5. "Sei un migliore amico fantastico"

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Alex's POV

Quella mattina il cielo era grigio e l'aria abbastanza fredda per essere fine settembre.

Mi stesi sul divano, la noia si stava impossessando di me.

Accesi la TV per cercare qualcosa di decente da vedere ma dopo dieci minuti ci rinunciai e mi misi a pancia in su a fissare il soffitto.

Era da un paio di notti che facevo un sogno strano: una donna con un lungo vestito rosso si presentava davanti a me e mi parlava.
Le sue parole erano ovattate, poco comprensibili tranne che per una frase "Un giorno capirai" e poi tutto finiva.

Non avevo mai visto quella donna ed erano due giorni che cercavo di capire il significato di quella frase, l'unica che sentivo in mezzo ad altre mille.

Rinvenni sentendo il telefono vibrare, era un messaggio.

Da: Justin
Buongiorno, dimmi che non sono l'unico ad annoiarmi a morte.

Sorrisi e gli risposi.

A: Justin
Benvenuto nel mio mondo.

Da: Justin
Ti va di venire da me? Fuori si congela, almeno parliamo.

A: Justin
Sei la mia salvezza, sto arrivando.



"No aspetta"

Justin continuava a tenersi la pancia da quanto rideva.

"Mi stai dicendo che una volta hai chiuso il gruppo di tuo padre in studio perché non ti hanno fatto registrare una canzone di un cartone animato?"
"Ehi, Mila e Shiro non un cartone animato ma il cartone animato per eccellenza, mi sono offesa e li ho chiusi dentro"

Alzai gli occhi al cielo e Justin continuò a ridere a crepapelle coinvolgendo anche me.

Quando Justin si calmò decisi di parlargli del sogno che mi occupava la mente da qualche giorno.

"Justin devo parlarti di una cosa", lui annuì e io parlai. "Sono due notti che sogno una donna che mi ripete sempre "un giorno capirai", ma cosa vuol dire?"
"Sarà uno di quei sogni premonitori"
"Dici? Non lo so"
"Ne hai parlato con Matt?"
"Oh si"
"E cosa ha detto?"
"Che devo smetterla di vedere film Horror", Justin rise
"Tipico di Matt"
"Certo, c'è solo un problema, io odio i film horror"

Io e Justin cominciammo a ridacchiare, poi lui si fece serio.

"Parlando di donne, vorrei farti una domanda ma non sei obbligata a rispondere", annuì incerta.
"I tuoi genitori, sono separati?"

Improvvisamente mi sentì così piccola. Non parlavo mai della mia famiglia, avrei dovuto cominciare adesso?

"No Justin"

Abbassai lo sguardo, la tristezza salì, avrebbe voluto sapere di più, sicuramente, solo che io non sapevo se lasciarmi andare e togliermi questo peso.

"Mi sarebbe piaciuto conoscere tua madre"
"Anche a me"

Sussurrai sperando che non mi avesse sentito, cosa che non successe.

"Che intendi?"

Il mio cervello diceva di smettere di parlare, il cuore di continuare. Il cervello diceva che facevo male, il cuore che facevo bene.
L'angelo e il diavolo.
Uno l'opposto dell'altro.
Ero indecisa.

Avevo un casino di parole, discorsi in testa, tutti disorganizzati, non avevo le parole giuste per dire tutto quello che era accaduto.

Una piccola parte remota del mio cervello captò la voce di Justin quando mesi fa mi disse che lui si fidava di me e io di lui.

Li capì che la cosa giusta da fare era seguire il cuore.

"Quando avevo sette anni mio padre mi portò in un grande parco"

La voce si spezzava, sospirai cercando di cacciare le lacrime che minacciavano di uscire.

La mano di Justin si posò sulla mia, come per infondere quel coraggio che ora più che mai mi mancava.

"Ero straniata da quel suo comportamento, non aveva mai preso un giorno libero dal lavoro, di solito ero io che andavo con lui.
Mi comprò un gelato e mi fece sedere su una panchina"

Mi girai verso Justin che mi stava fissando, ascoltava il tutto senza dire assolutamente niente.

"Mi fece un discorso ma non capì più di tanto, ero troppo concentrata a gustarmi il mio gelato.
Ricordo che era un periodo dove chiedevo sempre dove era mia mamma, a quel punto disse la verità.
Mi disse che era morta il giorno in cui sono nata"

Una lacrima scappò al mio controllo e così tutte le altre, dando vita ad un vero e proprio pianto.

In meno di due secondi ero tra due possenti braccia.

Justin mi stava abbracciando.

Justin's POV

Non dissi niente, l'abbracciai soltanto aspettando che terminasse di sfogarsi.
Forse però, dovrei chiamare Matt.

Quando vidi che si stava calmando diedi voce ai miei pensieri.

"Vuoi che chiami Matt?", lei negò
"È con David, non mi va di disturbarlo"
"Va bene"

Continuai ad accarezzarle la schiena, avvolti da un silenzio pacifico che circondava la stanza. Non so per quanto tempo rinanemmo così, io contunuavo a stringere Alex.

"Justin"
"Mmh"
"Sei un migliore amico fantastico"
"Ridillo", lei ridacchiò
"Sei un migliore amico fantastico"

Sorrisi, non me lo aveva mai detto di persona, anzi, non me lo aveva mai detto.
La strinsi.

"Anche tu"

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