06. 'Portami via'.

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Lavorare d'estate non era mai stato il massimo. E lavorare d'estate e con un bambino che ti sta crescendo in grembo non era per niente il massimo. Ma dato che avevo bisogno di soldi ed ero solo all'inizio della gravidanza, mi ero sforzata per dare il massimo durante le ore lavorative. Rispetto a me, che ero alla mia prima esperienza lavorativa, Justin era molto bravo a vendere, ma cercai ugualmente di fare ciò che potevo quando un cliente mi si avvicinava per chiedermi informazioni. Altrimenti o pulivo, o mi occupavo di cose che servivano alla gestione del negozio. Con l'arrivo di settembre il signor Luis era andato in pensione e aveva lasciato l'intero store a Justin e lui aveva delegato a me la gestioni dei costi fissi aziendali. Diceva che preferiva che mi scervellassi nel trovare un buon fornitore energetico, piuttosto di farmi stancare facendomi appende le chitarre al muro.
Lavorare insieme ci aveva fatto bene da un lato, avevamo molto più tempo da passare insieme e avevamo cominciato a litigare di meno rispetto a quando ero andata a stare da loro.
Più tempo passavo lontana da casa più mia madre mi mancava, ma aveva fatto la scelta di eliminarmi dalla sua vita ed io rispettavo quella sua scelta. Tanto avevo Pattie, che mi dimostrava ogni giorno che passava tutto il bene che provava per me. Quella mattina era addirittura passata a portare a me e a suo figlio una ciambella dato che era sabato e che secondo lei non era giusto lavorare fino alle tre.
"Mamma, di sabato c'è il mercato e alle persone piace venire a fare un giro qui dato che siamo in centro" Justin diede un morso alla sua ciambella allo zucchero filato, dopodiché prese un sorso dal milkshake.
"Poi non è tanto male stare qui, se stiamo a casa comunque non facciamo niente" continuai io facendo spallucce e girando sulla sedia girevole.
"Non insisto più, tanto so che ami questo posto più di casa tua" mormorò Pattie facendo sorridere suo figlio. "Adesso io vado dalla nonna. Tornerò domani sera, vi ho lasciato dei soldi per ordinare qualcosa, vedete voi cosa, o se volete uscire, uscite" sorrisi alla spontaneità di Pattie e le diedi un bacio sulla guancia. Non era la prima volta che ci lasciava da soli durante il weekend per andare dai suoi genitori e sinceramente non mi dispiaceva restare da sola con Justin a casa. Sfruttavamo molto questi momenti per parlare di noi ed era bellissimo potermi aprire con lui senza paure. "Buon lavoro ragazzi, ci vediamo domani" Pattie ci salutò con un gesto della mano, la salutai anch'io con lo stesso gesto mentre invece Justin si avvicinò ad un gruppo di ragazzi che erano appena entrati.
Ne approfittai per tornare al mio lavoro al computer, stavo rispondendo ad alcune mail di fornitori. Feci per cliccare sulla prima mail, ma il tintinnio che produssero i campanelli a contatto con la porta mi spinsero a girare la testa verso l'ingresso. Entrò una bellissima ragazza non troppo alta dai capelli neri lunghi e splendidi occhioni da cerbiatta marroni. Sbattei più volte le palpebre osservandola, dopodiché le sorrisi.
"Buongiorno" dissi, mi rivolse un sorriso. "Posso esserti utile?" le chiesi alzandomi dalla sedia e avvicinandomi.
"Sì, vedi stavo cercando.."
"Ci penso io a lei, tu fa il conto ai ragazzi" Justin si intromise bruscamente tra me e la ragazza facendomi sobbalzare.
"Scusami.." biascicai e, senza obiettare, tornai dietro al bancone e feci il conto ai ragazzi. "Volete mettere su una band?" chiesi loro notando che avevano comprato una tastiera, due chitarre elettriche, due microfoni e una batteria che ovviamente avrebbero ritirato in un altro momento.
"Già siamo una band, ma tutto il nostro materiale è andato perso in un incendio" mormorò il più bassino che aveva i capelli neri e una bandana sulla fronte.
"Oh, l'incendio di pochi giorni fa a London?"
"Sì, un ragazzo dietro le quinte aveva pensato che allestire un bancone con le bevande vicino l'impianto elettrico fosse perfetto"
"Perfetto per finire cotti a puntino" scherzai facendo ridere i ragazzi. "Farete altri concerti?"
"La settimana prossima ci esibiremo qui in centro per la serata di beneficenza, siamo i Balck eyes" uno tra i ragazzi mi porse un biglietto con su scritti i dettagli dell'evento.
"Immagino che vi riconoscerò dal trucco che avrete sugli occhi?" in risposta, i ragazzi risero. "Farò il tifo per voi allora"
"Ci contiamo" risposero in coro, per poi andar via una volta aver preso il resto e la ricevuta con la quale avrebbero poi dovuto ritirare gli strumenti una volta arrivati. Appuntai tutto sull'agenda che Justin mi aveva chiesto di compilare ogni qual volta veniva venduto uno strumento a delle band, dopodiché tornai al computer per leggere le fatidiche mail dei fornitori, anche se non ero propriamente capace di concentrarmi.

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