Reverse.

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Nella città di Parigi il silenzio regnava sovrano; cosa assai strana, dato che, ad ogni ora, c'era sempre un viavai di persone e macchine.

La luna piena era alta in cielo, in tutto il suo splendore, circondate da una miriade di stelle che, insieme, illuminavano nel nero più totale.

Ogni strada era completamente vuota, forse per il tardo orario, ed era illuminata dalla luce fioca dei lampioni.

Dall'alto era una vista meravigliosa: tutto completamente buio, tenebroso, con delle piccole lucciole che facevano risplendere il tutto.

Una ragazza si godeva tutto quel fantastico paesaggio dall'alto della Torre Eiffel, nonostante le lacrime le impanassero la vista, rendendo il tutto sfuocato.

Quella sera c'era un venticello fresco che accarezzava il viso e il corpo di ella, facendola rabbrividire.

Ma non sarebbe di sicuro tornata in quell'inferno, chiamata comunemente casa; quella era la sua ultima intenzione, a dire il vero.

Ogni sera usciva di nascosto trasformandosi nell'eroina nera di Parigi, per andare sulla Torre Eiffel, che ormai era diventato il suo posto.

Un rifugio doveva poteva scappare dalla realtà fredda e amara, scappare da sua madre, dal ricordo sfumato di suo padre, da tutto il suo dolore.

Nonostante provasse a scollegare il cervello, anche solo per un paio di minuti, non ne era capace.

I ricordi e il dolore non avevano intenzione di abbandonarla.

Aveva i capelli corvini sciolti, come sempre durante la trasformazione, le orecchie nere abbassate, il viso inclinato, le gambe incrociate e le mani chiusi a due pugni.

Ormai era diventata una routine per lei, da quasi un anno e passa. E nessuno se n'era accorto di questo suo stato d'animo, ma come biasimarli?

Marinette indossava sempre una maschera, un sorriso, per nascondere il suo dolore.

Non era capita da nessuno.

Certo, c'erano pur sempre i suoi migliori amici Alya, Adrien e Nino.. Ma nonostante loro cercassero di capire cosa avesse la corvina, ella li respingeva aiutata da un muro che aveva costruito nel tempo.

"Muro anti dolore" l'aveva chiamato, pensando fosse una cosa giusta allontanare tutti da sé stessa e piangere in solitudine. Mai pensata una cosa così tanto sbagliata.

Nel mentre, però, un ragazzo con tuta rosso e pois neri saltava tra le case aiutandosi con il suo yo-yo, per fare delle ispezioni notturne in caso di akumatizzati. Era da una settimana che non si era ancora vista la malefica La Papillone.

Saltando da un tetto all'altro, si fermò di scatto, notando in lontananza una figura nera sulla Torre Eiffel. Socchiuse gli occhi cercando di capire chi fosse quella figura.

ChatteNoir, pensò lui scuotendo la testa e facendo un passo indietro.

Lordbug trovava estremamente irritante quella ragazza. Le sue battute squallide lo innervosivano alquanto, i suoi flirt verso di lui, il suo essere così egocentrica e vuota.

Lui continuava a respingerla, cercando di farlo il più educatamente possibile, restando fedele al suo vero amore: la sua dolce compagna di classe, Marinette.

Nonostante quest'ultima lo stesse allontanando sempre di più, per una causa a lui sconosciuta.

Fece per lanciare il suo yo-yo dalla parta opposta, alzando il braccio, per poi abbassarlo subito sconcertato.

Gli parve di aver sentito un singhiozzo provenire dalla sua compagna, ma non poté crederci all'istante.

Si avvicinò ulteriormente, saltando silenziosamente due tetti più in là, guardando la figura scossa dai singhiozzi.

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