccitata perchè tornano nella vecchia casa della madre quando era giovane, dove ha conosciuto il suo papà, e perchè tornano ad abitare nella vecchia città.
«Quando posso vedere papà?» domanda, allora, la bambina. La madre le ha sempre promesso che le avrebbe fatto conoscere il padre e le aveva spiegato che non era stato possibile fino ad allora perchè suo padre aveva avuto dei problemi e non si erano potuti vedere. Una piccola menzogna che le sarebbe costata parecchio, immagino.
Comunque, una volta di ritorno a New York, dopo cinque lunghissimi anni, la madre ha preso la giusta deicisione di farle conoscere il padre. Il fatto è che ha paura di un rifiuto da parte di lui e che quindi la bambina ne possa soffrire.
La venticinquenne sospira. «Appena possibile, tesoro.» La bambina annuisce, un po' triste, ma senza fare i capricci: la donna ringrazia il cielo di averle donato una bambina tanto buona e tanto intelligente.
La bambina scende dal sedile aiutata dalla donna e prende il suo zainetto a coniglietto; la donna afferra l'enorme nonchè unica valigia e la tira giù dal portavaligie sopra le loro teste. Il treno si ferma con un cigolio ed entrambe, madre e figlia, scendono dal treno lasciandosi rinfrescare dal vento pungente di fine Novembre. È  quasi Natale, e il Natale a New York è bellissimo: l'intera città è addobbata di luci e festoni e poi ci sono i concerti a Central Park. La bambina sfrega le mani guantate una contro l'altra e soffia un po' per emettere quella nuvoletta di condensa di fumo gelido, ridendo e porge una mano alla madre. La donna prende la mano della bambina e insieme si dirigono verso l'uscita della stazione dove trovano un autista con il cartello 'Moore' ad aspettarle. Sorride, la donna, ripensando a quanto era contenta il suo capo nel vederla tornare; così contenta da inviarle persino un autista a prenderla alla stazione. «Dov'è il tassi?» domanda la bambina, strascicando le parole in modo incorretto.
La donna indica l'uomo con il cartello. «È quello il nostro taxi.» le sorride; la bambina le molla la mano e fa due passi verso l'uomo, raggiungendolo, e salutandolo con la mano.
«Ciao, grascie mile 'ignore.» L'uomo sorride ad entrambe e non passa molto che le due sono già salite a bordo, lasciando che l'uomo caricasse loro il bagaglio nel retro della Porsche Cayenne grigio topo. Non appena sono saliti tutti in macchina, l'autista ingrana la marcia e parte.
«La signora Hall desidera verderla, signorina Moore.» fa l'autista in modo pacato, professionale. «E la signora Hall chiede di riferirle quanto sia dispiaciuta non essere potuta venire a prenderla alla stazione.» La donna sorride: con il tempo si era davvero affezionata a quel piccolo branco di scemi dei suoi colleghi e a quel capo così... strano per essere un capo che gestisce la HarperCollins di New York. «Quindi siamo andando alla Harper.» conclude l'autista.
«Oh, va bene.» fa la donna un po' sorpresa; una moltitudine di emozioni le riempie il cuore: ansia, felicità, paura ed eccitazione. Emozioni contrastanti, certo, ma ognuna per una ragione in particolare. Non vedeva l'ora di rivedere Tim e Molly, con cui era rimasta in contatto ma che in quei cinque anni non era nemmeno riuscita ad andare a trovare, nemmeno una volta; Mark con la sua battuta sempre pronta, George con le sue feste da sballo che fa sempre coppia con Patrick; le è mancato tutto di quel posto, perfino gli sbadigli di Edward e la rigidità di Lilith.
E poi... c'è lui.
Improvvisamente, il panico prende il sopravvento a tutte le altre emozioni: l'avrebbe rivisto, davanti a lei - e a sua figlia-; avrebbe visto quel dito circondato dalla fede dorata e quel sorriso felice - lo stesso sorriso che è stato capace di spuntare senza di lei . E poi, naturalmente, avrebbe dovuto presentare sua figlia. E come spiegare a tutti quello che era successo? Semplicemente non poteva; persino a Tim e Molly non aveva raccontato nulla di sua figlia. La donna sospira e in quel momento la macchina si ferma, proprio in mezzo alla vida di Broadway, proprio davanti alla HarperCollins.
Non è cambiata a fatto: l'edificio è sempre lo stesso e riverderlo le provoca una fitta al cuore e una scarica di adrenalina talmente potente da farla sorridere e da incitare la figlia a scendere. «Io aspetto qui per portarvi nell'appartamento.» le riferisce l'autista prima che lei chiuda la portiera. La donna annuisce e ringrazia e poi si volta prendendo la bambina per mano. «Wohaa,» strilla la bambina. «lavoravi qui?» La donna ride, accarezzando affettuosamente i capelli neri e mossi della figlia.
«Sì tesoro. La mamma ci tornerà pure a lavorare.» La bambina batte le mani e poi afferra quella della madre per tirarla dentro. La donna si fa trasportare dalla bambina dentro all'edificio, pronta a fare un tuffo indietro, un salto nel passato. La bambina però non sa che sta per incontrare suo padre.

Spazio:
Ciao a tutti!
Non vi preoccupate se non ci avete capito molto, è normale. Questa introduzione è un flashword di sei anni nel futuro, ma dal prossimo saranno i 6 anni prima.
Ho aggiunto questa parte, nella precedente pubblicazione non c'era e quindi ora modificherò anche un po' i capitoli precedentemente postati. Per ora: il cast!

All the love,
Shanna.

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