"Sei sicura di volerci andare? Non pensi che sia pericoloso?" mi chiese Justin poggiandosi allo stipite della porta di camera mia.
"Sono sicura, l'ho promesso ai ragazzi e mi piace mantenere le promesse che faccio" sistemai come meglio potevo la giacca in pelle nera a tre quarti che avevo abbinato alla mia non tanto mini gonna nera e ad una maglietta rosa. "Poi è un concerto di beneficenza. Aiuteremo le scuole a provvedere materiale anche per quei bambini che non possono permetterselo"
"Sì, ma tu sei incinta" sottolineò Justin avvicinandosi a me. Mi girai in modo tale da poter incrociare i suoi occhi. "Penso che i ragazzi, se lo sapessero, capirebbero il perché della tua assenza"
"Justin,-" gli accarezzai il viso. "-andrà tutto bene, te lo prometto. Sono con te e Ryan e Chaz sarà al chiosco dei gelati. Mi metterò in un posto tranquillo dove potrò ascoltare in pace il concerto e voi sarete con me. Sono al sicuro con voi." Justin alzò le mani e sospirò quasi sconfitto. Esultai stringendo il pugno e lo abbracciai per l'ennesima volta quel giorno, un po' per ringraziarlo e un po' per persuaderlo.
Volevo andare a quel concerto sia perché lo avevo promesso ai ragazzi, sia perché era per una buona causa. Sempre più spesso molti bambini dovevano o rinunciare all'istruzione o sentirsi diversi perché non potevano permettersi il materiale che serviva per andare a scuola, per cui il sindaco di Stratford aveva deciso di istituire un concerto di beneficenza per riuscire a racimolare abbastanza e devolvere poi il denaro alle scuole del quartiere. In questo modo, a chi non poteva permetterselo, la scuola pagava i libri e il pranzo dei bambini così tutti si sarebbero sentiti a proprio agio all'interno della comunità scolastica. Era una causa con un fondamento ed io volevo contribuire in qualche modo. Così, dopo essermi preparata e aver preso una piccola borsetta a tracolla in cui avevo inserito il cellulare, i soldi e i documenti, io e Justin uscimmo di casa e passammo a prendere Ryan.
Quella sera Justin era davvero bello. Portava un pantalone verde militare morbido, una maglia bianca dallo scollo a V molto lunga e una giacca dello stesso colore del pantalone. Non portava collane varie a differenza delle altre volte in cui eravamo usciti insieme e lo apprezzai perché in questo modo avrei potuto osservare il suo collo e dire quanto bello fosse ogni qual volta volevo. Amavo ogni suo lineamento, erano ben marcati alla vista ma delicati al tatto, avrei potuto restare a baciarli per tutta la notte se solo ne avessi avuto l'opportunità. Ma mi accontentavo a guardarli.
Tra vari pensieri e fantasie, arrivammo in poco tempo al luogo dove si sarebbe svolto il concerto. Avevano allestito un palco non troppo grande in un parco. Comprammo i biglietti, ci mettemmo in fila e non aspettammo troppo per entrare, la fila era stata abbastanza scorrevole. Non appena varcammo le transenne e ci inoltrammo nel luogo dove avremmo visto il concerto restai sorpresa nel notare com'era stato allestito il tutto. C'erano varie bancarelle e gazebi a contornare il parterre, il palco ergeva proprio al centro di un cerchio perfetto e non era poi così tanto piccolo. C'erano persone che distribuivano palloncini e gadget vari che avevano creato con le proprie mani proprio per l'evento, altre persone invece già cantavano le canzoni delle proprie band preferite, altre ancora erano stese su teli di stoffa che avevo messo sul prato.
"Che figata" mormorai guardandomi intorno. "Facciamoci un selfie, dai!" gracchiai saltellando e avvicinandomi ai ragazzi.
"Tu e queste fotografie.." mormorò Ryan avvolgendomi il fondo schiena con un braccio.
"Già, è fissata. Pensa che la mattina la trovo che si fa le foto dietro la tenda!" scherzò Justin avvolgendo invece le mie spalle con un braccio. Scattai la prima foto.
"Sono ancora qui, sapete?" mormorai facendo la linguaccia e scattando un'altra foto.
"Oh, davvero? Pensavo di star abbracciando Ryan" Justin mi baciò il viso, così come fece anche Ryan e scattai un'altra foto.
"Che schifo, non sono gay come te" sputò Ryan corrugando le sopracciglia e allontanandosi dal suo migliore amico.
"Ragazzi, smettetela" rimproverai entrambi posando il telefono il borsa. "Dai, andiamo a cercare Chaz? Ho voglia di un gelato alla vaniglia col topping al caramello" mi morsi un'unghia cominciando a camminare e, in poco tempo, trovammo Chaz.
Dopo aver preso i fatidici gelati, aspettammo l'inizio del concerto vicino ad un chioso che vendeva bibite. Dato che quel posto non era molto affollato, decidemmo di passare lì il resto della serata. Justin era stato piuttosto chiaro: o stavo in un posto tranquillo, o ce ne tornavamo a casa. Nell'ultima settimana era stato piuttosto apprensivo, si preoccupava per tutto anche se non ce n'era bisogno. Ed ero solo al secondo mese di gravidanza. Non immaginavo nemmeno cosa avrebbe fatto durante l'ultimo mese.. forse mi avrebbe segregato in casa vietandomi di uscire o mi avrebbe portato la colazione a letto. Be', magari lo avesse fatto.
Quando cominciò il concerto, ascoltai con attenzione ogni canzone. Le band che si alternavano sul palco erano band emergenti e non facevano solo musica rock ma anche pop, r&b, suol e jazz. Quel concerto toccava tutti i grandi generi e per questo aveva attirato molta gente. Anche Justin rimase colpito da molte canzoni e ballò con me e Ryan per una ventina di minuti.
"Vado a prendere qualcosa da bere con Ryan" disse ad un tratto. Gli sorrisi, annuii e solo a quel punto lo vidi allontanarsi anche se non di molto. Nonostante fossi rimasta da sola, continuai a ballare per quel che potevo sotto le note di canzoni che non avevo mai sentito prima. Era stata una bella idea quella del sindaco di invitare tutte le band emergenti di Stratford e dintorni, in questo modo avrebbero potuto farci ascoltare le loro canzoni e farsi un nome. Quando arrivò il turno dei Black eyes, alzai le braccia e urlai. Ricevetti un paio di occhiate divertite da parte di alcune persone attorno a me, ma non ci diedi troppo peso perché tra quelle occhiate c'era anche l'occhiata divertita del bassino che mi aveva risposto al negozio. Dopo aver scattato un paio di foto, ascoltai il concerto rimanendo sorpresa dalla loro bravura. Non amavo il rock, i vestiti scuri e i gesti estrosi, ma loro erano stati davvero bravi e mi avevano colpita parecchio. Purtroppo, dopo un paio di canzoni, lasciarono il palco ad un'altra band, altrettanto brava.
Per altri svariati minuti le band non fecero altro che alternarsi, ma di Justin e Ryan ancora niente. Eppure, era passata quasi un'ora da quand'erano andati via. Decisi quindi di abbandonare la mia postazione e di andarli a cercare ma vicino al chiosco in cui eravamo non riuscii a trovarli. Mi passai una mano tra i capelli e mi guardai intorno cercando di capire dove fossero. Provai a chiamarli ma entrambi avevano il cellulare staccato. Decisi quindi di andare da Chaz per chiedergli se avesse visto i suoi amici, ma nulla. Chiesi ad alcuni venditori e ancora nulla.
"Hei" un ragazzo mi chiamò, mi girai. "Io ho visto due ragazzi come quelli della foto"
"Sul serio? Hai visto dove sono andati?" gli chiesi subito accendendo nuovamente la speranza di ritrovarli.
"Sì, sono andati ai bagni che sono lì infondo. Però fa attenzione, non sembravano lucidi"
"Va bene, grazie" lo salutai con un gesto della mano e mi avviai a passo svelto verso i bagni mobili che erano erano stati allestiti in fondo al parco, abbastanza lontani dal palco.
Quando arrivai, mi ritrovai a dover affrontare una situazione drammatica. Ryan era steso per terra con la maglietta completamente bagnata e un bicchiere quasi vuoto di birra in mano, Justin invece era vicino ad uno dei bagni e stava facendo pipì come se nulla fosse.
"Ma che diamine sta succedendo? Justin, ma sei impazzito?!" quasi urlai andandogli incontro. "Se le guardie dovessero vederti ti arresterebbero per atti osceni in luogo pubblico!"
"Hei, non vedi che è occupato?" sbottò con un tono di voce rilassato, rallentato. Era decisamente e completamente ubriaco.
"Justin, quanta birra hai bevuto?" gli chiesi avvicinandomi non appena notai che aveva finito di fare i suoi bisogni. Gli alzai la zip del pantalone con mani tremanti e lo guardai negli occhi.
"Tanta così" rispose Ryan versandosi il resto del contenuto del bicchiere addosso. Sospirai frustrata e aiutai lui ad alzarsi. "Poi gli scappava la pipì e siamo venuti qui dietro, quelle ragazze ci guardavano male" il biondo scoppiò a ridere seguito dal suo migliore amico, io semplicemente roteai gli occhi.
"Ci credo, siete ridotti uno schifo. Forza, andiamo a casa" mormorai. Avvolsi con le braccia il busto di entrambi e feci per cominciare a camminare quando Justin puntò i piedi a terra.
"No! Devi ascoltare la musica e ballare e cantare e fare beneficenza!" quasi urlò prendendomi tra le braccia.
"Justin, avete fatto già abbastanza beneficenza svuotando il chioso che vendeva la birra. Poi abbiamo pagato il biglietto e ho ascoltato gran parte delle canzoni. Andiamo a casa, su" gli accarezzai il viso rassicurandolo, infatti cedette e si lasciò trasportare in macchina. "Dammi le chiavi della macchina" ordinai, ma non mi ascoltò. "Justin, dammi le chiavi"
"La mia macchina la guido io!" sentenziò e, traballando, arrivò alla portiera del guidatore. Fece per aprirla e si arrabbiò quando notò che non si apriva. Mi scappò un sorriso e mi riavvicinai a lui lasciando Ryan poggiato allo sportello posteriore della Range Rover nera di Justin.
"Devi prima aprila" gli presi dalle mani le chiavi e aprii l'auto. "Lascia che guidi io almeno questa sera, poi quando torniamo a casa mi dici se sono stata brava. Va bene?"
"Va bene" mormorò andandosi a sedere al lato del passeggero. Feci un respiro profondo prima di aiutare Ryan a sedersi e ad allacciarsi la cintura, dopodiché allacciai la cintura a Justin e mi posizionai alla guida cercando di non farmi condizionare dal fatto che quella macchina fosse praticamente il triplo della mia.
Dopo aver sbagliato strada per un paio di volte, riuscii a trovare la via di casa. Prima di tutto accompagnai Ryan che si era quasi addormentato. Quando sua madre lo vide in quelle condizioni scoppiò a ridergli in faccia.
"Lui e Justin hanno esagerato con la birra" confermai le sue teorie lasciando che Sharon facesse da sostegno a suo figlio. "E menomale che dovevano essere loro a controllare me"
"No, devi dire menomale che eri tu alla guida. Non oso immaginare in che stato sarebbe se non ci fossi stata tu"
"Io sì!" Ryan alzò un dito e sorrise da ebete. "Sarei sotto il barile e bere tutta quella buona birra che vendevano al chioso! Era fatta con tre luppoli. Non è una bella parola? Luppolo, luppolo, luppolo, luppolo, lup-"
"Okay, può bastare tesoro. Adesso ti preparo un bel caffé forte e andiamo a letto, forza" portai una mano al viso guardando la scena.
"Aspetta! Devo salutare la mia best best friend" mormorò Ryan abbandonando le braccia di sua madre e abbracciandomi. "Ciao best best friend"
"Si dice best friend forever" risi ancora e gli diedi un piccolo bacio sulla guancia. "Va a dormire che domani ci faremo tante risate"
"Ciao best best friend" urlò Ryan mentre barcollava verso la cucina. Scossi la testa e salutai ancora una volta Sharon un gesto della mano, dopodiché tornai in macchina da Justin che stava farfugliando parole a caso mentre guardava il cruscotto della sua meravigliosa auto nera. Inutile dire che anche da ubriaco era bellissimo.
Dopo aver parcheggiato aiutai Justin a scendere e lo trascinai con me in casa. Sua madre non c'era, come tutti i weekend d'altronde, per cui dovetti risparmiarmi tante spiegazioni praticamente inutili. Portai Justin al piano di sopra, lo aiutai a spogliarsi e gli ordinai di farsi una doccia mentre io sarei scesa a fare il caffé. Da bravo bambino, obbedì e quando tornai su con una tazza fumante di caffé appena fatto lo trovai steso sul letto con i capelli ancora bagnati e solo in boxer.
"Dai, alzati che ti vesto" gli presi dolcemente la mano e lo aiutai a vestirsi nonostante le lamentele sul fatto che aveva caldo e che voleva rimanere in mutande. Gli asciugai anche i capelli con tanta fatica perché voleva che rimanessero bagnati ma fortunatamente avevo tanta pazienza. "Adesso bevi questo che ti farà bene" mi sedetti sul letto al suo fianco e gli passai il caffé.
"Brucia?" scossi la testa.
"No, si sarà freddato." lo rassicurai accarezzandogli la testa. Justin sospirò e, lentamente, finì tutto il suo caffé. "Ottimo, bravo" gli baciai dolcemente la fronte e mi alzai.
"Dove vai? Non resti con me? Devo rimanere solo?" mi chiese subito Justin strabuzzando gli occhi e corrugando le sopracciglia.
"Metto il pigiama e torno, promesso" uscii velocemente da camera di Justin, scesi in cucina a lavare il bicchiere e risalii al piano di sopra per cambiarmi e mettermi il pigiama. Sapere di Justin da solo nell'altra stanza, ubriaco e desideroso di stare con me mi faceva battere il cuore. Quando voleva stare con me mi faceva sentire la donna più felice del mondo e non mi interessava se quella sera era ubriaco. A me bastava stare con lui.
Pochi minuti dopo, tornai in camera e trovai Justin preso a guardare il soffitto mentre contava sottovoce. Senza perdere altro tempo, mi stesi al suo fianco e guardai il suo profilo.
"Ho dovuto aspettare quattrocentoventuno secondi, non sei stata abbastanza veloce" mormorò poggiando la testa sul mio seno e una mano sul mio ventre.
"Però adesso sono qui, vedi? Non ti ho mentito prima" gli accarezzai i capelli dolcemente.
"Cantami qualcosa" mormorò guardandomi dal basso.
"Cosa vorresti sentire?" gli sorrisi.
"Una ninna nanna, così ti prepari per quanto diventerai mamma" Justin tornò a poggiarsi sul mio seno. Con le dita cominciò a disegnare cerchietti immaginari sul mio ventre, ad accarezzarmi, come se quella piccola creatura che si stava formando nel mio ventre la sentisse anche un po' sua. Decisi di accontentarlo ancora un volta quella sera e cominciai a cantagli una ninna nanna che, in pochissimo tempo, riuscì a farlo addormentare. Tenerlo tra le mie braccia mi faceva sentire speciale, mi faceva sentire completa. Mi rilassava, mi rilassava così tanto che finii per addormentarmi anch'io, con lui stretto tra le mie braccia e il cuore colmo di gioia.
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Sta per nascere un..
FanfictionCiao a tutti, mi presento. Mi chiamo Afrodite Jackson, ho diciotto anni e questa è la storia di come, a causa di una sbronza e di un bel ragazzo, non solo ho perso la verginità, ma sono pure rimasta incinta. #maiunagioia